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“Querida Amazonia” è il titolo dell’esortazione apostolica di Papa Francesco, pubblicata nel 2020, frutto del Sinodo dedicato proprio alla regione sudamericana, in cui il Pontefice ribadisce il tema dell’ecologia integrale, come già esposto nell’enciclica “Laudato si’” del 2015, ricordando che la salvaguardia della natura è strettamente legata alla giustizia sociale. L’Amazzonia è vista come “patria comune dell’umanità”, “cuore biologico” del mondo, vitale per la salute del pianeta e l’esortazione richiama l’urgenza di proteggere le risorse naturali contro lo sfruttamento selvaggio del più grande polmone verde della terra.

Un messaggio rivolto non soltanto ai nove Paesi che la condividono (Brasile, Bolivia, Colombia, Ecuador, Guyana, Perù, Suriname, Venezuela, Guyana Francese) ma a tutto il mondo, per risvegliare “l’affetto e la preoccupazione per questa terra che è anche nostra”. “Sogno un’Amazzonia, scrive Francesco, che lotti per i diritti dei più poveri, dei popoli originari, degli ultimi, dove la loro voce sia ascoltata  e la loro dignità sia promossa. Sogno un’Amazzonia che difenda la ricchezza culturale che la distingue, dove risplende in forme tanto varie la bellezza umana. Sogno un’Amazzonia che custodisca gelosamente l’irresistibile bellezza naturale che l’adorna, la vita traboccante che riempie i suoi fiumi e le sue foreste”.

Alcuni mesi dopo la sua rielezione, il 5 giugno 2023, Giornata mondiale dell’Ambiente, il Presidente brasiliano Lula da Silva ha presentato un massiccio piano di interventi per la protezione dell’Amazzonia, “dopo quattro anni di indifferenza e negligenza”. L’obiettivo è fermare completamente la deforestazione entro il 2030: “Sono determinato a riprendere la leadership globale del Brasile nella mitigazione del cambiamento climatico e nel controllo della deforestazione”, correggendo le leggi approvate dal precedente Presidente Jair Bolsonaro che hanno portato alla riduzione degli obiettivi climatici del Paese.

In questo percorso si inserisce l’organizzazione, nel cuore dell’Amazzonia, nella città di Belèm, capitale dello Stato del Parà, della prossima  Conferenza delle Parti sui cambiamenti climatici (Cop30) a novembre di quest’anno. La Roadmap Baku-Belèm mira a “rafforzare la cooperazione internazionale e ad aumentare in modo significativo le risorse finanziarie, sia pubbliche che private, destinate ai Paesi in via di sviluppo”, per favorire l’attuazione dei piani nazionali di adattamento climatico. Si dà corpo, in questo modo, all’Accordo di Parigi (di cui quest’anno ricorre il decennale) che “mira ad allineare i flussi finanziari globali con percorsi di sviluppo a basse emissioni e resilienti ai cambiamenti climatici”.

Di questo e del rapporto fra Italia e Brasile, in vista dell’appuntamento di novembre, si è dibattuto all’Ambasciata del Brasile a Roma, in un recente incontro dal titolo “Per un futuro migliore, impariamo dall’Amazzonia”, organizzato da Globe Italia, associazione nazionale per il clima, che ha visto la partecipazione di importanti player nazionali per rafforzare le relazioni italo-brasiliane, legate dal fil rouge della sostenibilità ambientale e sociale. Gli onori di casa sono stati fatti da Silviane Tusi Brewer, ministra consigliera dell’Ambasciata brasiliana, la quale ha sottolineato l’importanza dell’appuntamento di novembre, in Brasile, che vuole ridare vita e speranza ad una nazione che mette al centro un progresso giusto e sostenibile, proteggendo e valorizzando un bene prezioso come quello dell’Amazzonia.

“Brasile e Italia possono camminare insieme per affrontare le sfide di un presente complicato – ha spiegato Matteo Favero, presidente di Globe Italia, introducendo i lavori – soprattutto facendo squadra con quei Paesi con cui abbiamo legami da decenni. Per la prima volta la conferenza dell’Onu sul clima si terrà nel cuore verde del mondo. Il nostro Paese, che è tra i più biodioversi d’Europa e campione nella sostenibilità, gioca un ruolo decisivo nei negoziati per combattere il riscaldamento globale i guidare una transizione giusta e solidale per cittadini e imprese”.

Il messaggio delle istituzioni internazionali è stato portato da Francesco La Camera, direttore generale di Irena, l’Agenzia internazionale per le energie rinnovabili. “Gli obiettivi raggiunti nelle rinnovabili nel corso del 2024 ci fanno ben sperare nel futuro e nel prossimo appuntamento in Brasile. Nel 2024 le rinnovabili hanno rappresentato oltre il 90% della nuova capacità elettrica installata a livello mondiale. Le principali economie stanno investendo in tecnologie pulite e i l’uso dei combustibili fossili sta diminuendo. Una transizione energetica veramente globale e giusta richiede, comunque, un cambiamento di paradigma: dal Global North ad uno fondato sulla partnership, sull’equità e sulle opportunità condivise, dove le energie rinnovabili rappresentano una leva importante per colmare il divario tra Paesi ricchi e Paesi poveri”. Che è poi uno degli argomenti principe della prossima Conferenza delle Parti.

