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Questa settimana Alain Berset, segretario generale del Consiglio d’Europa, è stato in visita in Georgia con l’obiettivo di garantire le condizioni per una cooperazione continua nel pieno rispetto dei valori e dei principi dell’organizzazione dopo le proteste e le repressioni degli ultimi giorni contro il governo del Irakli Kobakhidze, esponente di Sogno georgiano, partito di ultradestra e vicino alla Russia. La presidente georgiana Salomé Zourabichvili è intervenuta giovedì al Parlamento europeo e venerdì in audizione in Senato, sostenendo che in Georgia “è anche in gioco la credibilità dell’Unione europea” dopo che le elezioni di ottobre si sono tenute, ha continuato, nel mezzo di una manipolazione “sistematica e massiccia” del voto “molto sofisticata, non con le solite frodi elettorali, molto ben pianificata”, da parte della Russia.

In tutto questo, il primo ministro ha annunciato modifiche alla controversa legge sugli agenti stranieri. “Ma nessuno ne parla più. Con tutte le persone torturate, picchiate e gli attivisti arrestati, questa non è la priorità”, dice Tina Khidasheli, presidente dell’organizzazione non governativa Civic Idea e già ministra della Difesa della Georgia (dal maggio 2015 all’agosto 2016).

Che cosa può fare l’Unione europea?

Dovrebbe applicare sanzioni contro Sogno georgiano che includano anche misure finanziarie, come fanno gli Stati Uniti. Molti membri del Parlamento hanno beni in Paesi europei. Sanzioni in Paesi come la Germania potrebbero creare problemi significativi per loro.

Nei giorni scorsi il primo ministro polacco Donald Tusk ha parlato delle difficoltà per l’Unione europea di fare la differenza in Georgia. L’Unione europea è divisa?

Divisa è una parola grossa. Al momento ci sono due Paesi che si oppongono apertamente alle sanzioni contro il governo georgiano: l’Ungheria e la Slovacchia. Il ministro degli Esteri austriaco ha sostenuto le opinioni della maggioranza, ma ritiene che le sanzioni debbano essere l’ultima risorsa.

Come fare allora?

È improbabile ottenere sanzioni a livello europeo. Per questo è cruciale che i singoli Paesi, come i Baltici, agiscano autonomamente. Confidiamo in Polonia, Svezia e speriamo anche in Germania, Francia e Italia.

A proposito di Italia, nei giorni scorsi il governo italiano, così come quello spagnolo e quello romeno, hanno smentito il presunto sostegno che secondo il primo ministro georgiano avrebbero assicurato in sede di Consiglio dell’Unione europea. Perché il primo ministro avrebbe mentito?

Non abbiamo una risposta chiara. Sembra che il governo utilizzi una propaganda di menzogne “a breve termine”, che vengono smentite immediatamente, ma servono a mantenere il supporto dei loro sostenitori.

Questa settimana il premier Kobakhidze ha nominato suo vice Vakhtang Gomelauri, ministro dell’Interno. L’ha fatto all’indomani della decisione di sanzionarlo da parte di Stati Uniti, Regno Unito, Ucraina, Lituania, Estonia e Lettonia.

È una provocazione. Vogliono dimostrare di non essere influenzati dall’esterno. Ma, con ulteriori sanzioni, il sistema non reggerebbe. Molti funzionari pubblici stanno già lasciando i loro incarichi.

È questa la soluzione che immagina per uscire da questa situazione?

La via più pacifica è tramite sanzioni che portino a dimissioni di alti funzionari e nuove elezioni. Questo eviterebbe scontri violenti.

Non abbiamo ancora menzionato la Russia.

La Russia ha finanziato il partito al governo durante le elezioni, è tutto documentato. Ma il problema è che il governo georgiano serve volontariamente gli interessi di Mosca, realizzando i suoi obiettivi senza che la Russia debba intervenire direttamente.

L’Ue sanzioni Sogno georgiano. Parla l’ex ministra Khidasheli

Le proteste e le recenti repressioni contro attivisti hanno riportato l’attenzione sul governo di Kobakhidze, vicino alla Russia. Tina Khidasheli, ex ministra della Difesa, critica la propaganda governativa e sollecita i 27 a sanzionare i responsabili. Tra divisioni europee e l’influenza russa, la soluzione passa per misure finanziarie e nuove elezioni, dice

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