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In vista della fine dei lockdown la piattaforma di videoconferenze Zoom ha deciso, già da diversi mesi, di diversificare per non perdere lo slancio della pandemia. E Five9, società quotata al Nasdaq e attiva nel campo dei contact center basati sul cloud, sembrava fare proprio al caso. Come Kites, società tedesca che ha elaborato una soluzione machine translation per la trascrizione e la traduzione in tempo reale.

E così a luglio, Zoom aveva investito quasi 14,7 miliardi di dollari per acquistare Five9, che a operazione conclusa (prevista per la prima metà del 2022 e sottoposta all’approvazione degli azionisti) dovrebbe diventare un’unità operativa di Zoom. L’amministratore delegato Rowan Trollope dovrebbe diventare anche presidente di Zoom. L’obiettivo di Zoom è quello di migliorare il proprio appeal nei confronti di clienti business, e fa parte di un progetto di crescita “naturale”, aveva raccontato il fondatore di Zoom Eric Yuan.

Ma, come riportato dal Wall Street Journal, l’affare è sotto indagine da parte del governo statunitense. Un comitato inter-agenzie del dipartimento della Giustizia, il cosiddetto Team Telecom, ha accesso un faro sull’operazione per verificare se “pone un rischio per la sicurezza nazionale o gli interessi delle forze dell’ordine” degli Stati Uniti, come si legge in una lettera pubblicata sul sito web della Federal Communications Commission. Il dipartimento spiega che ci potrebbe essere un rischio dalle “relazioni e proprietà straniere”.

Il rischio è la Cina, il problema è rappresentato dalle autorizzazioni che passerebbero da Five9 a Zoom, che diventerebbe un vettore che collega le reti nazionali ed estere. Lo stesso Wall Street Journal ricorda che Zoom – con sede negli Stati Uniti, amministratore delegato cinese con cittadinanza americana ma ingegneri storicamente basati in Cina, elemento che ha fatto drizzare le antenne agli inquirenti americani che temono lo spionaggio cinese – sta affrontando diverse indagini federali sui suoi legami con Pechino e che l’anno scorso il dipartimento della Giustizia aveva accusato uno dei dirigenti in Cina per aver interrotto le commemorazioni in videoconferenza delle proteste democratiche di Piazza Tienanmen.

L’anno scorso, ad aprile, fu scoperto che in alcuni casi Zoom conservava le chiavi di crittografia su server con sede in Cina. L’azienda aveva parlato di errore che non sarebbe più accaduto.

Ma il dipartimento “ritiene che tale rischio possa essere sollevato dalla partecipazione straniera (comprese le relazioni straniere e la proprietà) associata all’applicazione, e una revisione da parte del comitato è necessaria per valutare e fare una raccomandazione appropriata su come la Commissione dovrebbe giudicare questa applicazione”, ha scritto David Plotinsky del dipartimento di Giustizia nella lettera alla Fcc.

“Una volta che il Team Telecom esamina una società, spesso guarda ai rischi non collegati alla transazione in questione”, ha detto Richard Sofield, partner di Vinson & Elkins LLP, al Wall Street Journal. “Ogni volta che viene aperta la porta al Team Telecom per iniziare a esaminare un business, si corre il rischio che imponga come raccogliere e mantenere i dati personali”, per esempio, ha aggiunto l’ex presidente del Team Telecom.

Nelle scorse settimane la società di consulenza Institutional Shareholder Services aveva raccomandato agli azionisti di Five9 di votare contro la transazione citando le preoccupazioni per gli effetti delle riaperture sui numeri di Zoom ma anche i rischi politici legati alle “sostanziali operazioni in Cina” dell’acquirente.

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