Skip to main content

Tutto accadde tra il 7 e il 12 ottobre del 1985. Quando un commando di terroristi palestinesi sequestrò la nave da crociera Achille Lauro al largo delle coste egiziane, la prima preoccupazione del presidente del Consiglio Bettino Craxi fu quella di garantire l’incolumità delle oltre quattrocento persone, fra passeggeri e membri dell’equipaggio, che in quel momento si trovavano a bordo. Fin da subito, Craxi si orientò su un approccio che escludeva l’intervento militare in assenza di azioni violente nei confronti dei passeggeri tenuti in ostaggio, e insieme al suo ministro degli Esteri Giulio Andreotti iniziò a tessere una fitta rete diplomatica coinvolgendo fra gli altri il presidente egiziano Hosni Mubarak e il leader dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina, Yasser Arafat.

Il commando che aveva assaltato la nave italiana apparteneva a un gruppo radicale che all’interno dell’Olp si opponeva alla linea di Arafat, convinto proprio da Craxi dell’inefficacia della lotta armata e dell’utilità di percorrere la strada negoziale per portare avanti le istanze del popolo palestinese. Solo in un secondo momento, dopo che i dirottatori si erano consegnati alle autorità egiziane, emerse la notizia dell’orribile assassinio di Leon Klinghoffer, un cittadino ebreo-americano disabile ucciso e gettato in mare. Le carte d’archivio, sia quelle di provenienza statunitense sia quelle italiane, testimoniano che del tragico destino di Klinghoffer Bettino Craxi sia venuto a conoscenza soltanto più tardi, e dopo che un primo contatto radio con il comandante dell’Achille Lauro, Gerardo De Rosa, che aveva escluso qualsiasi nocumento alle persone.

A quel punto, però, scattò l’azione americana: il presidente Ronald Reagan reclamò la consegna dei quattro terroristi e dei mediatori inviati da Arafat perché fossero processati sull’altra sponda dell’Atlantico, si arrivò al braccio di ferro nella base Nato di Sigonella, dove venne sfiorato perfino lo scontro armato tra gli avieri italiani, i militari statunitensi della Delta Force e i carabinieri. Craxi agì con determinazione per assicurare i terroristi alla giustizia italiana, che li condannò per l’atroce delitto che avevano commesso. Il presidente del Consiglio seguì la bussola della legge italiana e del diritto internazionale: il reato era stato commesso su nave italiana e la competenza a giudicare spettava alla magistratura del nostro Paese.

Ma Craxi era certamente mosso anche da una sete di giustizia, quel crimine non poteva e non doveva restare impunito. E così fu: i responsabili del dirottamento e dell’assassinio furono processati e condannati. C’è un episodio che mi piace ricordare, perché anche questo è indicativo della forza morale di Bettino e della sua determinazione dettata da convinzioni profonde: nella fase più acuta della crisi, Craxi tornò in albergo a tarda sera per riposare e lasciò detto a Marcello, il centralinista della grande famiglia del Raphael, che non voleva essere disturbato per nessuna ragione. Fu lo stesso Marcello a raccontarmelo. A notte fonda squillò il telefono, dall’altra parte c’era Michael Ledeen, un personaggio ieratico, non è mai stato chiaro per chi lavorasse.

La Cia? Il Mossad? Oppure per entrambi? Si racconta che fu proprio lui a organizzare alcuni viaggi negli Usa del sostituto procuratore Antonio Di Pietro. Di certo, a Washington egli aveva una grande influenza, tant’è che stava cercando Craxi per passargli Reagan. Al rifiuto di Marcello di svegliare il capo del governo italiano, Ledeen cominciò a sbraitare minacciando di far intervenire i carabinieri, sicché a quel punto il centralinista dell’albergo, indeciso se disattendere gli ordini di Craxi o dispiacere al presidente degli Stati Uniti, si risolse a passarglielo. A Marcello che annunciava la presenza di Reagan al telefono, Craxi obiettò: “Ma cosa vuole?”. Per lui, infatti, la questione era risolta, gli americani non dovevano impicciarsi per un reato su cui era titolata a intervenire la magistratura italiana. Sono stata e sono molto orgogliosa di come mio padre gestì quella crisi, difendendo le ragioni dell’Italia.

