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La Cina guarda al 2025 con un piano che mescola stimoli fiscali e monetari aggressivi, incentivi al consumo e innovazione tecnologica, il tutto sotto la ferma direzione del Partito Comunista. È questa la linea emersa dalla Riunione Centrale di Lavoro Economico (Central Economic Work Meeting), presieduto dal leader Xi Jinping, che ha definito le priorità per il prossimo anno in un momento cruciale per la seconda economia mondiale, stretta tra pressioni interne ed esterne. Pechino intende espandere la spesa pubblica, sostenere la ripresa dei mercati immobiliari e azionari, e spingere sull’autosufficienza tecnologica, mentre cerca di mantenere aperto il canale con gli investitori stranieri.

Tuttavia, la strategia presenta contraddizioni: l’insistenza su stimoli espansivi per affrontare crisi strutturali come il rallentamento dei consumi e il debito immobiliare si intreccia con l’obiettivo di un controllo sempre maggiore sull’economia da parte del Partito. La domanda centrale è se queste misure saranno sufficienti a rilanciare una crescita stabile e sostenibile o se accentueranno squilibri già esistenti.

Dalla riunione a porte chiuse è emersa una chiara volontà di adottare politiche macroeconomiche più incisive per sostenere la crescita, stabilizzare i mercati interni e promuovere l’innovazione tecnologica. Tra le misure annunciate, spicca l’introduzione di una politica fiscale espansiva, con un aumento del rapporto deficit/PIL, intensificazione delle spese fiscali ed emissione di obbligazioni ultra-lunghe e bond locali. In parallelo, Pechino ha deciso di adottare una politica monetaria moderatamente espansiva, caratterizzata da tagli ai tassi di interesse e al coefficiente di riserva obbligatoria, un approccio che non veniva utilizzato dal periodo successivo alla crisi finanziaria globale del 2008-2009.

Un’altra priorità riguarda il sostegno ai consumi, con l’obiettivo di “stimolarli vigorosamente” attraverso iniziative mirate ad aumentare i redditi dei ceti medio-bassi, ridurre i costi e migliorare il sistema pensionistico, oltre a campagne specifiche per incentivare i consumi in settori strategici. La stabilità dei mercati immobiliari e finanziari è stata definita una priorità senza precedenti, con un focus sul rafforzamento della fiducia nel mercato azionario e sul recupero di un settore immobiliare in crisi da oltre tre anni.

Sul fronte tecnologico, la Cina intende affrontare le crescenti restrizioni statunitensi potenziando la ricerca di base e i settori tecnologici critici, promuovendo progetti di innovazione e l’applicazione di nuove tecnologie. Infine, nonostante le tensioni geopolitiche, Pechino ha ribadito l’importanza di mantenere stabile il commercio e gli investimenti esteri, con l’espansione di programmi pilota in ambiti strategici come telecomunicazioni, sanità ed educazione, per garantire un’apertura economica continua.

La narrazione ufficiale: una visione ottimistica ma parziale

La riservatezza dell’incontro lascia spazio alla narrazione ufficiale, che pone l’accento sui risultati positivi raggiunti nel 2024, descrivendo un’economia cinese che avrebbe registrato una “performance generalmente stabile” e progressi significativi nello “sviluppo di alta qualità.” Si evidenziano anche i benefici delle politiche annunciate a settembre, che avrebbero contribuito a rilanciare la fiducia sociale e a sostenere la ripresa economica.

Tuttavia, questo storytelling omette le contraddizioni strutturali e i rischi legati a molte delle politiche proposte, come il crescente indebitamento locale, le difficoltà del settore immobiliare e le incertezze legate al contesto globale, tra cui il possibile ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca.

Contraddizioni e sfide nel percorso economico cinese

Nonostante l’ottimismo della propaganda, le sfide per il 2025 restano significative. La crisi del settore immobiliare è lungi dall’essere risolta, e la fiducia degli investitori esteri è minata dalle incertezze regolamentari e dai timori di un crescente interventismo statale. Inoltre, le politiche di stimolo rischiano di aggravare il debito pubblico e locale, mentre la transizione verso un modello economico più innovativo e meno dipendente dalle esportazioni richiederà riforme strutturali profonde.

La volontà di Xi di rafforzare il controllo del Partito sulle decisioni economiche (“rafforzare la leadership del Partito nel lavoro economico”) potrebbe rivelarsi un ulteriore ostacolo, in quanto limita l’autonomia delle imprese private e il dinamismo del mercato.

La Riunione Centrale di Lavoro Economico segna un tentativo ambizioso di affrontare le criticità economiche interne e le pressioni geopolitiche esterne, ma resta da vedere se le politiche annunciate saranno sufficienti a garantire una crescita sostenibile e ad affrontare i rischi sistemici. La Cina si trova di fronte a una sfida complessa: bilanciare stimoli fiscali e monetari con la necessità di riforme strutturali e innovazione, mentre cerca di mantenere il suo ruolo centrale nell’economia globale. E su questo, una serie di policy ancora più severe potrebbe arrivare dall’amministrazione Trump in ingresso alla Casa Bianca.

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