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Lo scoppio della guerra in Ucraina, a seguito dei due anni di pandemia, e l’elevata inflazione di energia e materie prime, con il rialzo globale dei tassi di interesse, hanno portato come primo risultato un cambio di rotta sugli investimenti sostenibili.

Secondo un’analisi fatta con Reputation Rating, già all’inizio del 2022, le società di combustibili fossili stavano beneficiando di un forte aumento dei trasporti e di una più ampia domanda di energia, dovuta alla ripresa delle economie mondiali dagli effetti della pandemia da Covid-19. Con il conflitto Russo-Ucraino, c’è però stato un ulteriore impulso per le compagnie petrolifere e del gas e per i loro investitori, poiché i prezzi sono vertiginosamente aumentati a causa della scarsità dovuta alle sanzioni Russe.

La successiva sovra performance delle azioni del settore energetico ha presentato uno dei maggiori test per gli investitori sostenibili dall’emergere del fenomeno degli investimenti ambientali, sociali e di governance (ESG).

Improvvisamente, gli investitori responsabili, che in genere sottopesano le società petrolifere e del gas nei loro portafogli, hanno iniziato a vedere la loro performance calare rispetto ai fondi convenzionali.

Anche BlackRock, una delle più grandi società di investimenti al mondo, che negli ultimi anni ha lanciato dozzine di fondi ESG a sostegno di iniziative per decarbonizzare l’economia, ha segnalato che l’equazione è cambiata, suggerendo un necessario aumento a breve termine della produzione di combustibili fossili.

La Commissione europea, per provare ad accelerare l’indipendenza energetica dalla Russia, ha approvato un utilizzo del 5% di carbone in più rispetto a quanto previsto in precedenza, nei prossimi 5-10 anni. Nello scenario peggiore, se l’Europa sostituisse tutte le importazioni di gas russe con carbone, le emissioni potrebbero aumentare fino a 1 gigatonnellata di CO₂ (rapporto di MSCI, fornitore di dati finanziari), ovvero, per capirne la grandezza, un quarto del peso di tutti gli animali del mondo.

Un’ulteriore complicazione per gli investitori responsabili è il fatto che, in alcuni fondi ESG, le società petrolifere e del gas qualificate costituiscono una quota crescente delle partecipazioni man mano che i prezzi delle loro azioni aumentano, mettendo così a rischio la rotta tracciata negli scorsi anni.

In termini di emissioni, il 2021 aveva già segnato un cambio di trend con un + 6% di emissioni globali, con una crescita simile vista solo in occasione della ripresa della crisi finanziaria del 2008, raggiungendo così il livello più alto mai raggiunto nella storia e con un 2022 che rischia di segnare un nuovo record negativo.

A preoccupare è anche il cambio di atteggiamento e percezione dei consumatori rispetto alle questioni ambientali. Guardando l’atteggiamento sui social e le parole chiave associate, nel 2022, è vero che il 63% dei consumatori crede che le aziende abbiano la responsabilità di agire sul cambiamento climatico, dato comunque leggermente in calo rispetto al 2020 (-12%), ma non può applicare scelte “sostenibili” a causa dell’aumento dei costi (82,8%).
Il denaro oggi, infatti, è l’ostacolo principale all’attuazione di scelte sostenibili, in tutti i Paesi del mondo: l’86% dei consumatori presta maggiore attenzione al risparmio e alle offerte, piuttosto che ad azioni per salvare il pianeta.

In questo cambio di paradigma, e vista la recente crisi del grano in Ucraina, fame e povertà sono i temi principali che più preoccupano le persone (76%).

Le dichiarazioni di Larry Fink, ceo di Black Rock, agli investitori nel 2018 avevano dato uno vero e proprio sprint agli investimenti sostenibili. La Reputazione delle aziende è stata influenzata sempre da cose differenti in periodi differenti della storia. Se fino a 12 mesi fa il cambiamento climatico era diventato parte centrale anche delle agende dei grandi fondi finanziari, di fatto influenzando le scelte della big corporation, questo cambio di paradigma rischia di arrecare grossi danni. La cosa positiva è il ritorno alla centralità del “capitale umano” e degli aspetti legati alla persona.

Ora il problema è che, con una crescita così vertiginosa delle emissioni di Co2, il pianeta rischia di raggiungere il punto critico di surriscaldamento in soli 3 anni, perché le economie globali stanno premendo l’acceleratore sulla ripresa, ma per farlo continuano a basarsi sull’utilizzo di combustibili fossili per produrre energia.

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