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Che dire, il tempismo è da campioni. Probabilmente non casuale. Beppe Grillo tuona contro il “maccartismo” degli Usa contro la Russia. A poche ore dall’arresto di una spia russa che stava rubando segreti militari a Roma. Dalla sua espulsione disposta dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio. Dalla convocazione dell’ambasciatore russo Sergei Razov. Insomma, da un clamoroso calcio del governo Draghi a Vladimir Putin.

Mentre la diplomazia e l’intelligence italiana fanno i conti con la vendita di segreti militari a un ufficiale russo da parte di un capitano di fregata della Marina italiana arrestato martedì sera, piovono fulmini e saette dal guru e fondatore del Movimento Cinque Stelle. Contro gli Stati Uniti, ovviamente.

Su Facebook grillo posta un articolo del suo blog (onore riservato ai contributi più amati dal leader) firmato da Fabio Massimo Parenti, vecchia conoscenza del portale, professore alla China Foreign Affairs University di Pechino. “Se molti pensavano che il duo Trump-Pompeo fosse pericoloso, che dire di Biden-Blinken? – scrive l’ “Elevato” a corredo del post –  invece di costruire nuove fondamenta per una più ampia cooperazione internazionale – soprattutto considerando che stiamo vivendo un periodo di molteplici crisi globali – Biden-Blinken identificano nemici – con toni bellicosi nei confronti di Russia e Cina – attribuendo responsabilità sempre e solo agli “altri””.

Dunque l’analisi di Parenti, esperto di Cina e firma spesso ospitata sul giornale ufficiale del Partito comunista cinese, il Global Times. “Gli Usa sono i benvenuti nella costruzione di un destino condiviso e di una cooperazione tra pari finalizzata a creare beni comuni e risolvere problemi comuni. Si parta dal prendere atto che il mondo è già cambiato e non accetta più i diktat di Washington (o di qualsiasi altro egemone) che insieme a pochi sodali suole autodefinirsi ‘comunità internazionale”.

In verità l’articolo in bella vista sul blog è una lunga giaculatoria contro la politica cinese di Biden. Le accuse di “genocidio” degli uiguri in Xinjiang rivolte dal segretario di Stato Antony Blinken, sentenzia Parenti, si basano “fonti inaffidabili e dati inverificabili” e il loro vero obiettivo è “destabilizzare lo Xinjiang per colpire la Bri (Belt and Road Initiative, ndr)”.

È Grillo, forse non a caso, a specificare nel cappello che la difesa a spada tratta riguarda “Russia e Cina”, quando ormai le agenzie italiane battono da ore sull’escalation diplomatica fra Roma e Mosca.

E pensare che proprio il volto più noto del Movimento, Di Maio, ha deciso questa volta di alzare l’asticella convocando l’ambasciatore russo e ordinando l’immediata espulsione di due funzionari coinvolti, con tanto di post al vetriolo per confermare la “ferma protesta del governo italiano” per una “vicenda gravissima”.

Beppe Grillo, co-founder of the Five Star Movement

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