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C’è una sottile linea rossa che unisce i puntini messi su questa sorta di nuova carta geopolitica/geografica dal presidente turco Recep Tayyip Erdoğan: ed è quella che si caratterizza per una politica di intense pressioni sugli altri players per ottenere una serie di benefici ad ampio raggio. Che si tratti di migranti, privatizzazioni o energia il cliché non cambia. Lo dimostrano gli strali di Erdogan, questa volta contro Usa e Grecia. Ma il rischio maggiore che corre è che la crisi della lira possa abbattersi definitivamente sulle sue strategie.

IMMIGRAZIONE

In occasione di una conferenza stampa congiunta con il primo ministro ungherese Viktor Orban, Erdogan ha accusato il governo greco di mentire sull’immigrazione, avanzando una minaccia precisa anche all’Europa: “Se apriamo le frontiere, non so cosa accadrà alla Grecia. La Grecia affonda intenzionalmente le barche dei migranti”. Pronto anche il sostegno di Orban che ha sottolineato la necessità di un perimetro difensivo intorno all’Europa, rilevando che il continente è sotto pressione dai flussi migratori dal Mediterraneo, dai Balcani occidentali e dalla Bielorussia: “Dobbiamo aiutare i nostri amici turchi nell’immigrazione. L’Ue deve sostenere il più possibile la Turchia”.

Lo speaker del governo ellenico, Giannis Oikonomou, ha replicato che la Grecia è uno Stato europeo governato dallo stato di diritto, “protegge i suoi confini, che sono anche i confini dell’Unione europea, e allo stesso tempo salva vite umane in mare e quando è minacciato da paesi che usano persone disperate per raggiungere obiettivi geopolitici, risponderà sempre in modo deciso. Lo ha fatto a Evros nel marzo 2020, con il sostegno dell’Europa”.

ALEXANDROUPOLIS

In riferimento alla presenza delle forze armate americane ad Alexandroupolis, Erdogan ha ironicamente affermato che la Grecia “è stata trasformata in una base militare statunitense”.

In precedenza, il ministro della Difesa turco aveva attaccato ancora: “La Grecia ha un amore eccessivo per gli armamenti. Cercano di dotarsi dell’incoraggiamento e della direzione della Francia. Sognano. Ma questo è ciò che provoca danni. Non è possibile far fronte agli obblighi finanziari per le armi acquistate. Ciò aggrava le attuali difficoltà finanziarie del popolo greco. Nel 1919 si imbarcarono in un’avventura con l’incoraggiamento degli inglesi e dei francesi. Il risultato è noto: 9 settembre 1922. I greci dovrebbero imparare dalla storia”, ha aggiunto Hulusi Akar.

USA

Per cui da un lato la Turchia attacca Atene (che ha stabilito nuove e forti relazioni con Francia e Usa) accusandola di far morire richiedenti asilo in mare, dall’altro accusa gli americani di aver reso la Grecia una base militare permanente. Il riferimento è al recente accordo in materia di difesa raggiunto tra Washington e Atene, le cui prime firme sono giunte quando il Segretario di Stato era Mike Pompeo e la seconda fase poche settimane fa.

Ma perché Erdogan interviene su quella relazione? In primis perché va a incunearsi nel delicato tema relativo alla base turca di Incirlik, da cui il disimpegno americano è iniziato da alcuni anni, proprio a causa della commistione turca con altri partner concorrenti degli Usa. Questi ultimi, quindi, hanno individuato nella Grecia un nuovo e alternativo referente nel Mediterraneo, con la capacità logistica di affacciarsi sia al versante mediorientale e caucasico, che a quello balcanico, strategico per le nuove infrastrutture energetiche in atto (Tap, Tanap, Eastmed).

SCENARI

Le mire turche inoltre si sono spostate anche sul porto di Alexandroupolis, che gli Usa vorrebbero privatizzare: sul punto, però, si registra un interesse cinese che vorrebbe fare il bis dopo aver acquisito il porto del Pireo proprio con l’aiuto di Ankara, che ha forti aderenze nella regione settentrionale greca della Tracia. Dopo che il porto di Salonicco è stato privatizzato da un consorzio guidato dall’oligarca ellino-russo Ivan Savvidis, vicino al Cremlino, Washington non potrebbe permettersi di lasciare agli avversari anche Alexandroupolis, che ingloba anche lo scalo di Kavala, dove è in costruzione un deposto per lo stoccaggio del gas. Nel mezzo si stagliano le trattative turche con Ue per l’accordo sui siriani, che si mescola con quello sugli afgani.

Del tema si discuterà il prossimo 19 novembre in occasione del vertice a 4 tra i ministri degli Esteri di Francia, Grecia, Egitto e Cipro, tutti players interessati al dossier geopolitico che tocca energia e immigrazione.

@FDepalo

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