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La crescente attenzione per il dominio subacqueo rappresenta un trend comune a tutti i maggiori attori strategici globali. Quella dell’underwater è infatti una sfida che darà vantaggi enormi a chiunque si dimostrerà in grado di mantenere la superiorità rispetto ai competitors, dall’aspetto economico a quello militare. Non stupisce dunque, che una potenza come la Repubblica Popolare Cinese stia dedicando una forte attenzione allo sviluppo delle sue capacità in questa dimensione.

Già nel 2013, poco dopo aver assunto il potere, il segretario del Partito Comunista cinese Xi Jinping aveva delineato la sua visione di “Sogno Cinese” che prevede l’affermarsi del Paese come una forte potenza marittima, sottolineando la necessità di “esplorazione, sfruttamento e protezione del mare” nella più ampia strategia di sviluppo del Paese. Due anni dopo, una prima concretizzazione di questa visione si è manifestata nella revisione della legge sulla sicurezza nazionale, in cui la protezione delle attività e dei beni del Paese nei fondali marini internazionali è stata definita come una componente critica della sicurezza nazionale. Accanto agli interventi sul lato giuridico, Pechino ha effettuato ingenti investimenti nella ricerca e nello sviluppo di tecnologie per le profondità marine. Nel 2016 è stato lanciato il Piano quinquennale sull’innovazione scientifica e tecnologica, dove la tecnologia delle profondità marine è stata inclusa tra le tredici priorità scientifiche strategiche di lungo periodo.

Dieci anni dopo, i risultati di questo sforzo sono piuttosto tangibili. Nel dicembre 2024 Pechino ha annunciato l’entrata in servizio della “Tansuo 3”, una nave da ricerca d’altura all’avanguardia, progettata per facilitare le indagini nella maggior parte degli oceani del mondo, compreso l’Artico. Inutile specificare come le funzionalità scientifiche di questa nave possano essere riadattate per scopi militari. Un mese prima, il governo aveva anche presentato la prima nave da trivellazione in alto mare di progettazione nazionale, la “Mengxiang”. La Repubblica Popolare è considerata all’avanguardia nell’estrazione mineraria sottomarina, ed è in virtù di questa sua supremazia che Pechino gioca un ruolo molto attivo nel processo di regolamentazione internazionale, specialmente nel quadro della International Seabed Authority (Isa).

Risale invece al gennaio del 2025 la notizia secondo cui la Cina avrebbe dispiegato e testato con successo un sistema radar di difesa aerea posizionato sui fondali marini. Una capacità che potrebbe stravolgere i rapporti di forza nella conduzione di operazioni Asw (anti-submarine warfare): se un aereo è dotato di sensori all’avanguardia, può individuare i sottomarini a loro insaputa e silurarli; ma se invece i sottomarini possono ricevere avvisi da questi radar subacquei e ottenere le coordinate approssimative del velivolo sopra di loro, possono lanciare missili da sott’acqua per distruggerlo. Finora nessun altro Paese sembra essere stato in grado di operare questa tecnologia di rilevamento avanzata.

Mentre nel marzo 2025 il Jiaonlong, avanzatissimo sottomarino con equipaggio sviluppato per la navigazione in profondità, inizierà il nuovo round di prove nel mare cinese meridionale dopo aver ricevuto una serie di importanti miglioramenti ed aggiunte, come un nuovo sistema di batterie al litio ad alta densità energetica, un sistema di propulsione a bassa rumorosità, un sistema idraulico migliorato e dei sistemi di trasmissione video e di diagnosi dei guasti per aumentare le prestazioni, la sicurezza e l’autonomia della nave durante le missioni in acque profonde.

La posizione di Pechino nel settore è molto solida. E gli sforzi promossi dai Paesi occidentali, in primis gli Stati Uniti, potrebbero non essere sufficienti a raggiungere la parità con la Repubblica Popolare. Rischiando così di lasciare a Zhongnanhai un prezioso vantaggio nella competizione internazionale, con tutte le conseguenze del caso.

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