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Lo stato dell’arte dei rapporti fra Italia e Stati Uniti. Un viaggio nella storia, nei volti che si sono succeduti ai vertici dei rispettivi paesi. L’economia, la geopolitica, l’attualità. C’è questo e tanto altro all’interno del libro ‘America per noi’, scritto dal giornalista e saggista Mario De Pizzo, edito da Luiss University press. Dal testo di De Pizzo, Comin & Partners ieri ha organizzato un webinar con un parterre di primissimo piano, per riflettere sulle relazioni fra l’Italia e gli Stati Uniti da Sigonella a oggi.

Bettino Craxi, Giulio Andreotti, i figli di un’epoca che non si è mai davvero chiusa. Pratica di Mare, Silvio Berlusconi e la storica stretta di mano fra Bush e Putin. Ad alternarsi al banco dei relatori sono stati Giampiero Massolo, presidente di Fincantieri e Ispi, il presidente della commissione Affari Costituzionali al Parlamento Europeo Antonio Tajani, la capogruppo del Pd in Senato Simona Malpezzi e il direttore dell’Agi Mario Sechi. La moderazione è stata affidata a Lavinia Spingardi di Sky tg 24. La vicepresidente della Regione Emilia-Romagna Elly Schlein, ha invece inviato un video messaggio.

La prima chiave di lettura del testo di De Pizzo, la dà Giampiero Massolo, che riconosce un approccio metodologico finalizzato “a raccogliere le testimonianze e a metterle in fila in ordine logico”, piuttosto che “a esprimere un giudizio sui fatti”. Secondo il presidente dell’Ispi “l’autore riesce a fare emergere come il nostro rapporto con gli States abbia una valenza molto importante. E’ un parametro per capire se ‘sappiamo stare al mondo’”.

Dal libro “emergono essenzialmente due limiti: da un lato la nostra sopravvalutazione, in determinati contesti, del potere di ricatto italiano”. Condizione quest’ultima che, talvolta, ha indotto il nostro Paese “a fare di testa sua, uscendo da certi schemi”. D’altro canto “abbiamo sottovalutato la nostra capacità di saper coalizzare”. Sotto un profilo strettamente cronologico, analizza Massolo, il testo si potrebbe dividere in tre parti che “rappresentano le diverse fasi cruciali del rapporto fra Italia e Usa. La prima fase è quella in cui ci muovevamo nelle acque sicure del mondo occidentale prima della caduta di Berlino. La seconda fase è stata quella, dopo il 1989, che ha generato una sorta di tana libera a tutti e una corsa alla de-responsabilizzazione del nostro Paese”.

Poi, si arriva all’attualità. E anche l’attualità presenta le sue problematiche. Sì perché “l’amministrazione americana distingue fra chi è partner e chi invece è solamente un alleato”. Un discorso valoriale. “Con gli alleati – chiude Massolo – in linea di massima si condividono i valori e si ha terreno comune, pur con differenti sfumature. Con gli alleati invece si condivide un obiettivo che può essere occasionale e temporaneo. Il libro di De Pizzo ha cinque direttrici, riassumibili in altrettante parole, che dettagliano perfettamente il rapporto fra Italia e Stati Uniti: alleanza, contesto, prevedibilità, indipendenza e cultura”.

Chi si spese a lungo per rafforzare i rapporti fra il nostro Paese e gli Stati Uniti fu senza dubbio l’ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Lo rimarca a più riprese, nel suo intervento, Antonio Tajani. Peraltro il forzista ricorda come “Berlusconi si spese per avvicinare la Russia all’Occidente. La stretta di mano a Pratica di mare fu emblematica e fu un risultato diplomatico importantissimo”. Alla base di questa battaglia non ci sono motivazioni ideologiche, bensì culturali. “La Russia ha radici cristiane, è figlia di una cultura occidentale. E, soprattutto, non deve scegliere di stare con la Cina”. Fermo restando che “in passato i russi hanno commesso non pochi errori, deve essere interesse di Europa e Stati Uniti avere un rapporto privilegiato con la Russia”. A proposito di Pechino, Tajani tiene a rimarcare la discontinuità rappresentata dall’attuale esecutivo “rispetto al Conte bis, che occhieggiava con favore alla Cina”.

Tuttavia, come ricorda il direttore di Agi Mario Sechi “il nostro Paese ha firmato un accordo sulla nuove via della Seta che, politicamente, rappresenta un problema”. Sechi propone un’analisi geopolitica piuttosto dettagliata, che riassume nella “necessità di ritrovare la voce dell’Occidente”. Il direttore dell’agenzia di stampa identifica nei tre conflitti – Iraq, Afghanistan e Libia – una buona base di partenza per analizzare le vicissitudini americane, anche sul piano politico. “Bush, proiettato nel nuovo millennio, con la prospettiva di una crescita continua, bruscamente scosso dall’attentato alle Torri Gemelle. Barack Obama, che si trova a dover fronteggiare una crisi economica devastante. Donald Trump, che si impone come presidente che vuole conquistare la supremazia assoluta degli Stati Uniti nel mondo e, infine, Joe Biden con la pandemia”.

In tutto questo l’Italia è nel mezzo, “del Mediterraneo, e dello scacchiere geopolitico mondiale”. Per Simona Malpezzi il cambio di leadership alla Casa Bianca “rappresenta una grande opportunità per il nostro Paese. Anche grazie al capo dell’Esecutivo Mario Draghi, il nostro ruolo su scala europea sta progressivamente assumendo maggiore importanza”. Per questo la senatrice dem rimarca la necessità di “rinsaldare un rapporto fra Stati Uniti, Italia ed Europa. Per noi questo rapporto ha sempre avuto una centralità imprescindibile”. Malpezzi sostiene che il libro di De Pizzo, “dovrebbe essere inserito come testo per l’ultimo anno delle superiori: si legge bene e, oltre a ricordare cosa siamo stati, aiuta a capire cosa potrà essere l’Italia in futuro”.

Partner o alleati? Il rapporto tra Italia e Usa nel libro di De Pizzo

Da Sigonella ai giorni nostri. Da Bettino Craxi a Silvio Berlusconi. Lo stato dell’arte del rapporto fra il nostro Paese e gli Stati Uniti. Una riflessione a partire dal libro di Mario De Pizzo ‘America per noi’, nell’evento organizzato da Comin&Partners

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