Skip to main content

Ormai è un appuntamento prossimo alla tradizione. Giorgia Meloni ha tenuto la sua terza conferenza stampa di fine-inizio anno, organizzata dall’Ordine dei giornalisti e dall’Associazione stampa parlamentare. La sede prescelta è stata la stessa usata nelle due precedenti edizioni, la grande aula del Palazzo dei gruppi parlamentari, già completamente satura quindici minuti prima delle 11 di giornalisti italiani e stranieri, tanto che qualche cronista ha seguito l’incontro di Meloni con la stampa in piedi.

In due ore e mezza di domande, circa una quarantina, e altrettante risposte, la premier, presenti in prima fila il ministro della Giustizia, Carlo Nordio e il sottosegretario alla presidenza del consiglio, Alfredo Mantovano, ha fatto sia un bilancio dell’anno appena trascorso, sia affrontato i principali temi del futuro, a poco meno di ventiquattro ore dalla liberazione di Cecilia Sala, la cui notizia è stata accolta da un breve applauso da parte dei cronisti presenti alla conferenza. Sul versante dell’economia, a valle di un 2024 chiuso con il vento a favore dei mercati e con un aumento del ritmo nella messa a terra del Pnrr, Meloni ha toccato alcune questioni decisamente delicate.

IL CASO STARLINK

Uno dei primi temi sollevati è stato quello di Starlink, la società di Elon Musk, sviluppata dalla sua altra creatura Space X, con l’obiettivo di creare una rete globale di satelliti per fornire accesso a internet ad alta velocità, specialmente nelle aree remote o scarsamente servite dalle infrastrutture terrestri tradizionali, a cui il governo italiano potrebbe affidare la protezione delle comunicazioni satellitare. Meloni ha sgombrato il campo dalle illazioni, chiarendo due concetti. Primo “il governo italiano interloquisce ogni giorno con numerosi investitori stranieri. Noi guardiamo a chi investe in Italia con occhio asettico. Se l’investimento porta beneficio per il Paese, allora lo prendiamo in considerazione”.

Secondo, “Space X oggi dispone di una tecnologia, certamente privata, che l’Italia non ha. E questo è un elemento di cui tenere conto, perché se vogliamo proteggere le nostre infrastrutture, allora dobbiamo essere consapevoli che oggi lo Stato certe tecnologie, non le ha”. E comunque “non ho mai parlato personalmente con Musk di queste vicende. Sono stupita da come alcune notizie false rimbalzino e diventino centro del dibattito e continuino a essere discusse dopo le smentite. E non parlo di voi (giornalisti, ndr) ma parlo dell’opposizione soprattutto”.

L’OMBRA DEI DAZI

Altro tema, i dazi commerciali, che quasi certamente torneranno con la seconda amministrazione Trump. La premier, però, non si è sbilanciata, pur riconoscendo la nocività di una stretta sulle importazioni da parte americana. “Gli ostacoli, quale quello dei dazi può essere, si superano con il dialogo. Certo, certe pratiche sarebbero per noi un problema, anche se non è una grande novità: il protezionismo commerciale non è certo un approccio che riguarda solo Trump. In Europa, poi, si è cominciato a parlare seriamente di competitività dopo il varo dell’Inflation reduction act, messo a punto dal presidente Joe Biden. I dazi non sono la soluzione e per questo faremo di tutto, proprio in virtù di quel dialogo poc’anzi citato, di trovare soluzioni alternative”.

Rimanendo sempre nel solco del rapporto con gli Stati Uniti, in termini di agenda economica, Meloni ha sgombrato il campo circa la possibilità di alzare il tetto di spesa per la Difesa al 5% del Pil.  “Per quanto riguarda le spese della Difesa e l’ipotesi di portarle al 5% non è un tema di rapporto con gli Stati Uniti ma interna all’Unione europea che deve individuare degli strumenti se vuole una difesa competitiva” perché quelli attuali “non sono adeguati alle necessità”.

LA SPINTA SUL LAVORO

Anche il lavoro è stato uno dei temi finiti al centro della conferenza stampa. La disoccupazione è sì ai minimi, ma in troppi non cercano ancora un’occupazione e nemmeno studiano. “Il governo ha fatto tanto, lo dicono i numeri, che sono incoraggianti e certificano la qualità del lavoro che c’è in Italia”, ha spiegato Meloni. “Tuttavia la questione del lavoro giovanile rimane la priorità, ma non bisogna affrontarlo dal lato del contratto, ma da quello della formazione. Il grande problema che abbiamo è che ci sono troppi giovani che non trovano un impiego e tante aziende che non riescono a individuare le giuste competenze di cui hanno bisogno. Da questo punto di vista c’è molto da lavorare, lo dobbiamo alle giovani generazioni”. Sul versante delle crisi industriali, poi, Meloni ha chiarito la volontà di “legare gli incentivi alle imprese con la difesa dei lavoratori. E una prova è l’Ires premiale, inserito in manovra. Cerchiamo di mettere sempre al centro i lavoratori”.

