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C’è anche chi guarda il bicchiere mezzo pieno. Gianfranco Di Sarno, deputato del Movimento Cinque Stelle in Commissione Giustizia, è di quella schiera. “Sulla riforma Cartabia non abbiamo rinnegato nulla”.

Parto dai commenti più soft. Per l’ex Guardasigilli Alfonso Bonafede è stata “annacquata una battaglia di anni” e il Movimento “è stato drammaticamente uguale alle altre forze politiche”.

Io sono meno pessimista. Bonafede sapeva che la nostra riforma della prescrizione richiedeva una riforma del processo penale da attuare entro il 2024, una soluzione andava trovata. Ma c’è un lato positivo della vicenda.

Cioè?

Finalmente la riforma arriva in Parlamento. Per accedere ai soldi del Recovery Fund dobbiamo accelerare, dopo una lunga odissea il testo sarà esaminato dalle camere.

Però avete fatto un passo indietro.

Non sono d’accordo. Se i tempi previsti dalla bozza fossero rispettati, due anni per l’appello, un anno per il ricorso in Cassazione, il problema non si porrebbe. Ma comprendo i timori di Bonafede e dei miei colleghi, perché conosciamo i tempi della Giustizia italiana, e il rischio che in questi anni si crei una pila di processi prescritti è reale.

Alessandro Di Battista dice che il Movimento “ha calato le braghe”.

Io la vedo diversamente. È stato dato l’ok per portare la riforma in Parlamento dove ci sarà una discussione di tutte le forze politiche, mi auguro all’insegna del buonsenso. C’è ancora margine per rivedere il testo e scongiurare il rischio di una sfilza di processi prescritti. Qualcuno dovrà fare una piccola rinuncia.

In aula smantellerete la riforma?

Nessuno smantellamento. Semmai la rimoduleremo, per migliorarla. La Cartabia ha fatto un lavoro pesantissimo di cui le va dato atto. Tutti abbiamo a cuore l’efficienza del sistema giudiziario, e vogliamo processi che durino tempi accettabili.

Però?

Però dobbiamo metterci anche nei panni delle vittime dei reati, un giorno potremmo essere al loro posto. Un processo prescritto con un nulla di fatto lascia un profondo senso di ingiustizia, è una negazione dello stato di diritto. L’Italia si sta riprendendo, a un ritmo superiore alla media europea, ha bisogno delle riforme. È fondamentale trovare in tempi rapidi un punto di caduta.

Conte ha già bocciato il compromesso. Fa il controcanto a Draghi?

A me non sembra, non vedo azioni aggressive o nocive per l’azione di governo. E a dirle la verità ho sentito la riflessione di Conte sulla bozza Cartabia per il processo penale, non gli si può dare torto. C’è il rischio di innescare un cortocircuito, la Giustizia italiana, purtroppo, non può garantire tempi così veloci.

Se le dico “Grillo o Conte?” che risponde?

Rispondo entrambi, sono indispensabili l’uno all’altro. Siamo alla vigilia della definizione di una grande alternativa politica a un bipolarismo che per trent’anni non ha saputo rinnovare la politica italiana, trent’anni di stagnazione economica e di progressivo disamore delle persone per la cosa pubblica.

Rousseau adieu?

Rousseau ha fatto il suo corso. È stata una grande novità, e come ogni novità ha il suo tempo. La piattaforma ha prodotto risultati, ora dobbiamo avere il coraggio di costruire una nuova classe dirigente, fare tesoro dell’esperienza di governo in questi anni.

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