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“Come si diventa più competitivi nell’ottenimento di finanziamenti per la ricerca fondamentale?”. È da questo interrogativo che ha preso avvio l’evento annuale dell’associazione ErcinItaly Aps che si è tenuto il 19 febbraio 2024, presso il Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr). Fondata nel 2021 per rafforzare la ricerca di base in Italia, l’associazione riunisce oggi oltre 230 vincitori di prestigiosi finanziamenti dell’European research council (Erc) in tutti i settori della conoscenza. Il dibattito, moderato da Luca Biferale, delegato ai rapporti istituzionali di ErcinItaly, ha offerto una disamina sulla competitività italiana da diversi punti di vista.

PUNTO DI ARRIVO O DI PARTENZA?

“L’unica possibilità per diventare un sistema competitivo – ha spiegato Maria Chiara Carrozza, presidente del Cnr – è legata alla capacità di essere non solo un punto di partenza ma anche un punto di arrivo per i ricercatori”. Nell’ambito del programma Erc, il Cnr sta portando avanti una politica di rilancio della sua capacità di attrazione dei talenti, ricollocando al centro del panorama scientifico nazionale ed internazionale la ricerca fondamentale, soprattutto quella bottom up. Ancora oggi è molto complicato riuscire ad attrarre in breve tempo i ricercatori stranieri a causa di procedure di riconoscimento dei titoli estremamente lunghe e complesse. “È necessario stimolare una nuova leadership scientifica – ha concluso la Carrozza – puntando sull’eccellenza e aprendosi al contesto internazionale. Per questo occorre creare un ambiente favorevole ad attrarre i ricercatori, senza rigide procedure burocratiche e barriere settoriali, sempre nel rispetto della libertà della ricerca”.

IL FATTORE TEMPO

Ma per Graciana Diez Roux, direttore scientifico di Tigem, “la competitivita va alimentata con i finanziamenti giusti”. “E il problema – ha continuato – non è l’assenza di finanziamenti, quanto la mancanza di programmazione degli stessi”. La stesura di una proposta di finanziamento richiede tempo e, soprattutto, una specifica competenza nella scrittura, essenziale per garantire la qualità e, di conseguenza, la competitività del progetto. A farle eco sul tema, Sara Redaelli, scientific officer della fondazione Airc, che ha sottolineato l’impegno nel mantenere costanti le scadenze sia per l’uscita dei bandi sia per la pubblicazione dei risultati al fine di agevolare l’attività di ricerca.

CONTINUITÀ DEGLI INVESTIMENTI

Per accrescerne la competitività, secondo Dario Pellizzon, dirigente dell’area ricerca dell’Università Ca’ Foscari di Venezia & Codau, sono tre i fattori indispensabili: la professionalità dei servizi di supporto, la certezza delle norme e la continuità delle misure. Tema su cui si è espresso anche Marco Mancini, Presidente del Cnvr. “Una grave mancanza del sistema italiano è l’assenza di continuità dell’investimento per i ricercatori, soprattutto per la categoria dei Mid-Career” ha dichiarato Elisabetta Vitali, direttore del programma italiano della Armenise harvard foundation. Ma anche la mancanza di un sistema di mentoring diffuso rischia di abbattere la competitività. “È fondamentale, dunque prospettare con chiarezza i passi di crescita sia personale sia professionale dei ricercatori”, ha concluso.

PROSPETTIVE A CONFRONTO

Per Massimo Spadoni, responsabile delle relazioni europee del Cnr, al netto delle distinzioni tra ricerca fondamentale e ricerca applicata, “esiste una ricerca di qualità”. “Dal punto di vista dei ricercatori, la ricerca deve puntare sempre all’eccellenza e all’interdisciplinarietà”, ha commentato Maria Pia Abbracchio, presidente del Gruppo 2003 e prorettore vicario con delega R&I dell’Università degli studi di Milano. “Dal punto di vista delle istituzioni, invece, per attrarre i vincitori di Erc bisogna metterli in grado di svolgere la propria attività, inserendoli in un ambiente in cui ci sia molta contaminazione, dialogo e voglia di imparare” ha concluso.

PASSI AVANTI

“Dalla precedente programmazione ad oggi sono stati fatti molti passi avanti a beneficio della ricerca di base. Queste misure hanno fatto sì che si sia passati dal 7% all’attuale 11% in Horizon2020”, ha concluso Gianluigi Consoli, dg dell’internazionalizzazione e della comunicazione presso il Mur. È chiaro che c’è ancora molta strada da fare. Ma, come sottolineato da Consoli, “possiamo avere fiducia sull’attrattività del sistema perché l’Italia ha fatto – e sta facendo – moltissimo”.

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Di Francesca Michetti

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