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“Il 3% del commercio statunitense passa attraverso Suez. Il 40% del commercio europeo lo fa. C’è un rischio reale che il pubblico non capisca questo o perché sia necessario. La ragione più forte per farlo è, come ha detto Potus [il presidente], inviare un messaggio?” – così il vicepresidente degli Stati Uniti nell’ormai celebre conversazione via chat finita per errore nelle mani del direttore di The Atlantic.

Il ministro Hegseth risponde, dicendo: “VP: Condivido pienamente il tuo odio per i parassiti europei. È PATETICO. Ma Mike ha ragione, siamo gli unici sul pianeta (dalla nostra parte del libro mastro) che possono farlo. Nessun altro si avvicina nemmeno?”.

“Odio salvare di nuovo l’Europa”, commenta Vance.

Ora, queste parole hanno raccolto in Europa (molto anche in Italia) reazioni tra lo stizzito e l’indignato.

Cosa dobbiamo capire da queste affermazioni? E, soprattutto, come dobbiamo valutare le reazioni europee? Sinceramente, considero sbagliato valutare queste dichiarazioni come sfuggite per errore: mi spiego meglio.

Siamo di fronte ad una conversazione che diventa pubblica contro la volontà dei partecipanti, che quindi si esprimono nella chat con un grado di libertà che non userebbero mai in pubblico. Però è altresì vero che le parole del vicepresidente Vance e anche quelle del segretario alla Difesa Hegset sono decisamente genuine, nel senso che trasferiscono pensieri, idee, sentimenti che certamente sono propri della nuova classe dirigente americana, che è nuova anche sotto il profilo generazionale.

Qui in Europa, dobbiamo renderci conto che il progetto MAGA (Make America Great Again) non è uno slogan senza gente, una trovata di marketing politico utile per vincere le elezioni e basta.

In realtà dietro quella formula c’è un popolo che non solo è andato formandosi negli anni (la prima vittoria elettorale di Donald Trump è del 2016), ma che si è decisamente irrobustito nella parentesi all’opposizione, quella in cui l’attuale presidente prende le misure all’amministrazione Biden e, più in generale, allo schieramento progressista americano ed internazionale.

Quello che voglio dire è che la seconda vittoria di Trump, quella del 2024, è assai meno “occasionale“ di quella del 2016: si tratta di un fenomeno molto più profondo, strutturato, articolato. Dentro questo fenomeno c’è questa idea dell’America presente e futura che non deve fare sconti a nessuno, nemmeno a quei cugini europei che restano i più affini del mondo intero, ma che da tempo immemorabile tendono a guardare oltre oceano con un’aria di superiorità intellettuale che le nuove classi dirigenti americane respingono senza se e senza ma.

A tutto ciò deve essere aggiunto un elemento ulteriore che è il seguente: la destra americana sa perfettamente che l’intero establishment progressista europeo detesta “questa” destra, molto più di quanto già evidente con le amministrazioni dei due Bush (padre e figlio). Persone come Vance e Hegset cioè sono profondamente convinte del fatto che loro non saranno mai ben accolti in Europa, quindi è inutile avere un atteggiamento collaborativo. Anzi, siccome sono convinti che siamo più noi ad avere bisogno di loro che non viceversa, cercano (e cercheranno) in ogni modo di fare pesare a noi tutti i loro punti di forza, certi del fatto che con con le dovute eccezioni, continueranno a risultare antipatici all’Europa che conta.

In queste condizioni molto dipende proprio dall’Europa e, in particolare, dalle forze di destra del Vecchio Continente, Meloni in testa. Trovare un “new deal” con gli Stati Uniti è preciso interesse da questa parte dell’Oceano, ma lo spartito da suonare è del tutto inedito.

P.S. Gli americani pensano che noi siamo indietro un giro nel ciclo politico e che nel giro di qualche anno saranno quelli come loro a vincere definitivamente anche qui.

Le chat dell’Atlantic e la nuova America che l’Europa non capisce. Scrive Arditti

Cosa dobbiamo capire dalle affermazioni pubblicate su The Atlantic? E, soprattutto, come dobbiamo valutare le reazioni europee? Sinceramente, considero sbagliato valutare queste dichiarazioni come sfuggite per errore. Il commento di Roberto Arditti

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