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Nei giorni scorsi, l’European External Action Service (Eeas) guidato dall’Alto rappresentante Josep Borrell, ha pubblicato i risultati attivi dell’operazione “Irini”, la missione navale con cui l’Ue sta lavorando per bloccare l’afflusso di armi in Libia. Il traffico di armamenti verso il suolo libico sarebbe impedito da un embargo delle Nazioni Unite, ma in realtà soprattutto durante l’ultimo conflitto è cresciuto in modo preoccupante. Irini nasce proprio per rispondere a questa necessità il 31 marzo 2020, quando in Libia — sia in Tripolitania che in Cirenaica — arrivavano costantemente armi che l’Onu individuava come il problema più grave per il paese, in quanto maggiore era l’afflusso di armi e maggiore era (è e sarà) il desiderio dei due fronti di cercare la sopraffazione militare dell’altro.

I dati pubblicati dall’Eeas si riferiscono al totale della missione fin al 31 luglio di quest’anno — ossia tengono conto del cessate il fuoco raggiunto lo scorso ottobre, che ha innescato la stabilizzazione cavalcata dall’Onu e che ha portato al Governo di unità nazionale di Abdelhamid Dabaiba, il quale ha l’incarico di traghettare il paese verso le elezioni fissate per il 24 dicembre. La missione, guidata dall’ammiraglio italiano Fabio Agostini, ha effettuato 164 “approcci amichevoli” per controlli, oltre una dozzina di abbordaggi e ha prodotto materiale per 27 report consegnati al panel di esperti Onu, individuando tra l’altro più di cinquecento voli sospetti (su cui non può intervenire). Anche alla luce di questi risultati, la missione è stata recentemente prorogata fino al 31 marzo 2023, mentre si punta al rafforzamento di assetti e capacità (obiettivo tra l’altro di una visita statunitense dell’ammiraglio Agostini, pensata anche per lo sviluppo della collaborazione tattica tra gli assetti europei e Africom).

“Con il lancio dell’operazione Irini, l’Ue ha dimostrato la sua ambizione di agire come un importante fornitore di sicurezza. Questa ambizione pone gli Stati membri di fronte alla duplice esigenza di una maggiore cooperazione nella definizione degli obiettivi strategici e di una migliore pianificazione finanziaria delle risorse da destinare al capacity building”, ha scritto Agostini in un intervento a sua firma pubblicato in esclusiva dal sito Decode, in cui il comandante italiano rifletteva su come “con il Fondo europeo per la difesa e altre iniziative, l’Ue ha finalmente nuovi schemi di finanziamento per sostenere lo sviluppo congiunto di mezzi moderni per le forze armate e le operazioni come Irini”.

A conferma di quanto l’operazione sia articolata, l’ammiraglio due giorni fa ha firmato un accordo di cooperazione con la missione dell’Unione europea di assistenza alle frontiere in Libia (Eubam) guidata da un’altra italiana, Natalina Cea.  Sia Irini che Eubam stanno assistendo il popolo libico nei suoi sforzi per ripristinare la pace, la sicurezza e lo stato di diritto, spiega il comando della missione navale europea, e “con questo accordo, riconoscendo l’importanza di attuare un approccio integrato dell’Ue in Libia, l’operazione Irini e Eubam Libia stabiliscono un’efficace cooperazione al fine di rispondere alle nuove questioni emergenti relative alla Libia”. “Si tratta di un importante accordo per il controllo dei confini territoriali e marittimi firmato in un momento di particolare importanza per la Libia”, ha commentato Cea.

La questione del controllo sulle armi in Libia è centrale per due ragioni. La prima riguarda la stabilizzazione politica in corso: meno armi significa meno possibilità di scoppio di scontri armati, chiaramente, e allo stesso tempo riguarda anche la presenza di unità (ed equipaggiamenti) stranieri nel paese. La seconda ha a che fare col ruolo delle milizie, che grazie a quelle armi (arrivate dall’esterno ma anche grazie alle polveriere saccheggiate in Libia) si sono guadagnate un ruolo cruciale nel paese, gestendo il territorio e il controllo di ogni genere di traffico, compreso chiaramente quello di esseri umani.

“Dopo le nostre conversazioni con Turchia e Russia, crediamo che siano pronti a discutere la partenza dei combattenti siriani da entrambe le parti”, ha scritto su Twitter l’ambasciata americana in Libia virgolettando il capo missione e inviato speciale dell’amministrazione Usa, Richard Norland. “Ottenere la partenza delle stesse forze russe e turche sarà, penso, la sfida più grande. Tutti lo riconoscono. Credo che alla fine comunque riconosceranno che è nel loro interesse ridurre l’escalation e consentire a un governo sovrano libico, una volta eletto, selezionare una serie di partner di cooperazione in materia di sicurezza per difendere la propria sicurezza nazionale in un modo che promuova la stabilità regionale“, ha aggiunto. Turchia e Russia sono stati individuati dall’Onu tra i principali paesi che hanno violato l’embargo che adesso Irini sta controllando.

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