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L’Air Force statunitense ha inviato il velivolo WC-135 Constant Phoenix, aereo spia progettato per rilevare nell’atmosfera possibili tracce di esplosioni nucleari, sopra i cieli del Mar Cinese. A riportare il sorvolo sulle acque contese del bacino sono stati i tracker di volo pubblici, ripresi dal South China Morning Post. La missione è avvenuto domenica 31 ottobre, e vi hanno preso parte altri quattro ricognitori americani. Il giorno successivo, la Settima flotta degli Stati Uniti ha pubblicato una breve nota sull’esito dell’analisi dell’incidente che il 2 ottobre ha coinvolto il sommergibile “Uss Connecticut”, sottomarino d’attacco nucleare (Ssn) di Classe Seawolf.

L’unita d’élite della marina americana, mentre navigava in acque internazionali, ha impattato contro un “oggetto non identificato”, senza riportare danni al proprio sistema di propulsione né al reattore nucleare, ma causando ferite “moderate” e contusioni per una dozzina di marinai (su 116 di equipaggio). Dopo l’impatto, il Connecticut è riuscito a emergere in superficie senza problemi e si è diretto verso la base navale Usa sull’isola di Guam, dove ha ricevuto una prima valutazione dei danni.

Fino a ieri, la natura dell’oggetto impattato restava sconosciuta, sufficiente ad allarmare i vertici militari americani in un momento particolarmente teso nell’area. Se c’è in ballo il dominio underwater dopo l’accordo Aukus sui sottomarini, il Mar Cinese è uno di quegli ambiti in cui c’è grossa sovrapposizione di presenze militari, e dunque è elevatissimo il rischio di incidenti. La reazione cinese non si era fatta attendere e, già il giorno dopo l’annuncio Usa, Pechino aveva richiesto maggiori spiegazioni sulla presenza del battello americano a pochi chilometri dalla propria costa orientale. Il ministero degli Esteri cinese esprimeva inoltre “gravi preoccupazioni” circa l’incidente, sollecitando Washington a “produrre i dettagli e lo scopo della presenza del sottomarino e se l’incidente abbia causato una fuoriuscita nucleare o danni all’ambiente marino”.

Ieri è arrivato l’esito dell’analisi: il Connecticut ha impattato “su una montagna sottomarina inesplorata mentre operava in acque internazionali nella regione Indo-pacifica”. Anche il WC-135 Constant Phoenix ha operato per dare il suo contributo all’analisi, ricercando nell’atmosfera eventuali detriti radioattivi persi dal sommergibile. Secondo gli analisti sentiti dal South China Morning Post, non le avrebbe trovate, ma non si esclude che l’assetto sia stato portato sul Mar cinese meridionale anche per riscontrare tracce di eventuali test nucleari condotti da Pechino.

In tal senso, la presenza nell’area dell’annusatore nucleare confermerebbe la volontà di Washington di avere un presidio informativo più che rilevante. Da una parte, aumenterebbe la capacità di comprensione della attività nella zona. Dall’altra, manderebbe un ulteriore segnale di presenza ad alleati e partner.

Il Mar Cinese è la principale delle preoccupazioni del Paesi dell’Associazione delle nazioni del Sud-est asiatico (Asean), che hanno relazioni economico-commerciali con la Cina (alcuni sono parte della Belt and Road Initiative) e contemporaneamente con Stati Uniti e Unione Europea. Temono che le tensioni militari nell’area possano portare a verificare condizioni di instabilità a loro detrimento – anche per questo vedono l’Ue come potenza in grado di essere un terzo polo di mediazione tra le due in confronto.

La scorsa settimana, il presidente Joe Biden ha partecipato al forum del blocco Asean – la presenza, in forma virtuale, ha normalizzato un’assenza che durava da quattro anni. Biden ha offerto a quei Paesi un pacchetto di aiuti concentrato sul contenimento dell’epidemia di Covid-19, lotta all’inquinamento, istruzione, cooperazione commerciale e tecnologica. Ma allo stesso tempo gli Stati Uniti devono anche mostrarsi davanti a quei attuali e potenziali partner anche affidabili dal punto di vista del mantenimento della sicurezza.

Per Washington è necessaria la costruzione della fiducia – elemento cruciale per portare avanti il contenimento cinese. C’è la necessità di dimostrare che le attività militari legate al Quad e all’Aukus sono un valore aggiunto e non un rischio: ossia deve dimostrare che l’iniziativa pensata – la Build Back Better World (B3w) – è un’ottima alternativa agli investimenti cinesi. Inviare un aereo per rivelare eventuali particelle nucleari è un messaggio di accountability davanti a un potenziale incidente — anche nei riguardi di Pechino e nel confronto con Pechino.

Usa in volo sul Mar Cinese. In ballo il dominio underwater

Di Stefano Pioppi e Emanuele Rossi

Gli Stati Uniti hanno inviato nel Mar Cinese un aereo per controllare la presenza di scorie nucleari. L’attenzione di Washington in un teatro delicato che dopo l’accordo Aukus sui sottomarini, ha una grossa sovrapposizione di presenze militari ed è a elevatissimo rischio di incidenti

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