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Guardia alta contro le criptovalute. La Consob torna a battere i pugni contro Bitcoin e i suoi fratelli, il cui dilagare presso risparmiatori e consumatori è diretta conseguenza di un’assenza generale di regole. E lo fa nel giorno in cui il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha firmato un ordine esecutivo che richiede al governo di valutare i rischi e i benefici della creazione di un dollaro digitale, in risposta allo e-yuan cinese.

Paolo Savona, che dal 20 marzo del 2019 guida la Commissione per la Borsa, è stato ascoltato alla Camera, in audizione, ribadendo un concetto molto semplice e molto chiaro: c’è ancora troppa nebbia intorno al mondo cripto, bisogna accendere i fari e guardare bene di che cosa si tratta. Per non farsi male.

OCCHIO AI SOCIAL NETWORK

Il senso dell’intervento di Savona era la tutela dei consumatori dinnanzi ai nuovi strumenti finanziari. Prima di arrivare alle criptovalute, Savona ha sottolineato il ruolo dei social nella vendita di prodotti finanziari. “La modalità per raggiungere il potenziale investitore implicano ormai quasi sempre tecniche di marketing molto aggressive e furbe come mail, chat, social network, oltre alle più tradizionali telefonate”, ha chiarito l’ex ministro.

“I soggetti abusivi sono spesso società fittizie che dichiarano di avere sede in paesi extra‐europei o che, se apparentemente localizzate in Ue, sono di fatto irreperibili. Spesso questi operatori dichiarano di essere autorizzati da Autorità europee. Le attività proposte al consumatore riguardano spesso servizi di trading su piattaforme web e strumenti finanziari di complessa comprensione, come derivati con sottostanti valute, indici di borsa, materie prime e, sempre più frequentemente, criptovalute”. Appunto.

IL BUIO INTORNO A BITCOIN

Savona è dunque passato direttamente alla questione criptovalute. “I prodotti offerti abusivamente sono sempre più atipici e collegati al mondo delle cripto-attività, ambito nel quale è possibile subire perdite integrali del proprio investimento”. In questo senso, “si potrebbe valutare l’introduzione di specifici limiti all’attività pubblicitaria di criptoattività, unitamente all’attribuzione di specifici poteri di contrasto sul modello di quanto già previsto per le offerte abusive di prodotti e strumenti finanziari, tenuto conto che l’operatività su cripto è svolta in misura significativa da soggetti non vigilati”.

L’ORA DELLA SCUOLA

Il numero uno della Consob ha un’idea ben precisa su come abbattere la cortina di fumo intorno ai cryptoasset. “Secondo le rilevazioni mirate della Consob la conoscenza delle criptovalute e di alcuni servizi digitalizzati è poco diffusa. La quota di investitori che afferma di averne almeno sentito parlare oscilla tra il 19% per la consulenza automatizzata e il 39% per le cripto-valute. Sembra quindi utile dare ulteriore impulso e risorse anche alle iniziative di educazione finanziaria che riguardano il mondo digitale prima che il fenomeno assuma anche nel nostro paese le allarmanti dimensioni che ha ormai in altre economie avanzate. Come noto, la Consob svolge un ruolo attivo e impegnato in materia”.

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