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Sono due le frecce all’arco degli Usa nella partita del gas, che si sta giocando nelle ultime ore anche con l’assillo della possibile invasione russa dell’Ucraina: da un lato il gnl qatariota che potrebbe rappresentare una terza via e dall’altro il report dedicato ai piani di emergenza nel caso in cui la Russia tagli le forniture di gas all’Europa. Nel mezzo i numeri record degli Stati Uniti, che a dicembre hanno fatto registrare un nuovo record, diventando il primo esportatore mondiale di gas naturale liquefatto, superando proprio il Qatar.

Qatar terza via

Gli Stati Uniti hanno pensato al Qatar come terza via per far deviare parte delle sue forniture di gas naturale liquefatto (Gnl) dall’Asia all’Europa: in questo modo non solo si aggirerebbe la Russia, ma si proverebbe a non far lievitare ancora di più i prezzi, che già impattano su famiglie e imprese. Del tema discuteranno tra qualche giorno a Washington l’emiro del Qatar, lo sceicco Tamim bin Hamad al-Thani, e il presidente Joe Biden. In sostanza si lavora alla possibilità che Doha spedisca determinati volumi di gas aggiuntivo in Europa, ma occorrerà l’intermediazione degli Stati Uniti per far camminare con le proprie gambe una soluzione che, nei fatti, è a breve termine, avendo stoppato i lavori per il gasdotto Eastmed (soluzione a lungo termine).

Gli acquisti dell’Ue

Va ricordato che nel dicembre 2021 l’Europa ha acquistato il 13% della produzione di gas degli Stati Uniti, un aumento di sette volte rispetto a cinque anni prima. I terminali di esportazione Usa hanno inviato ben 1.043 carichi nel 2021, di cui un terzo all’Europa. Oltre il Qatar si potrebbe fare largo anche l’Australia, come osservato dal Guardian, che potrebbe valutare la possibilità di fornire ulteriori scorte di Gnl all’Europa.

Rubinetti chiusi. E poi?

Il principale problema nel dossier sanzioni è di tipo burocratico: se Usa e Gran Bretagna possono autonomamente imporle, i 27 Paesi membri dell’Ue devono accettare che Bruxelles agisca e, solo dopo, inserirsi operativamente. La partita in Europa è però bloccata con alcuni paesi restii a sanzionare Mosca, come la Germania, per via delle relazioni che intercorrono sull’asse Nord Stream 2.

Altri si stanno concentrando sul tenore delle sanzioni e, di conseguenza, delle ricadute chirurgiche delle stesse. In caso di sanzioni su tecnologie o di quelle finanziarie che limitano il capitale straniero, la Russia si troverebbe in grosse difficoltà. Questa la ragione per cui a Bruxelles si sta ragionando su come colpire le ambizioni strategiche di Putin per l’industrializzazione. Un accordo è possibile, certo, ma saranno decisive le prossime ore per calibrare il tema delle conseguenze, vera anticamera ad una posizione comune di tutti gli Stati membri.

Qui Mosca

La Russia ha detto che imporre sanzioni al presidente Vladimir Putin personalmente non lo danneggerebbe ma sarebbe “politicamente distruttivo”. Lo stesso presidente russo in occasione di una call con imprese italiane ha osservato che “l’Italia è un partner chiave per Mosca”, aggiungendo che la Russia è un fornitore affidabile. Ma non è tutto: Nikolai Zuravlev, vicepresidente del Consiglio federale ovvero la camera alta del Parlamento russo, ha detto che se la Russia verrà disconnessa da SWIFT, l’Europa rimarrà senza gas e petrolio. In precedenza, il primo ministro britannico Boris Johnson aveva affermato che il governo del Regno Unito stava discutendo con gli Stati Uniti la possibilità che la Russia si ritiri da SWIFT in caso di una possibile invasione ucraina. Disconnettendosi da SWIFT, Mosca non riceverebbe valuta straniera e gli acquirenti, di conseguenza potrebbero non ricevere le merci russe come petrolio, gas, metalli.

@FDepalo

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La terza via del gas naturale liquefatto, dal Qatar o addirittura dall’Australia, si intreccia con le diverse sensibilità europee nel rapporto con la Russia, ovvero il tandem Germania e Nord Stream 2. La minaccia di sanzioni personali a Putin e di escludere Mosca dal sistema Swift. Con effetti su grano, metalli e petrolio

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