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Giorgia Meloni è volata di nuovo a Washington. Si tratta della seconda visita ufficiale alla Casa Bianca da quando è presidente del Consiglio. In questo caso, però, non si tratta di un incontro bilaterale (almeno non ufficialmente) con Joe Biden, bensì di un viaggio imposto dalla prassi occupando l’Italia la presidenza di turno del G7. Meloni sta dunque effettuando un percorso che fanno tutti i presidenti del G7 all’inizio del loro anno da chair: dopo l’ufficiale passaggio di consegne con il leader giapponese Fumio Kishida (che aveva guidato il forum nel 2023), la presidente del Consiglio è volata oltre Atlantico per incontrare Biden e il premier canadese Justin Trudeau.

La visita negli Stati Uniti – comunque fondamentale considerando il peso economico e strategico di Washington – fa seguito alla riunione straordinaria della scorsa settimana a Kyiv, avvenuta esattamente a due anni dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina. Anche se non tutti i leader del G7 hanno preso parte all’incontro con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, con questa iniziativa Meloni ha voluto inviare un segnale importante sulle priorità tematiche su cui verterà la presidenza italiana in vista del summit che si terrà a giugno in Puglia. Il sostegno all’Ucraina è uno dei punti chiave sul tavolo, insieme alla guerra a Gaza (con la necessità ormai condivisa da tutti di pervenire il più presto possibile a un cessate il fuoco tra Israele e Hamas) e all’outreach nei confronti dell’Africa, vero elemento caratterizzante dell’agenda italiana (oltre che quello verso gli altri Paesi emergenti, a cominciare dal Brasile che occupa quest’anno la presidenza del G20).

A questo proposito, il Piano Mattei lanciato alcune settimane fa in occasione della Conferenza Italia-Africa rappresenta il “braccio” operativo attraverso il quale il governo cercherà di dare sostanza alle iniziative in favore del continente africano. Tuttavia, perché queste ultime abbiano successo sarà importante rafforzare i collegamenti tra gli interessi strategici italiani (in termini di migrazione, investimenti e sicurezza energetica) e quelli degli altri Paesi G7, coinvolgendo attivamente in tal proposito anche gli altri alleati europei.

Il momento in cui la presidente del Consiglio visita l’America è certamente molto delicato per la politica interna americana. Le primarie sono in pieno svolgimento e Donald Trump sembra avere ormai in tasca la nomination presidenziale per il Partito repubblicano. Biden, invece, sembra fare fatica a sostenere l’aggressività del proprio rivale.

In questi mesi, Meloni dovrà riuscire a capitalizzare sull’ottimo rapporto personale che nei mesi scorsi è riuscita a costruire con Biden, e probabilmente anche sperare in una sua permanenza alla Casa Bianca anche per i prossimi quattro anni: un ritorno di Trump – al di là di possibili affinità ideologiche nel campo conservatore – rischia infatti di essere pericoloso per il futuro dei rapporti transatlantici, in termini sia strategici sia commerciali. L’ex presidente è stato infatti abbastanza esplicito nel minacciare di togliere il sostegno militare degli Stati Uniti alla Nato se i membri europei non dovessero contribuire a sufficienza, e nel promettere di alzare i dazi commerciali nei confronti dell’Unione europea.

Oltre a un Biden forte, a Meloni servirà anche fare leva sulla propria autorevolezza a livello interno: la forza della presidenza italiana sarà tanto maggiore quanto più stabile sarà il governo italiano nei prossimi mesi. Anche perché l’interesse nei confronti del G7 è aumentato negli ultimi anni agli occhi dell’opinione pubblica, di pari passo con la crescente rilevanza che le questioni internazionali hanno avuto per la vita quotidiana dei cittadini (dalla pandemia di Covid-19 agli effetti del caro-energia derivanti dalla guerra in Ucraina). La presidente del Consiglio ha dimostrato di voler puntare molto sulla presidenza di turno, mettendo in calendario un numero molto elevato di riunioni ministeriali (addirittura venti!). Tuttavia, a contare davvero saranno solo il summit con i leader e gli incontri dei ministri degli Esteri. Spetterà quindi essenzialmente al tandem Chigi-Farnesina sfruttare l’opportunità del G7 per rafforzare il ruolo dell’Italia nel mondo.

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