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Con il suo libro Mario De Pizzo ci offre l’occasione di riflettere sullo stato e le prospettive del rapporto tra Usa e Italia.

Questo 2021 è stato davvero l’anno dell’America per noi come ha scritto Mario De Pizzo, ma anche dell’Italia per l’America, per restituire un’immagine fedele di quella che si è rivelata quasi una simbiosi oltre che una profonda amicizia.

L’amministrazione Biden ha preso avvio sulle ceneri dell’assalto a Capitol Hill di gennaio in un Paese fortemente polarizzato al suo interno ma con l’ambizione racchiusa nello slogan “America is back”. E direi che il ritorno dell’America sulla scena internazionale è riuscito anche grazie al sostegno dell’Italia.

Mi riferisco ad esempio al rientro degli Usa nel Consiglio dei diritti umani, impossibile senza di noi e soprattutto al G20 in cui Washington ha trovato una presidenza italiana in piena sintonia con le sue stesse priorità.

Il gioco di sponda tra Italia e Stati Uniti ha di fatto rilanciato il multilateralismo permettendo al G20 di raggiungere alcuni obiettivi ambiziosi e francamente per nulla scontati. Sulla tassazione delle multinazionali, le vaccinazioni contro il Covid, il clima, l’aiuto ai Paesi in via di sviluppo giusto per fare qualche esempio.

E siamo riusciti a mobilitare il G20 anche su un tema politico estremamente controverso come quello con un vertice straordinario sull’Afghanistan presieduto dal presidente Draghi, in cui una platea molto disomogenea ha potuto condividere impegni come la lotta al terrorismo, il sostegno agli aiuti umanitari alla popolazione afgana e la salvaguardia dei diritti umani, in particolare delle donne.

Uno degli eventi più importanti e più partecipati della scorsa assemblea Generale delle Nazioni Unite è stata proprio una riunione sulla situazione delle donne afgane presieduta dal ministro Luigi Di Maio. Il connubio tra le indiscutibili credenziali atlantiche e il convinto europeismo dell’Italia ha reso centrale il nostro Paese anche nel rapporto tra Usa ed Europa, che quest’anno è stato rilanciato con un equilibrio in parte nuovo. All’entusiasmo iniziale culminato con Biden a Bruxelles il 15 giugno, sono seguiti il ritiro dall’Afghanistan e l’accordo Aukus con Australia e Regno Unito. Momenti di discontinuità, certo, che sarebbe fuorviante leggere come un allontanamento dall’Europa ma che hanno cambiato la dinamica di questa relazione.

Lo dimostrano fatti concreti come la soluzione delle dispute commerciali, la creazione del Trade Technology Council e sul piano politico l’avvio del dialogo su sicurezza e difesa, del dialogo Unione europea e Usa su Cina e Russia e sull’Indopacifico. E la collaborazione stretta delle ultime settimane sull’Ucraina.

Il legame transatlantico è insostituibile per Washington perché nessuno più dell’Europa può aiutare gli Stati Uniti a dimostrare al mondo a partire dalla middle class americana, a cui si rivolge la politica estera del Paese, che le democrazie sono più efficaci degli autoritarismi. Del resto è stato proprio questo il messaggio del presidente del Consiglio Draghi al Summit for Democracy del 9 dicembre. L’esperienza dell’Unione europea ha detto offre un ottimo esempio della resilienza delle democrazie. E l’Italia è stata centrale per il capitale di autorevolezza espresso nella pandemia, plasmando il Next Generation Eu e declinandolo nel Piano nazionale di ripresa.

Perché ha sostenuto con chiarezza per prima nell’Unione europea la necessità per l’Europa di giocare un ruolo geopolitico più importante in modo complementare alla Nato, rafforzandola. L’amministrazione Biden vede con molta chiarezza il ruolo che il nostro Paese sta giocando.

Alla vicinanza nelle dimensioni multilaterale ed europea si aggiunge un rapporto eccezionale nel 2021 anche sul piano bilaterale. Siamo impegnati fianco a fianco su numerosi teatri dall’Iraq al Sahel, passando per il Libano e la Libia, oltre che nella posizione anti-Isis. Se il 2021 ha già segnato il record assoluto di 377 miliardi di euro del nostro export lo dobbiamo anche al 22% di crescita nell’interscambio con gli Usa che generano oltre il 50% del surplus commerciale netto italiano.

Siamo partner stretti nella ricerca scientifica, dalla biomedicina allo Spazio e la domanda di cultura è in aumento e si percepisce ovunque negli Stati Uniti. Il libro di De Pizzo mette in luce anche il forte parallelismo tra le due nostre agende interne: impulso alle vaccinazioni, investimenti su transizione verde e digitalizzazione, la sostenibilità, le donne al centro della ripresa economica. Ho avuto modo di registrare questa forte sintonia in tutte le visite di autorità italiane negli Stati Uniti: dal presidente della Camera ai ministri degli Esteri, della Difesa, dell’Economia, dello Sviluppo economico e della Giustizia. Ma anche nei tantissimi e vitali scambi nel settore privato.

Mi sembra evidente che siamo forse anche di più dell’amico magico di Fellini citato alla fine di questo bel libro. Dal gioco di sponda sui tavoli multilaterali all’impulso per il rilancio del rapporto con un’Ue più forte e coesa, al rilancio di un’agenda positiva nel Mediterraneo e del sogno europeo dei Balcani, a una partnership economica e strategica su tutti i fronti che guardano a un futuro sostenibile e sicuro. Ci sono tutte le condizioni per riempire di successi le prossime pagine della storia di questa amicizia tra Italia e Stati Uniti. Quindi Italia amico magico, ma soprattutto amica fedele e amica per sempre.

 

Vi racconto il gioco di sponda tra Italia e Usa. Parla l'amb. Zappia

Di Maria Angela Zappia

“L’amministrazione Biden vede con molta chiarezza il ruolo che il nostro Paese sta giocando”. L’intervento di Maria Angela Zappia, ambasciatrice d’Italia negli Stati Uniti d’America, durante la presentazione del volume “L’America per noi” di Mario De Pizzo, presentato al Centro Studi Americani da Giuliano Amato, Giampiero Massolo, Maurizio Caprara, moderati da Alessandra Migliaccio

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