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Come aveva anticipato Michito Tsuruoka, professore associato ed esperto di sicurezza internazionale all’Università Keio di Tokyo, durante un’intervista con Formiche.net, le tecnologie emergenti sono state al centro dell’incontro tra il presidente statunitense Joe Biden e il premier giapponese Yoshihide Suga, primo capo di governo a essere ricevuto alla Casa Bianca dall’inaugurazione della nuova amministrazione.

Stati Uniti e Giappone investiranno congiuntamente 4,5 miliardi di dollari per lo sviluppo della tecnologia per le comunicazioni di rete di nuova generazione nota come 6G. Lo hanno concordato i leader dei due Paesi in occasione del loro incontro alla Casa Bianca, lo scorso venerdì 16 aprile. L’annuncio dell’accordo è contenuto nei resoconti scritti dell’incontro pubblicati dalla Casa Bianca lo scorso fine settimana. Biden e Suga hanno concordato investimenti comuni nella ricerca, sviluppo, collaudo e commercializzazione di reti sicure e tecnologie per l’informazione e le comunicazioni avanzate.

“Gli Stati Uniti si sono impegnati a investire 2,5 miliardi di dollari, e il Giappone 2 miliardi”, afferma il documento della presidenza statunitense, che ribadisce anche la richiesta comune di reti 5G “sicure e aperte”, con l’intento evidente di sviluppare alternative alle infrastrutture di rete sviluppate dalla Cina. Che non vengono citate esplicitamente ma risultano chiare dalla dichiarazioni di voler fare affidamento su “fornitori affidabili”. Tra le altre priorità, Stati Uniti e Giappone intendono portare avanti lo sviluppo delle Open Radio Access Networks (Open-Ran), una piattaforma open source che consenta agli operatori di rete di impiegare simultaneamente apparecchiature di diversi costruttori, senza dover possedere interi sistemi di antenne e stazioni di base.

A oggi le compagnie cinesi Huawei Technologie e Zte detengono collettivamente circa il 40 per cento del mercato globale delle stazioni base per il 5G; le aziende europee Ericsson e Nokia, assieme alla compagna sudcoreana Samsung Electronics, detengono collettivamente una ulteriore quota del 50 per cento, mentre le aziende statunitensi e giapponesi detengono quote minoritarie.

In un altro documento diffuso dalla Casa Bianca al termine dell’incontro si legge ancora: “Collaboreremo anche su catene di fornitura sensibili, compresi i semiconduttori, promuovendo e proteggendo le tecnologie critiche che sono essenziali per la nostra sicurezza e prosperità”.

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