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Mario Draghi, atto secondo. Nei giorni in cui l’Europa si interroga su come, quando e con quali soldi mettere a terra il piano di riarmo, l’ex presidente della Bce, ormai nelle vesti di coach d’Europa, almeno nel campo della competitività e della crescita, è pronto per un altro discorso. Dopo aver redatto, su commissione di Ursula von der Leyen, il suo voluminoso rapporto che getta le basi per una nuova Europa, più unita e solidale ed averne spiegato la filosofia dinnanzi all’Europarlamento, ora Draghi è atteso al Senato, dalle Commissioni Attività Produttive, Bilancio e Politiche europee, riunite per l’occasione presso la sala Koch di Palazzo Madama.

IL NUOVO AFFONDO DI DRAGHI

Lì, poco dopo le 10 di domani, poche ore prima delle comunicazioni (14.30) del premier Giorgia Meloni in vista del Consiglio europeo, Draghi terrà la sua audizione, che riprenderà il canovaccio del suo discorso al Parlamento europeo. E lo farà, come detto, a poco più di 24 ore dalla riunione dei leader europei a Bruxelles che, oltre alla questione ucraina, proprio della competitività continentale dovrà occuparsi. Non è certo un mistero che, in questi mesi, l’ex premier e padre spirituale del whatever it takes si sia affannato a diffondere il suo messaggio, incastonato nel lavoro che, insieme a quello di Enrico Letta, rappresenta ancora oggi una delle basi del rilancio economico e competitivo europeo. E cioè che il Vecchio continente la deve smettere una volta per tutte di agire e muoversi con 27 teste pensanti. Bisogno avanzare come una unica realtà, un unico corpo, con un’unica centralina e con una catena di comando il più corta possibile. Questo per resistere alla pressione sempre più forte di Cina e Stati Uniti, specialmente ora che la guerra commerciale tra prima e seconda economia globale (ma non solo, visto che sotto il tiro degli Usa c’è anche l’Europa), è ricominciata.

NEL NOME DELLA COESIONE

Un mese fa, nel corso del suo lungo discorso all’Europarlamento, Draghi ha affrontato alcune delle tematiche più urgenti nell’ambito della ricerca di una nuova competitività europea. Toccando anche l’Intelligenza Artificiale. “Negli ultimi mesi sono aumentate ulteriormente le sfide per l’Ue ed è ancora maggiore l’urgenza di trovare una risposta adeguata e unitaria a queste sfide, in particolare l’innovazione tecnologica in cui l’Europa è rimasta indietro, i prezzi del gas due o tre volte maggiori che nelle altre grandi economie, e la nuova situazione in Usa con i dazi minacciati dall’amministrazione Trump, che si aggiunge al già difficile confronto geopolitico con la Cina”, aveva detto Draghi.

E poi energia, difesa, debito comune. Tutto con un minimo comun denominatore: la coesione. Come è scritto nel suo rapporto, infatti, “per far fronte a queste sfide è sempre più chiaro che dobbiamo agire sempre di più come se fossimo un unico Stato. La complessità della risposta politica che coinvolge ricerca, industria, commercio e finanza richiederà un livello di coordinamento senza precedenti tra tutti gli attori: governi e parlamenti nazionali, Commissione e Parlamento europeo”.

VERSO IL CONSIGLIO EUROPEO

Come detto, il prossimo 20 marzo si terrà a Bruxelles il Consiglio europeo. Il senso dei lavori lo ha fornito il presidente Antonio Costa, nella tradizionale missiva a leader dei Paesi membri. La riunione si concentrerà su tre temi fondamentali: competitività, guerra in Ucraina e difesa. Costa, nella sua lettera di invito ai leader europei, ha sottolineato come questi aspetti siano “strettamente interconnessi”. L’idea alla base del dibattito è che una maggiore competitività dell’Unione Europea si traduca in una maggiore capacità di proteggere cittadini, interessi e valori nel contesto globale. Proprio come dice Draghi.

Competitività, cosa dirà Draghi domani al Senato

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