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La spallata è nell’aria. Presto o tardi la Banca centrale tedesca busserà alla porta di Christine Lagarde per chiedere quella stretta monetaria che le banche tedesche aspettano da tempo. Con un’inflazione oltre il 5%, il sistema industriale teutonico rischia di non reggere all’urto. La spia si è accesa con il bund decennale, il titolo di debito di riferimento in Ue, che è appena tornato in territorio positivo. Era dal 2019 che aveva un ritorno negativo. È il primo segnale di una normalizzazione della politica monetaria dopo i maxi stimoli pandemici che hanno iniettato liquidità per evitare che l’emergenza sanitaria si trasferisse in modo massiccio all’economia reale.

Solo un film? Le cose andranno davvero così? La spunteranno i tedeschi? Formiche.net ne ha parlato con Jean-Paul Fitoussi, economista e professore emerito all’Institut d’Etudes Politiques di Parigi e alla Luiss di Roma.

La Banca centrale europea sembra voler a tutti i costi rimanere ferma su posizioni di politica monetaria molto accomodanti. Eppure c’è chi ha cambiato marcia, la Fed. Francoforte per quanto ancora terrà duro?

Difficile dirlo. Anche se gli Stati Uniti aumenteranno i tassi, probabilmente non basterebbe a convincere la Bce a cambiare la sua politica monetaria, che rimarrebbe espansiva. Quando l’inflazione è al 5% come adesso in Europa possiamo considerarlo un valore accettabile, in quanto il tasso reale è molto più basso. Dunque la Germania in primis e anche il resto del mondo debbono sapere che la Banca centrale europea per il momento rimarrà ferma sulle sue posizioni. E poi scusi, la vuole sapere una cosa?

Prego.

Alla Germania un’inflazione alta può anche fare comodo, perché se sale l’inflazione allora ci sono maggiori possibilità che i salari aumentino. Il che, mi perdoni, non mi pare una cattiva notizia. Nemmeno per i tedeschi.

Già, la Germania. La Bundesbank pare molto insofferente all’approccio della Bce e alle scelte di Christine Lagarde. Il nuovo governatore Joachim Nagel ha mandato messaggi quasi inequivocabili…

Guardi, la Germania non è più brutta sporca e cattiva, come si pensa. Si tratta solo di un Paese che fa politica nel suo interesse, senza tenere conto delle esigenze degli altri. A Berlino interessa solo il suo tornaconto e pazienza se gli altri affogano. La Germania fa la Germania e così continuerà a fare. Anche se va fatta una precisazione.

Ho la sensazione che si stia riferendo alla fine dell’epoca Merkel e all’inizio del governo Scholz…

Diciamo che mi aspetto che dopo la fine dell’era Merkel la Germania sia più debole. E poi parliamoci chiaro: la leadership tedesca ha fallito, altrimenti come spiegherebbe questo disordine europeo? Allo stesso tempo, mi aspetto un’Italia molto più forte.

Con la pandemia l’attenzione ai conti pubblici e al rigore di bilancio è scemata. A cosa dovrebbe pensare per davvero ora l’Europa?

Al rafforzamento del sistema di protezione sociale. Lo strumento fondamentale per assicurare la sicurezza economica. Se c’è un buon sistema d’indennità di disoccupazione, un buon sistema sanitario, un buon sistema d’istruzione, allora si può guardare con fiducia al futuro. Vede, come indicatore, il Pil è largamente deficitario nella valutazione del progresso sociale. Quello che conta è il reddito, il benessere, il welfare.

Lei prima ha parlato di un’Italia più forte in Europa. Se le dico che Draghi potrebbe non essere più premier tra un paio di settimane, la pensa allo stesso modo?

Guardi, io non guardo all’uomo ma alla sua politica. Draghi ha fatto un lavoro magnifico alla Bce, è bravissimo ma onestamente vedo in Italia tanta gente che non è contenta di lui. Quindi forse una sua salita al Quirinale potrebbe non essere un trauma così profondo. E penso che l’Italia possa contare in Europa con la buona politica, a prescindere da chi la fa.

Le faccio notare che Draghi si è rivelato finora una garanzia per i fondi europei ricevuti dall’Italia. E anche per i mercati…

Glielo ripeto, è un ottimo premier. E così come è un ottimo premier potrebbe essere un ottimo Capo dello Stato. Se Draghi vuole rimanere a Palazzo Chigi allora si vada al voto, lo si elegga. E non è detto che venga eletto.

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Intervista all’economista francese, professore emerito all’Institut d’Etudes Politiques di Parigi e alla Luiss di Roma. La politica monetaria accomodante serve ancora, Berlino pensa solo a se stessa senza curarsi degli altri. Ma Christine Lagarde non cederà al pressing della Bundesbank. Draghi? Alla Bce fu un campione, ma se vuole rimanere premier allora lo si voti. Altrimenti vada al Colle, sarà comunque una garanzia

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