La voce del nostro ministero dell’Ambiente è stata affidata a Fabrizio Penna, capo Dipartimento per il Pnrr del Mase. “È fondamentale per il nostro Paese confrontarsi sui temi che verranno discussi alla Cop30, una conferenza particolarmente importante sia per le problematiche che verranno affrontate che per l’evocativo scenario in cui si svolgerà. Il mondo cambia sempre più velocemente e la nostra responsabilità, insieme alle imprese e alle istituzioni impegnate per una transizione ecologia che ci porterà alla decarbonizzazione nel 2050, è far sì che i giorni di Belèm diano risultati concreti. La forestazione gioca un ruolo fondamentale nel contrastare il cambiamento climatico in atto. E la piantumazione di quattro milioni e mezzo di alberi in tutta Italia va in questa direzione”.

La tavola rotonda che ha animato la seconda parte dell’incontro italo-brasiliano ha dato la parola alle aziende impegnate nel percorso di transizione ecologica. Come le eccellenze nell’economia circolare, rappresentate da Ivan Illomei, responsabile delle relazioni istituzionali del Conai. “La transizione ecologica non può prescindere da una trasformazione sistemica del modo in cui produciamo, consumiamo e gestiamo le risorse. L’economia circolare – e il  modello italiano di gestione degli imballaggi ne è un esempio – attraverso il riciclo, il riuso e la progettazione sostenibile non è soltanto una risposta ambientale, anche una leva di sviluppo economico e sociale. Non dobbiamo parlare soltanto di riduzioni delle emissioni, ma di equità, di giustizia climatica, di inclusione. Un modello in cui la sostenibilità non sia un lusso per pochi, ma un’opportunità per tutti”.

Enel, leader internazionale nella produzione e distribuzione di energia, ha individuato il Brasile come pietra angolare della sua strategia di crescita. Lo ha ricordato Nicolò Mardegan, direttore delle relazioni esterne. I notevoli investimenti e le operazioni su larga scala  sottolineano l’importanza di questo Paese nei  piani dell’azienda, in particolare nei settori delle infrastrutture di rete e delle energie rinnovabili, mirando a ridurre la dipendenza dai combustibili fossili. Enel, attraverso una sempre maggiore diffusione delle energie rinnovabili, i miglioramenti nelle infrastrutture e l’espansione della forza lavoro, intende svolgere un ruolo fondamentale nel futuro energetico del Brasile, soprattutto nelle due principali aree metropolitane di S. Paulo e Rio de Janeiro.

I rischi legati ai cambiamenti climatici rappresentano una fonte crescente di incertezza per la produzione alimentare. Secondo un recente studio dell’Unione Europea, il settore agricolo perde in media oltre 28 miliardi di euro l’anno a causa di condizioni meteorologiche avverse. “Le preoccupazioni per il cambiamento climatico – ha ricordato nell’occasione Stefano Masini, responsabile nazionale Ambiente della Coldiretti – obbligano a guardare alle foreste dell’Amazzonia riducendo quella distanza che sempre più separa il mondo in cui siamo cittadini e consumatori rispetto a quello di cui siamo tributari del beneficio di servizi eco sistemici. Tutto è collegato, ammoniva Papa Francesco, e ciò deve farci riflettere sull’importanza di non dissociare i problemi delle comunità con quelli dell’ambiente. Persone ed ecosistemi non possono essere ostaggio del libero scambio sacrificando il valore del cibo e le identità culturali”.

Le conclusioni della giornata sono state affidate a Francesco Corvaro, Inviato Speciale per il Cambiamento Climatico del Governo italiano, fresco del suo viaggio in Brasile dove ha avuto un incontro con  il presidente della Cop30, l’ambasciatore brasiliano Andrè Correa do Lago. “L’Italia in più occasioni ha ribadito di dare pieno supporto al governo brasiliano per far sì che da questa Conferenza arrivino ottimi risultati – ha detto Corvaro – Alla Cop30 dobbiamo implementare quello che è stato già deciso. Soprattutto per quanto riguarda la finanzia climatica, che vede la compartecipazione della parte pubblica e di quella privata”. A Belèm bisognerà arrivare a mobilitare 1.300 miliardi di euro, entro il 2035, una cifra considerata necessaria per attuare la transizione nelle economie dei Paesi in via di sviluppo.

Verso Cop30, per un futuro migliore impariamo dall'Amazzonia

All’Ambasciata del Brasile a Roma, in un recente incontro dal titolo “Per un futuro migliore, impariamo dall’Amazzonia”, organizzato da Globe Italia, associazione nazionale per il clima, importanti player nazionali si sono riuniti con l’obiettivo di rafforzare le relazioni italo-brasiliane, legate dal fil rouge della sostenibilità ambientale e sociale

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