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Dopo mesi di chiusura per il Covid-19, finalmente lo Shanghai Disney Resort e lo Shanghai Disneyland Hotel riapriranno giovedì 16 giugno. Ed è da alcuni giorni che il Wishing Star Park, il Blue Sky Boulevard e il World of Disney Store del resort hanno ripreso le operazioni, mentre Disneyland Shanghai e il Toy Story Hotel rimarranno ancora chiusi fino a nuovo avviso.

Ma l’ingresso non sarà semplice come prima. Per accedere alle strutture, i visitatori dovranno presentare un codice QR sanitario verde di Shanghai e un referto negativo di un test molecolare eseguito nelle 72 ore precedenti. Il resort ha spiegato che continuerà a seguire le linee guida delle autorità locali, tra cui la disinfezione dei locali e il distanziamento sociale. Dovrà essere indossata la mascherina, sia all’interno che all’esterno.

Queste buone notizie dell’allentamento delle misure anti-Covid non arrivano però su tutto il territorio cinese. Ieri in Cina continentale sono stati registrati 60 nuovi casi, di cui 42 a Pechino, 15 nella regione autonoma della Mongolia Interna e 3 a Shanghai, secondo i dati diffusi dalla Commissione Sanitaria Nazionale cinese. Non sono stati segnalati decessi per il virus.

La situazione sanitaria continua a preoccupare le autorità. Sun Chunlan, vicepremier della Cina, ha sollecitato una prevenzione “costante e meticolosa” del Covid-19 a Pechino. Nella città è stato identificato un nuovo focolaio epidemico nell’Heaven Supermarket Bar del distretto di Chaoyang, aperto 24 ore su 24, che ha provocato l’aumento dei casi.

Xu Hejian, portavoce dell’amministrazione municipale, ha detto che l’impennata dei contagi “è stata feroce”, con enormi difficoltà per condurre le operazioni di controllo e prevenzioni. A Pechino è stato avviato un test di massa di tre giorni. Sono stati identificati 287 casi e i 10.000 contatti stretti di chi aveva frequentato il bar incriminato; i loro complessi residenziali sigillati.

La licenza commerciale dell’Heaven Supermarket Bar è stata revocata dopo che i funzionari hanno scoperto che non rispettava le regole, tra cui il controllo della temperatura e i risultati dei test Covid-19. I bar e i ristoranti di Pechino hanno riaperto il 6 giugno, dopo circa un mese di chiusura.

In seguito al focolaio, bar, discoteche, locali per il karaoke, internet cafè e altri luoghi di intrattenimento di Pechino sono stati ispezionati. “Dovremmo fare di tutto, correre contro il tempo”, ha dichiarato in conferenza stampa He Lijian, portavoce del governo municipale di Pechino, da quanto si legge sull’agenzia Reuters.

Il caso dell’Heaven Supermarket Bar evidenza le difficoltà della Cina – non solo economiche ma anche logistiche – nell’andare avanti con la politica zero Covid.

Ben Cowling, responsabile del Dipartimento di Epidemiologia dell’Università di Hong Kong, ha spiegato alla Bbc che la strategia dei test di massa “non è una novità, è avvenuta da tempo in molte città. Il dato curioso in quest’occasione è trovare le persone che sono state in contatto con i positivi, e i contatti dei contatti, e confinarli portandoli in centri di isolamento”.

“La politica dello zero Covid continua ad essere la strategia, secondo il governo – prosegue Cowling -. Ma la preoccupazione è su come questo sarà sostenibile nel tempo […] Il costo dei test continuano ad aumentare. Shanghai ha sborsato circa il 3% del Pil in test di Covid negli ultimi mesi. È necessario avere molto denaro per continuare con la politica dello zero Covid”.

Intanto, le limitazioni anti-Covid in Cina pesano sulle stime di crescita di domanda mondiale di petrolio. L’Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio (Opec) ha abbassato le previsioni di consumo per il secondo trimestre, a causa di una domanda più bassa del previsto. Invece, sono state alzate le stime per la seconda parte dell’anno, grazie a una domanda più alta durante le vacanze estive. L’Opec si aspetta per il 2022 una domanda mondiale di petrolio di 3,4 milioni di barili al giorno.

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