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Bene, ma non benissimo. Gli Stati Uniti evitano per un pelo la serrata delle attività federali, lo shutdown, ma falliscono ancora una volta il colpo sull’innalzamento del tetto al debito, rimandando a data da destinarsi la soluzione a un problema che il segretario al Tesoro, Janet Yellen, ha definito senza mezzi termini “catastrofico”. Nella notte italiana è stato un accordo dell’ultimo minuto al Senato americano a evitare il cosiddetto shutdown delle attività federali.

Attenzione, il disegno di legge, approvato l’ultimo giorno dell’anno fiscale statunitense, non prevede l’innalzamento del tetto del debito al quale si erano opposti i repubblicani. La misura è stata approvata con 65 voti a favore e 35 contrari e il testo dovrà ora passare alla Camera, dove l’approvazione appare scontata. Con il via libera del Senato e con quello successivo della Camera il Congresso garantirà i servizi governativi fino al 3 dicembre. Poi, si ricomincerà daccapo.

Per il momento, insomma, un sospiro di sollievo o poco più. La serrata di molti servizi avrebbe messo a rischio mesi di crescita economica e post-pandemica forsennata, dal momento che negli Stati Uniti il famigerato shutdown ferma quasi un quarto delle agenzie federali che si occupano di sicurezza interna, forze dell’ordine e raccolta delle tasse: rappresenta, in pratica, il blocco delle attività amministrative, e dal 1976 si è verificato ben 20 volte. Letteralmente vuol dire spegnimento ed è l’incubo di ogni presidenza, in particolar modo di quelle che non hanno la maggioranza al Congresso. Come Joe Biden.

Ma il vero problema è un altro, quel tetto al debito federale che se non innalzato renderà insolventi gli Usa verso i creditori esteri che comprano debito americano e, soprattutto, manderà a rotoli i piani pandemici di Biden. Janet Yellen lo sa fin troppo bene. “Se il tetto del debito non sarà alzato entro il 18 ottobre, gli Stati Uniti potrebbero scivolare in una crisi finanziaria e in recessione economica”. In altre parole, il rischio sarebbe quello del default. “Attendere fino all’ultimo minuto può far alzare i costi per i contribuenti e avere un impatto negativo sul rating degli Stati Uniti per anni”.

Lo scenario sta preoccupando persino JP Morgan, come ha ammesso lo stesso numero uno, il ceo Jamie Dimon, comunicando a Reuters che la banca da lui gestita si sta preparando alla possibilità che gli Stati Uniti facciano default, sebbene sia convinta che, alla fine, si troverà una soluzione per evitare un evento “potenzialmente catastrofico”.

Ma non è finita. Joe Biden ha un altro problema, un partito spaccato e incapace di compattarsi per far passare al Senato, dopo l’ok della Camera, il piano per le infrastrutture che vale 1.200 miliardi di dollari. I democratici, divisi come non mai (molti dem vorrebbero addirittura un aumento delle imposte più soft di quanto voglia Biden) hanno rinviato il voto sul disegno di legge infrastrutturale per trasformare le reti di trasporto americane e l’accesso a Internet – uno dei piani prioritari dell’agenda di Biden. “Si avvisano i membri che non sono previsti ulteriori voti alla Camera stasera”, ha dichiarato in una nota l’ufficio del leader della maggioranza alla Camera Steny Hoyer, dopo il voto che ha scongiurato lo shutdown.

Biden vince la battaglia ma non la guerra. Debito e infrastrutture ancora al palo

Nella notte il Senato approva in extremis il disegno di legge che evita la serrata delle attività federali, almeno fino a Natale. Un sospiro di sollievo o poco più, perché su innalzamento del tetto al debito e piano per le infrastrutture è ancora buio pesto. Anche per colpa dei democratici

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