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Il nuovo campo di battaglia della Via della Seta? L’Albania, Paese storicamente molto legato all’Italia, membro della Nato che bussa anche alla porta dell’Unione europea. Parola di Foreign Policy, tra le più autorevoli riviste di affari internazionali del mondo occidentale. La testata sottolinea che “il maggiore impegno degli Stati Uniti con la piccola nazione balcanica evidenzia l’emergere di un altro potenziale punto di collisione tra le ambizioni geoeconomiche della Cina nella regione e i crescenti, anche se tardivi, sforzi occidentali per respingerle”.

L’Albania è un’eccezione nei Balcani. È tra i pochi Paesi della regione ad aver sì sviluppato progetti con la Cina – circa 20, con un valore di quasi 32 miliardi di dollari – ma ad aver evitato anche di cadere nella trappola del debito con Pechino.

All’adesione dell’Albania all’iniziativa Clean Network, in programma anti 5G cinese varato dall’amministrazione Trump, avvenuta nel 2020, Washington, racconta Foreign Policy, “ha risposto favorevolmente aumentando gli investimenti e i legami militari”. Basti pensare che pochi mesi fa l’Albania ha ospitato le esercitazioni militari Defender Europe 21, la più grande operazione nel Sud-Est dell’Europa dalla Seconda guerra mondiale, e che molti investimenti americani stanno raggiungendo il Paese in settori strategici come l’energia.

“Nonostante l’inclinazione dell’Albania verso l’Occidente, la Cina non si scoraggia”, continua la rivista. “Alla fine di ottobre 2021, il ministro degli Esteri cinese Wang Yi ha visitato l’Albania prima di recarsi al vertice del G20 a Roma. Negli ultimi anni, Pechino ha accolto con favore l’aumento del commercio; il Paese è la terza fonte di importazioni dell’Albania dopo l’Italia e la Turchia. La costa adriatica dell’Albania è anche di interesse per l’espansione della Via della Seta della Cina, che ha messo un accento speciale sull’Europa sud-orientale come porta d’accesso al Mediterraneo”.

Ma attenzione. “Come molti Paesi balcanici, l’Albani si sta preparando per l’adesione all’Unione europea, nonostante l’allargamento sia continuamente evitato da Bruxelles. Se questo approccio dovesse continuare”, avverte Foreign Policy, “si creerebbe un vuoto più grande per l’influenza cinese”.

“Per ora, la volontà dell’Albania di limitare gli investimenti cinesi e di destreggiarsi tra Bruxelles, Pechino e Washington dà al Paese una rara opportunità di essere un mediatore di potere nella regione”, conclude la rivista. La Serbia è il principale partner della Cina nei Balcani occidentali. Anche la Macedonia del Nord ha ricevuto prestiti cinesi. Il Montenegro si è molto indebitato dopo aver preso un prestito di quasi 1 miliardo di dollari dalla Export-Import Bank cinese per costruire un’autostrada. In Grecia, l’azienda cinese Cosco controlla il porto del Pireo, il quarto porto container più grande d’Europa. Uno scenario in cui, osserva Foreign Policy, l’Albania può diventare un faro “per le nazioni più piccole prese in mezzo nel confronto tra l’Occidente e Pechino”.

Una Via della Seta in salita? Il prossimo campo di battaglia è l’Albania

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