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La People’s Liberation Army (Pla) torna ad essere colpita dal flagello della corruzione, in un episodio che arriverebbe a coinvolgere l’attuale ministro della Difesa, l’ammiraglio Dong Jun, che secondo fonti ufficiali statunitensi sarebbe finito sotto inchiesta proprio a causa di accuse di corruzione. Dong Jun è il terzo ministro della Difesa cinese consecutivo ad essere indagato con simili capi d’accusa: l’attuale ministro è stato nominato al vertice del Ministero nel dicembre dello scorso anno, subentrando a Li Shangfu, rimosso dopo soli sette mesi in carica con accuse analoghe. Anche Wei Fenghe, predecessore di Li, era stato indagato per gravi violazioni disciplinari e corruzione dopo il suo pensionamento.

Un fenomeno senza precedenti che sta sollevando interrogativi sulla gestione dei vertici militari da parte del presidente Xi Jinping. La serie di indagini suggerisce infatti che Xi, in passato accreditato come un leader capace di imporre disciplina, stia lottando per arginare la corruzione in uno dei pilastri del potere cinese. Secondo Christopher Johnson, ex analista della Cia, le recenti inchieste evidenziano un problema sistemico: “Xi si è affidato a un processo di selezione apparentemente rigoroso per Dong, ma ora deve chiedersi se esista un angolo del Pla non toccato dalla corruzione”.

Le accuse specifiche contro Dong non sono ancora chiare, ma il suo caso segue un modello ormai consolidato. Li Shangfu, ad esempio, è stato indagato per sospette irregolarità negli appalti militari, mentre Wei Fenghe è stato accusato di aver accettato ingenti tangenti e di aver favorito la promozione di ufficiali in cambio di benefici personali.

La notizia non arriva però come un fulmine a ciel sereno. La mancata nomina di Dong alla Commissione Militare Centrale, un passaggio consueto per il ministro della Difesa, aveva già suscitato perplessità. Dennis Wilder, professore alla Georgetown University, ha sottolineato che gli scandali di corruzione tendono ad avere un effetto a cascata: “Una volta tirato un filo, si finisce per svelare l’intero sistema”.

L’inchiesta su Dong arriva in un momento critico per le relazioni tra Stati Uniti e Cina. La scorsa settimana, Dong ha rifiutato un incontro con il segretario alla Difesa statunitense Lloyd Austin durante una conferenza in Laos, inasprendo ulteriormente le tensioni. Pechino ha giustificato il rifiuto puntando il dito contro il recente pacchetto di armamenti approvato da Washington per Taiwan, che include sistemi missilistici avanzati.

Questa escalation diplomatico-militare avviene sullo sfondo di un fragile tentativo di dialogo tra le due potenze. Dopo un’interruzione delle comunicazioni militari da parte cinese nel 2022, Xi Jinping aveva acconsentito alla riapertura dei canali diretti durante un vertice con Joe Biden nel 2023. Tuttavia, il clima resta teso, con sospetti crescenti da parte statunitense sulla capacità della Cina di prepararsi per un’eventuale invasione di Taiwan entro il 2027, obiettivo dichiarato dal presidente cinese.

Lo scandalo di Dong Jun non è un caso isolato. E ha delle ricadute per Xi

Il ministro della Difesa Dong Jun viene colpito da accuse di corruzione, esattamente come i predecessori. Sollevando dubbi sulla capacità di Xi Jinping di mantenere disciplina nelle forze armate

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