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La Cina si arma in ogni dominio militare, puntando sulle nuove tecnologie e incrementando la capacità di proiezione in aree anche molto lontane dai suoi confini. È quanto si legge nel “Worldwide threat assessment” dell’Intelligence militare degli Stati Uniti, presentato dal direttore della Dia Scott Berrier ai membri del Comitato Armed services del Senato. Cinquantasette pagine che certificano il passaggio a “un’era di competizione strategica”, in cui Washington affronta “competitor che stanno sviluppando capacità per sfidare, limitare o superare il vantaggio militare degli Stati Uniti”. In cima alla lista, dopo l’analisi dello scenario da Covid-19, c’è la Cina, che “resta un competitor strategico a lungo termine”.

GLI OBIETTIVI DEL DRAGONE

L’attenzione è su tre trend: il potenziamento ad ampio spettro del Dragone; lo sviluppo di tecnologie innovative per impieghi militare; l’incremento della presenza all’estero delle forze cinesi. Si parte dall’obiettivo scritto a chiare lettere da Pechino nel 2019 all’interno del documento (pubblicato in lingua inglese) “La Difesa nazionale della Cina nella nuova era”:  avanzare “in modo completo nella modernizzazione” di tutti i segmenti delle Forze armate entro il 2035, così da disporre entro il 2050 di uno strumento militare “world-class”. A tendere verso tale obiettivo, spiega l’intelligence militare americana, c’è la leadership targata Xi Jinping, il cui consolidamento registrato nel 2020 ha permesso addirittura di accelerare gli obiettivi strategici. Pechino cerca una modernizzazione “completa” entro il 2027, così da avere “una migliore postura per un conflitto con qualsiasi Paese che vede come una minaccia, compresi gli Stati Uniti”.

LE STRATEGIE DI UNA SUPER POTENZA

Certificate le ambizioni di super potenza. L’Esercito popolare di liberazione (Pla), nota la Dia, giustifica la sua modernizzazione non solo con ragioni di sicurezza e difesa, ma anche “per promuovere la stabilità e la prosperità globali, attenuando le preoccupazioni sulle sue intenzioni e per presentare la Cina come leader globale”. Eppure, “il Pla afferma chiaramente che ha bisogno di modernizzarsi per colmare le lacune con potenze militari più forti e per scoraggiare e sottomettere le forze separatiste (principalmente Taiwan), proteggendo la sovranità e l’integrità territoriale della Cina”.

LA MODERNIZZAZIONE

Con un budget da 210 miliardi di dollari per il 2021 (+6,8% rispetto al 2019), la modernizzazione copre tutti i domini operativi, con forte spinta inter-forze ed esercitazioni rilevanti volte all’integrazione delle varie componenti. Preoccupano le novità missilistiche (qui un focus sull’arsenale di Pechino): “continuano a rafforzare le capacità di attacco balistico a lungo raggio e missili anti-nave, che conferiscono la capacità di condurre attacchi di precisione nel Pacifico occidentale, nell’Oceano indiano e nel Mar Cinese Meridionale”. Prosegue inoltre lo sviluppo dei missili a planata ipersonica (Hgv), con lo schieramento confermato dell’avveniristico vettore DF-17, per ora armato convenzionalmente, anche se si nota che “la Cina sta espandendo e diversificando il suo arsenale nucleare”, passando da circa 200 testate a un raddoppio nel giro di un decennio. Eppure, Pechino si dimostra “refrattaria” a discutere di disarmo e di controllo degli armamenti.

GUERRE BIOLOGICHE IN ARRIVO?

Nel report della Dia c’è ampio spazio al dominio Nbcr. “La Cina probabilmente ha l’esperienza tecnica per armare agenti chimici e biologici e dispone di numerosi sistemi d’arma convenzionali che potrebbero essere adattati per fornire questi agenti”. Di più: “ha costantemente affermato di non aver mai studiato, prodotto o posseduto armi biologiche, ma si è impegnata in potenziali attività biologiche a duplice uso e mantiene sufficienti infrastrutture biotecnologiche per produrre alcuni agenti biologici o tossine su larga scala”.

IL FOCUS SULL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE

Come spiegato su queste colonne dall’esperto Simone Dossi, la strategia adottata dalla Cina punta soprattutto sulle nuove tecnologie, potenziando “la sinergia tra sviluppo hig-tech e difesa” a colpi di “fusione militare-civile”, riformando “le sue organizzazioni per ricerca e sviluppo, nonché quelle per lo sviluppo di strategie e dottrine”. L’Intelligence americana riscontra investimenti “pesanti” sull’intelligenza artificiale”. Già nel luglio del 2017, il Consiglio di Stato della Repubblica popolare cinese rilasciava il Piano di sviluppo per una nuova generazione d’intelligenza artificiale (Aidp), identificando un obiettivo chiaro: diventare entro il 2030 il principale centro d’innovazione nel campo dell’intelligenza artificiale.

LA PREVISIONE

Si nota un incremento della presenza all’estero e degli interessi in regioni anche molto lontane dalla Cina. Dall’Africa all’Artico, dal Medio Oriente al basso Pacifico, Pechino amplia la sua zona d’interesse. Il report della Dia termina con l’analisi previsionale sui prossimi 12/18 mesi, “estremamente importanti per la Cina in generale e per Xi Jinping personalmente”. Pechino “probabilmente” tenterà di “ritrarre la Cina come uno Stato sempre più potente, stabile e prospero in vista delle celebrazioni del centesimo anniversario della fondazione del Partito”. La leadership continuerà così ad “affrontare una serie di sfide alla sicurezza, tra cui la crescente competizione con gli Stati Uniti, il consolidamento il controllo su Hong Kong, il rafforzamento della sua posizione nelle regioni contese e l’aumento della sua capacità di proteggere gli interessi cinesi all’estero”.

La Cina si arma hi-tech. Ecco il report dell'Intelligence Usa

La Defense Intelligence Agency degli Stati Uniti ha presentato il report “Worldwide threat assessment”. La Cina si conferma in cima alla lista delle sfide. Preoccupano la modernizzazione del Dragone ad ampio spettro, la crescita del suo arsenale missilistico e nucleare e la capacità di proiettarsi in scenari lontani dal Paese. La grande sfida è sull’Intelligenza artificiale

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