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Uno spettro si aggira per l’Italia: lo spettro della Dc, o almeno di un “grande centro”. Certo, sono pochi i reduci della vera Democrazia cristiana che possono insegnare ai “giovani” centristi come funziona la capacità di mediazione e (anche) di ascolto, ma è sicuro che la rielezione di Sergio Mattarella al Quirinale produrrà nei prossimi 12 mesi effetti a valanga su tutti i partiti e le coalizioni. Dopo sbandamenti elettorali degli anni scorsi come il successo enorme del Movimento 5 stelle, ci saranno scissioni, unioni, accordi per dare una forma ai tanti pezzi di centro presenti oggi sotto diversi nomi.

L’anno che precede le elezioni politiche è “elettorale” per definizione, nel senso negativo del termine. Stavolta è facile prevedere che le tensioni saranno maggiori e forse Mario Draghi dovrà faticare di più, o imporsi di più, per raggiungere gli obiettivi previsti a cominciare da quelli del Pnrr. Con una superficiale sintesi, si può dire che se si fosse votato quest’anno Giorgia Meloni avrebbe legittimamente puntato alla presidenza del Consiglio se avesse battuto Matteo Salvini, ma con il supporto di una coalizione di centrodestra (vincente in base ai sondaggi) che non si presenterà più com’è oggi.

Il futuro della presidente di Fratelli d’Italia sembra piuttosto quello di aumentare il proprio peso politico restando isolata a destra mentre il leghista si giocherà la leadership perché i nervosismi di una parte del Carroccio sono destinati ad aumentare. Dall’altro lato, del Movimento 5 stelle resterà in piedi la parte vicina a Luigi Di Maio mentre sarà forse residuale la componente integralista che si riconosce in Giuseppe Conte. Il Partito democratico proverà a consolidarsi nascondendo le spaccature interne.

Restano tutti gli altri. Forza Italia, Italia viva, Coraggio Italia, Azione e qualche piccolo gruppo che ora è nel Misto hanno l’interesse a ragionare su come ricomporre il quadro politico nazionale pescando nel bacino di voti moderati che da sempre è il più ampio. Servirebbe anche a consolidare l’affidabilità dell’Italia a livello internazionale considerando le tante aree di crisi che spesso coincidono con gli interessi nazionali.

Qualche indicazione arriverà in primavera quando si voterà per le amministrative in un migliaio di Comuni di cui 4 capoluoghi di regione (Genova, L’Aquila, Palermo e Catanzaro) e 19 capoluoghi di provincia. Nel frattempo si comincerà a discutere della nuova legge elettorale, probabilmente proporzionale, mentre subito dopo l’estate la Legge di bilancio, elettorale come non mai, potrebbe portare a convergenze su specifici temi. Sarà l’ultimo atto prima dello scioglimento delle Camere: il presidente della Repubblica le sciolse il 28 dicembre 2017 e si votò il 4 marzo 2018.

I centristi, insomma, saranno determinanti. Uno dei democristiani di lunghissimo corso è Pier Ferdinando Casini che si è tirato fuori dalla corsa al Quirinale chiedendo a Mattarella di “continuare il suo mandato nell’interesse dell’Italia”. E’ facile intuire il suo giudizio sulla gestione dell’intera vicenda e alla fine della sua breve dichiarazione ha aggiunto che non sarebbe certo andato in vacanza, ma che avrebbe continuato a lavorare come parlamentare.

Il ritorno del "grande centro" che si prepara alle elezioni

Forza Italia, Italia viva, Coraggio Italia, Azione e qualche piccolo gruppo che ora è nel Misto hanno l’interesse a ragionare su come ricomporre il quadro politico nazionale pescando nel bacino di voti moderati che da sempre è il più ampio. Qualche indicazione arriverà con le amministrative di primavera in un migliaio di comuni

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