Dazi, Starlink e lavoro. L'economia italiana ed europea secondo Giorgia Meloni

Su Starlink polverone inutile, quello che conta è valutare la bontà di un investitore. I dazi non sono la cura migliore, pronti a confrontarci con Washington e l’Europa per cercare alternative. L’Ires premiale dimostra che incentivare le imprese, difendendo i lavoratori è possibile. Cosa ha detto Giorgia Meloni in conferenza stampa sui temi dell’economia

Il triangolo Roma-Teheran-Washington spiegato dall’amb. Castellaneta

La presidente del Consiglio ha imposto la sua visione politica giocando abilmente sui tempi. La nostra diplomazia ha sicuramente avuto un’interazione maggiore con le autorità iraniane mentre alla nostra intelligence è spettato l’aspetto logistico e organizzativo – aspetti non banali in queste vicende – a conferma che quando vuole l’Italia riesce a fare sistema. Il commento dell’ambasciatore Giovanni Castellaneta, già consigliere diplomatico a Palazzo Chigi e ambasciatore negli Stati Uniti

Meloni svela 5 nuovi Paesi obiettivo del Piano Mattei. La risposta a Formiche

In occasione della conferenza stampa di inizio anno, il presidente del Consiglio rispondendo alla domanda di Formiche.net annuncia che Angola, Ghana, Mauritania, Tanzania e Senegal saranno i nuovi Paesi nei quali il Piano Mattei opererà e promette: “Le due grandi sfide secondo me per il 2025 sono internazionalizzare ed europeizzare il piano, ovvero il lavoro che l’Italia ha già cominciato a fare con il G7”

Obiettivo 2027. Cosa aspettarsi dal vertice del Ramstein Group

L’Ukrainian Defense Contact Group si riunisce per blindare il sostegno all’Ucraina con obiettivi di portata triennale e nuove tranche di aiuti. Nell’ultima sessione a cui partecipa il suo fautore Lloyd Austin

Perché Rizzi farà bene alla guida dell'intelligence. L'analisi di Caligiuri

La nomina di Vittorio Rizzi a direttore del Dis va nella direzione giusta, perché ribadisce il valore collettivo della sicurezza, la cui salvaguardia è un bene per tutti. L’analisi di Mario Caligiuri, presidente della Società italiana di intelligence e direttore del master in Intelligence (Università della Calabria)

Un poliziotto moderno al Dis. Chi è Vittorio Rizzi

Il prefetto prende il posto di Belloni. Meloni: “Un funzionario dello Stato di primo ordine” che ha ottenuto “straordinari risultati operativi” che “sono apprezzati sia dentro che fuori i confini nazionali”. Al suo posto, come vice Aisi, il generale Cuzzocrea (Gdf)

Diplomazia degli ostaggi. Ecco la nuova strategia Usa

Il dipartimento di Stato ha pubblicato il piano per prevenire le detenzioni arbitrarie, evidenziando la collaborazione internazionale, la sensibilizzazione sui rischi e il coinvolgimento del settore privato e della società civile. Anche perché, si legge, Stati come l’Iran non sembrano intenzionati a rinunciare a questo strumento

Cecilia Sala, quando l’intelligence fa la differenza. Il commento di Teti

Di Antonio Teti

L’operazione di liberazione della nostra connazionale Cecilia Sala rappresenta senza alcun dubbio un indiscutibile successo dell’attuale governo in carica, ma nel contempo va evidenziato lo straordinario contributo fornito dall’Aise e dalla indiscutibile e rilevante competenza e capacità del generale Giovanni Caravelli, quale direttore dell’Agenzia. Il commento di Antonio Teti

Un Donald Trump da leggere senza i paraocchi della polemica politica. L'analisi di Polillo

Nei nuovi scenari internazionali conta sempre più l’hard power rispetto al sistema di alleanze. Specie se i possibili alleati, come nel caso dell’Europa, tendono troppo a non assumersi le responsabilità che derivano dall’essere partecipi di un comune destino. Tutti i punti dell’intervento del presidente eletto analizzati da Gianfranco Polillo

×

Iscriviti alla newsletter