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La questione della postura e del numero delle truppe americane in Europa non sarà sul tavolo dei negoziati che Russia e Stati Uniti iniziano oggi, lunedì 10 gennaio, a Ginevra: un funzionario dell’amministrazione di Joe Biden lo ha fatto sapere oggi, e descrivendo alcuni dei punti in dissuasione ha detto che tuttavia la speranza è di poter discutere con i delegati di Vladimir Putin il futuro dispiegamento di missili nell’area est-europea.

Il Cremlino ha già annunciato di voler concordare con Washington e con la Nato un nuovo quadro per la sicurezza in Europa, in modo tale che gli Stati Uniti si uniscano alla loro moratoria unilaterale sul posizionamento di missili a corto e medio raggio nel continente e l’Alleanza allontani le sue manovre militari dai confini russi. Tuttavia ci sono ancora punti di distanza.

A guidare la delegazione statunitense sarà la vicesegretaria di Stato Wendy Sherman, che ha avuto nella serata di domenica una “working dinner” introduttiva con Sergei Ryabkov, il viceministro degli Esteri russo, e insieme a loro ci saranno due alti funzionari della Difesa. Mosca e Washington aprono un dialogo ampio, dal valore strategico, che porterà i russi a parlare anche con Europa e Nato.

Gli incontri nascono dalle pressioni imposte dal Cremlino con l’ammassamento di truppe lungo il confine ucraino. Putin ha dato ordine di compiere esercitazioni lungo quel bordo nevralgico che separa la Russia dall’Europa, ma secondo le intelligence americane ci sono molti segnali che potrebbe essere una mossa in preparazione di un’invasione de Donbas – la regione dell’Ucraina orientale in cui i filo russi combattono dal 2014 una guerra separatista contro Kiev.

L’Ucraina è un tema in cima all’agenda, proxy per aprire un dialogo più ampio e allo stesso paradigmatico delle crisi che da sette anni si è innescata tra Russia e Occidente. La questione collegata all’annessione della Crimea, riguarda lo schieramento di truppe prossime al confine russo, l’inclusione (potenziale, ma non attualmente in discussione) dell’Ucraina nella Nato, la necessità di Mosca di proteggersi, di non subire la sindrome di accerchiamento psico-geopolitica, di mantenere influenza nella propria buffer-zone. Putin su queste “linee rosse” è da tempo stato piuttosto chiaro.

Il segretario di Stato Usa, Antony Blinken, ha parlato con l’Alto rappresentante per la politica estera Ue, Josep Borrell, sottolineando l’importanza di coordinare le azioni a sostegno della sovranità e dell’integrità territoriale dell’Ucraina e ha ribadito la minaccia di una “risposta severa” contro Mosca in caso di aggressione a Kiev. Da Mosca Riabkov ha escluso qualsiasi “concessione” nei colloqui in Svizzera e ha espresso la “delusione” di Mosca “per i segnali giunti in questi giorni da Washington, ma anche da Bruxelles”.

Secondo il New York Times, l’amministrazione Biden e i suoi alleati stanno predisponendo una serie di sanzioni finanziare, tecnologiche e militari contro la Russia, che diventerebbero effettive nel giro di “poche ore” in caso di invasione dell’Ucraina. La linea degli Stati Uniti non contempla nemmeno l’evocare la possibilità di una risposta militare, ma torna a spingere sulla severità delle sanzioni già pronte.

Tra le misure considerate, l’embargo verso Mosca di tutta la tecnologia Made in Usa e l’aumento sostegno militare alle Forze armate ucraine, non diretto ma a livello di forniture di armi più tecnologiche e sofisticate. Generalmente non vengono anticipate certe decisioni, ma i consiglieri del presidente Biden hanno l’obiettivo di far capire a Mosca a cosa andrà incontro: un modo per alzare la leva sui colloqui e sulla situazione.

Sostanzialmente gli americani dichiarano di volersi sedere con buone volontà (riguardo allo schieramento dei missili e alle esercitazioni lungo i confini, è stato fatto sapere che esistono punti di incontro), ma ricordano ai russi che se dimostreranno di non essere venuti al tavolo per discutere in maniera sincera la crisi provocata dall’ammassamento delle sue truppe al confine con l’Ucraina, Washington è pronta a punirla con sanzioni che la isoleranno dal resto del mondo sul piano economico.

Secondo il briefing fornito ai giornalisti americani: “Come sa chiunque abbia familiarità con la storia, le principali minacce alla sicurezza europea negli ultimi due decenni sono arrivate dalla Russia e dalle forze con cui è allineata. Mosca ha invaso e occupato due volte i suoi vicini. Ha interferito in una miriade di elezioni, inclusa la nostra. Ha usato armi chimiche per condurre omicidi e violato i trattati fondamentali sul controllo degli armamenti, come l’Inf. Quindi, qualsiasi conversazione seria con la Russia sulla sicurezza europea dovrà affrontare queste questioni, che, ovviamente, non sono citate nelle bozze di documenti russi”.

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