Così Craxi risolse la crisi di Sigonella. Il racconto della figlia Stefania

“Questo volume nasce da un moto dell’animo. Racconta un pezzo della mia storia, il mio Craxi, un padre difficile e straordinario, e, vagando tra i ricordi, narra le vicende della nostra famiglia, una famiglia allargata a una piccola, grande comunità politica e di amici che per anni ha condiviso tutto”. Pubblichiamo un estratto del libro di Stefania Craxi “All’ombra della storia. La mia vita tra politica e affetti”

Al G7 Turismo l'IA protagonista assoluta. Nel futuro lo sarà ancora di più

Da Firenze la ministra Daniela Santanchè rilancia il ruolo della tecnologia nel terzo settore, spalleggiata dagli omologhi delle sette economie più forti al mondo. Il digitale fa già la sua parte e negli anni a venire può dare un contributo ancor più importante. A patto che si investa nella formazione: da quanto emerge, l’Italia è ultima in Europa per laureati in Itc

Tensione nei Balcani. Cosa c'è dietro il riarmo della Serbia

Non c’è solo Ankara tra i massimi sostenitori di Vucic, ma probabilmente anche la nuova amministrazione americana di Donald Trump con cui il presidente serbo si è preoccupato negli anni di mantenere un costante rapporto, fatto di mediatori in loco e di relazioni. Tra questi spicca l’ex inviato di Trump per il dialogo Serbia-Kosovo, Richard Grenell, diplomatico, al momento in attesa di un incarico che, già in occasione della convention repubblicana di Milwaukee aveva messo l’accento sull’importanza di una buona cooperazione tra Stati Uniti e Serbia

Così i tabloid cinesi spingono sul tracciamento del Dna

Il Global Times, megafono della propaganda cinese in inglese, ha celebrato una curiosa scoperta genetica, evidenziando la forza della genomica cinese, dominata da BGI Group. Il colosso che è attivo anche in Italia

Pechino sfida SpaceX alzando la posta con Long March 9 e Haolong

Con il razzo riutilizzabile Long March 9 e la navetta cargo Haolong, la Cina non si limita a partecipare alla corsa spaziale globale ma punta a guidarla con una strategia ambiziosa che ridefinisce le priorità globali nella Space economy. Resta da vedere come queste innovazioni influenzeranno il delicato equilibrio tra collaborazione e competizione nello spazio, un settore sempre più strategico per il futuro dell’umanità 

L’Ue stanzia 300 milioni per gli acquisti congiunti nella Difesa. È la prima volta

Per la prima volta, la Commissione europea ha approvato uno stanziamento di trecento milioni di euro per aiutare gli Stati membri a effettuare acquisti congiunti. Anche l’Italia beneficerà dello stanziamento straordinario. Nella lista della spesa figurano mezzi blindati, sistemi di difesa aerea e munizioni da 155mm. Dubbi sulla volontà di ricomprendere nel pacchetto anche gli aiuti all’Ucraina

La smorfia di Lollobrigida, il formaggio di Gasparri, gli occhiali di Bernini. Queste le avete viste?

A che pensava il ministro dell’Agricoltura al cambio dei vertici dei Carabinieri? E che guardava la ministra Bernini al Politecnico? Ma soprattutto, quanto pesava la forma di formaggio sulle spalle di Gasparri? Ecco le foto politiche degli ultimi sette giorni

L'alleato migliore per Trump in Europa? Giorgia Meloni. Parola di Wsj

In una lunga riflessione firmata da Peter Rough e Daniel Kochis (del Center on Europe and Eurasia dell’Hudson Institute) viene elogiata la capacità della premier italiana perché “la sua personalità mescola fascino e grinta in egual misura”. E, a differenza di Orban, è più credibile e capace

Su Mps il governo si è mosso bene. Ora quale futuro per Siena? Parla De Mattia

L’ulteriore passo indietro del Tesoro nella banca più antica del mondo, per far posto, tra gli altri, a nuovi soci battenti bandiera tricolore, rappresenta un’operazione positiva e importante al tempo stesso. Ora però bisogna guardare oltre e capire se Siena rimarrà sulle sue gambe o finirà in sposa. Conversazione con Angelo De Mattia, editorialista ed ex dirigente di Bankitalia

Così il Brasile si prepara al G20, tra Occidente e Cina

Il Brasile sotto i riflettori del G20. Il Paese guidato da Lula vuole evitare sbilanciamenti, anche attendendo il ritorno alla Casa Bianca di Donald Trump. La valutazione tra la Belt & Road, l’iniziativa diplomatica e la gestione delle proprie ambizioni internazionali in mezzo alla competizione tra potenze, prima del vertice globale di Rio de Janeiro

×

Iscriviti alla newsletter