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Nelle ultime ore la Commissione europea ha inviato in consultazione agli Stati membri un progetto di proposta per prorogare fino al 30 giugno 2022 il quadro di riferimento temporaneo per gli aiuti di Stato, definendo anche il percorso per la progressiva eliminazione del sostegno anticrisi alla luce della ripresa in corso dell’economia europea.

In questo contesto, per accelerare ulteriormente la ripresa, la proposta adegua anche il campo di applicazione del quadro di riferimento temporaneo consentendo misure di sostegno agli investimenti e alla solvibilità per una durata limitata, ha spiegato la Commissione in una nota. Il quadro temporaneo è stato inizialmente adottato il 19 marzo 2020. A oggi, l’esecutivo ha adottato più di 650 decisioni in tutti gli Stati membri, anche sulla base del quadro temporaneo, per consentire un sostegno necessario e proporzionato per un valore totale di oltre 3.000 miliardi di euro alle imprese colpite dall’epidemia di coronavirus (con le economie principali – Germania, Italia e Francia – che rappresentano i primi “notificatori”).

“Stiamo finalmente vedendo la luce alla fine del tunnel” ma “dobbiamo essere consapevoli delle disparità tra gli Stati membri e della necessità di evitare effetti a catena quando si ritira il sostegno pubblico”, ha dichiarato la vicepresidente esecutiva della Commissione europea Margrethe Vestager. “Proponiamo quindi una progressiva eliminazione delle misure di sostegno alla crisi per permettere agli Stati membri e all’industria di adattarsi, accompagnata da misure per rilanciare e attirare gli investimenti privati nella fase di ripresa. Decideremo il modo di procedere tenendo conto delle opinioni di tutti gli Stati membri e della necessità di preservare un’effettiva concorrenza effettiva nel mercato unico”, ha specificato.

La decisione definitiva verrà presentata dopo la consultazione tra i 27 Paesi membri.

È interessante notare come la proroga coincida con il semestre francese di presidenza del Consiglio dell’Unione europea. Quello in cui la presidente della Commissione Ursula von der Leyen è intenzionata a organizzare con il presidente francese Emmanuel Macron un summit sulla difesa, come ha annunciato durante il recente discorso sullo Stato dell’Unione.

Notavamo su Formiche.net che è Parigi la capitale più pronta e decisa a scommettere, per ragioni anche storiche e industriali, sull’autonomia strategica europea. Questione che però fa storcere il naso agli Stati Uniti che temono che dietro questa espressione si nascondano tentativi di trovare una terza via tra Occidente e Oriente.

Uno dei settori su cui una proroga può avere particolari effetti è quello dei semiconduttori, con l’Unione europea che si è data l’obiettivo di produrre entro il 2030 un quinto dei chip nel mercato globale.

Un esempio? Il colosso americano Intel è pronto a investire circa 80 miliardi di euro in Europa nel prossimo decennio per realizzare due nuove fabbriche. L’amministratore delegato aveva parlato della necessità di ottenere aiuti durante un’intervista di fine aprile a Politico. Il giornale aveva parlato di 8 miliardi di euro. Cifre smentite dall’azienda. Ma che trovano conferme, per esempio, nelle parole del ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti: nelle scorse settimane si era detto convinto che “possa esserci anche il via libera dell’Italia all’investimento dello Stato per oltre 8 miliardi”.

E proprio i semiconduttori sono stati poco affrontati durante il recente Consiglio commercio e tecnologia inaugurato il 29 settembre a Pittsburgh, in Pennsylvania, dai vertici dell’amministrazione statunitense e della Commissione europea. Secondo Politico è per via di un colpo dell’ultimo minuto messo a segno proprio dalla Francia: la testata ha confrontato le dichiarazioni con le bozze circolate nei giorni precedenti e ha scoperto che gli impegni transatlantici sui chip risultano piuttosto annacquati. Obiettivo di Parigi: parlare durante la seconda riunione del Consiglio, quella che si terrà a marzo in Francia. E il tutto accadeva nelle stesse ore in cui il commissario europeo Thierry Breton, francese e molto vicino al presidente Macron, partiva per un viaggio in Asia con tappe in Giappone e Corea del Sud, terre di importanti aziende del settore.

È lo stesso Breton che, poco dopo il discorso sullo Stato dell’Unione, aveva indicato, attraverso un post su LinkedIn, tre elementi per la nuova legge europea su chip: una strategia comune di ricerca sui semiconduttori; un piano collettivo per migliorare la capacità produttiva; un quadro per la cooperazione e il partenariato internazionale. “Oltre agli attuali finanziamenti europei, nazionali, regionali e privati, e alle possibilità offerte dalle Ipcei (importanti progetti di comune interesse europeo, ndr), credo che dovremmo esplorare la creazione di un fondo europeo dedicato ai semiconduttori”, scriveva. Niclas Poitiers, ricercatore del think tank Bruegel, spiegava su Twitter che “potrebbe essere una soluzione per risolvere il problema del coordinamento degli aiuti statali attualmente guidato da fondi e priorità nazionali”.

Ma la legge è ancora in fieri. Servirà ancora un po’ di tempo alla Commissione europea per presentarla. Ecco perché la proroga del quadro temporaneo per gli aiuti di Stato rappresenta un terreno fertile per questa fase decisiva per il mercato dei semiconduttori, la cui carenza ha creato difficoltà a molti settori, tra cui quello dell’automobile.

Perché la proroga sugli aiuti di Stato può aiutare l’industria Ue dei chip

La Commissione propone di allungare i tempi fino al 30 giugno prossimo. Cioè fino alla fine della presidenza di turno della Francia, il Paese che sta guidando gli sforzi per una maggiore autonomia europea nel settore dei semiconduttori

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