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La curiosità non è per lo stupore manifestato l’altro giorno da Giorgia Meloni che si è detta “abbastanza colpita dal dibattito che si è creato attorno alla parola patriota”, perché, “si tratta di una banalità”. Oggi, con un tweet, gigioneggia sulla “sinistra anti-italiana che ha scoperto il significato di ‘Patria’”

Sarebbe scarsamente adrenalinico tuffarsi nelle acque melmose di tutte le repliche e le posizioni politiche espresse dalla “scoperta dell’acqua calda” – per dirla con tutto il sarcasmo intinto nella presunzione di Matteo Renzi – ovvero dall’appello e invito lanciato proprio dalla leader di Fratelli d’Italia che dal palco di Atreju ha arringato i suoi sostenitori ricordando che “dopo Mattarella vogliamo un patriota al Quirinale”.

Ciò che al contrario diventa intrigante scavare è la diversità di atteggiamento degli utenti della rete nei confronti di un termine, un con tasso di polarizzazione intrinsecamente basso, a seconda dell’uso strumentale o manipolativo che riesce a farne la politica e i diversi leader, a caccia permanente di usucapioni semantici.

Se guardiamo al mese precedente, e precisamente dal 1° al 30 novembre, sul temine “patriota” si sono sviluppate online circa 2.300 menzioni, il mood positivo ha superato la soglia del 40%, i due picchi significativi dell’engagement hanno coinciso con due diversi eventi, a inizio mese la festa delle Forze Armate e, a fine novembre, con la scomparsa di Ennio Doris. Parimenti anche la ricerca sui top hashtag di riferimento mostra una tag cloud sostanzialmente depoliticizzata.

Ecco che dopo Atreju l’atteggiamento degli utenti online muta radicalmente: la conseguenza diretta e immediata della polarizzazione del dibattito online, accesso dagli interventi dei leader, dei platform influencer e dei media, è una crescita del mood negativo che dal 50,46% passa in pochi giorni – il secondo periodo dell’analisi parte il 1° dicembre per abbracciare le tre settimane successive – al 66,97% e, di converso, quello positivo scende di circa 20 punti percentuali fino al 23,4%. Ma l’indice della polarizzazione è evidente anche guardano al volume di menzioni che superano di poco le 13 mila complessivamente e alla linea temporale dell’engagement che ci evidenzia come l’intervento della Meloni abbia scatenato le reazioni della rete che nei giorni antecedenti erano sostanzialmente narcotizzate.

Il confronto delle tag cloud prima e dopo che la Meloni ha issato nuovamente sul pennone della politica il vessillo del “patriota”, evidenzia ancora una volta la capacità dei temi politici di infiammare velocemente il dibattito online.

Se nella prima rappresentazione, che recupera tutti gli hashtag di novembre, sono totalmente assenti i nomi dei leader politici, nella seconda al contrario le frequenze maggiori hanno tutte una declinazione diretta o indiretta alla politica, ai leader e alla diverse vedute sul possibile successore di Sergio Mattarella.

Questa capacità di polarizzazione della politica, del resto, è stata appieno sfruttata a fini commerciali recentemente proprio da Fedez che nei mesi passati aveva invaso e dominato il perimetro del dibattito politico sostenendo pubblicamente il DDL Zan per poi utilizzarla per il lancio del suo ultimo lavoro discografico. Una scelta redditizia nei numeri che però ha messo a rischio anche la notevole dote di reputazione da civil influencer che aveva guadagnato con le sue battaglie.

Prima:

Dopo:

L’ultimo dato che ci conferma la polarizzazione costruita dalla politica sulla keyword “patriota” è nella comparazione delle fonti – effettuata come le precedenti con Liveinsights la piattaforma di ascolto della rete di Blogmeter – che hanno ospitato le menzioni.

I social network, nello specifico la parte del leone è svolta da Facebook che si prende oltre l’80% del parlato patriottico, trascinano sui propri canali il 90% delle discussioni sul tema.

Il patriota è finito nella rete

Dopo le frasi di Giorgia Meloni sul successore di Mattarella che dovrà essere un “patriota”, il termine è finito nel frullatore dei social network, con il mood positivo che crolla dal 40 al 20%, mentre i sentimenti negativi si sono impennati. L’analisi dei numeri di Domenico Giordano (Arcadia)

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