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La Cina della crisi del debito sovrano è double face: dentro i confini i guai causati dal drammatico indebitamento dei grandi colossi di Stato, molti dei quali insolventi verso il mercato (si veda il caso Huarong, inadempiente per centinaia di miliardi di yuan in termini di bond emessi), continuano senza sosta. Ma fuori, c’è chi invece su quel debito così fragile punta le sue fiches.

LA (NUOVA) MINA CINESE

Huarong, colosso del debito e che in molti vedono come una potenziale nuova Lehman Brothers in salsa cinese, è stato solo l’inizio. Perché l’agonia dei grandi conglomerati finanziari cinesi, sembra non arrestarsi. Lo dimostra il caso di Evergrande, gigante dell’immobiliare finito a corto di liquidità. Al punto che le sue azioni, quotate a Hong Kong, sono scese in pochi ai minimi di quattro anni dopo la diffusioni di timori circa la sostenibilità del debito. Ma soprattutto dopo il congelamento di numerosi asset del gruppo da parte dell’azionista Pechino, a garanzia della stessa esposizioni.

Martedì scorso, le azioni di Evergrande sono crollate di oltre il 14%, dopo un calo del 16,2% il giorno prima. Il calo ha cpolverizzato circa 37 miliardi di dollari, scendendo a un valore di mercato di circa 93 miliardi di dollari. Le azioni China Evergrande sono crollate di oltre il 60% negli ultimi 12 mesi. D’altronde, il gigante del real estate è in grave difficoltà e dopo il pagamento di 1,45 miliardi di obbligazioni in dollari, Evergrande dovrà ancora onorare circa 17 miliardi di dollari di obbligazioni in circolazione, tutte in debito offshore in dollari. La prossima obbligazione in scadenza sarà un’emissione da 2 miliardi, all’8,25% che scadrà il 23 marzo 2022.

IL GIAPPONE SI FIDA (DELLA CINA)

Eppure c’è chi si fida della Cina e del suo debito e nemmeno poco. Il Giappone. La Promotion and Mutual Aid Corporation for Private Schools of Japan, il fondo pensione dei lavoratori delle scuole private, ha deciso di investire ulteriormente nel debito cinese dopo aver già puntato pesantemente sui titoli del Dragone. Il fondo infatti ha iniziato a includere nei propri bilanci le obbligazioni cinesi da aprile 2019.

Il feeling del Giappone con il debito cinese è comunque in atto da tempo. Il totale degli acquisti giapponesi, tra enti pubblici e privati, è salito a 505,7 miliardi di yen nel 2020, stando a quanto dichiarato dal ministero degli esteri giapponese. In prima linea a far man bassa ci sono i fondi giapponesi che nel solo autunno 2020 hanno fatto acquisti record per 822,6 milioni di dollari (85,6 miliardi di yen).

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