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L’ordine internazionale è in fase di transizione e riorganizzazione e ciò obbliga gli Stati europei e la Nato a un riorientamento strategico per la ristrutturazione e la riorganizzazione della propria difesa. La Strategic defence review 2025 non solo indica le necessità stringenti per il rafforzamento della difesa britannica, atlantica ed europea, ma struttura anche un modello di pianificazione per la realizzazione di queste e per il rafforzamento della propria base industriale. 

Cosa prevede la Strategic defence review 

Primi elementi affrontati dalla nuova dottrina sono l’impegno del Regno Unito per l’acquisizione di 12 sottomarini a propulsione nucleare Aukus (sviluppati nell’ambito del partenariato strategico Australia, Uk, Usa), che dovranno essere operativi entro la fine del 2030, e l’investimento di 15 miliardi di sterline in “testate nucleari sovrane”, che contribuiranno alle capacità britanniche e Nato  di deterrenza e difesa, ampliando il contributo di Londra all’arsenale nucleare atlantico. Gli F-35A rappresentano un altro punto cruciale della revisione strategica: previsti nuovi accordi col Pentagono per i caccia di quinta generazione e per l’approvvigionamento di bombe nucleari tattiche B61-12 per il dominio dei cieli e per una efficace deterrenza aerea. Per quanto concerne l’attività bellica terrestre, invece, viene delineata una nuova modalità di combattimento, basata sulla strategia 20-40-40: il 20% delle capacità sarà dedicato a sistemi d’arma pesanti (come i carri Challenger 3), il 40% verrà dedicato a droni d’attacco monodirezionali insieme a proiettili d’artiglieria, e l’ultimo 40% sarà incentrato su droni tattici di maggiori dimensioni, come l’MQ-9 Reaper, con compiti di ricognizione tattica ed intelligence (Isr). Altro pilastro della nuova dottrina strategica britannica è l’ampliamento della spesa per la difesa, la quale raggiungerà il 3% del Pil e si concentrerà sulla produzione di munizioni e sul rinfoltimento degli arsenali. Saranno stanziati a questo proposito oltre 1.5 miliardi di sterline per l’acquisizione di almeno 7000 nuove armi a lungo raggio e per la creazione di almeno sei nuove fabbriche di munizioni e materiali energetici. 

Infrastrutture critiche e nuovi dominii

Oltre alla dimensione bellica convenzionale, il documento strategico include un programma di sorveglianza dei cavi sottomarini, detto Atlantic Bastion, che punterà a prevenire e ostacolare le attività di sabotaggio, assieme alla progettazione di uno scudo aereo difensivo per attacchi missilistici e la formazione di una guardia civile nazionale, che operi per la salvaguardia delle infrastrutture statali. Sul versante cibernetico, si punterà ad una nuova formazione militare focalizzata specificamente sulla guerra digitale ed elettronica: il Cyber ​​and electromagnetic command, che dovrà guidare le operazioni informatiche difensive e coordinare le capacità informatiche offensive, congiuntamente alla National cyber force.

Direzione sesta generazione

Nel frattempo, Londra registra anche l’approvazione da parte della Commissione europea dell’accordo industriale con Italia e Giappone nell’ambito del programma Gcap. L’esame da parte di Bruxelles sotto il profilo della concorrenza era un passaggio obbligato, vista la partecipazione di un’azienda di uno Stato membro dell’Unione (Leonardo, in quota Italia). Secondo quanto stabilito dalla Commissione, la creazione della joint venture che guiderà la realizzazione del Gcap, con sede nel Regno Unito, non comporta rischi significativi per la competizione nel mercato interno europeo. La nuova entità sarà responsabile della progettazione, dello sviluppo e della consegna dell’aereo, segnando un passo importante verso l’adozione di un sistema aereo da combattimento di nuova generazione.

La direzione tracciata: prontezza operativa e adattamento tattico 

La linea indicata dalla nuova dottrina militare di Londra vede nella cooperazione tra governo e industrie private la sinergia giusta per il rafforzamento della propria sicurezza, con l’intenzione di attirare nuovi investitori per il proprio mercato della difesa e con l’intenzione di accelerare il meccanismo burocratico degli appalti, coinvolgendo sia Pmi, sia giganti del settore come Leonardo Uk e Bae Systems. L’obiettivo dichiarato della difesa britannica è quello di avere a disposizione un esercito dieci volte più letale, che possa scoraggiare eventuali attacchi e, ove si presentasse l’occasione, difendersi con estrema efficacia. La Strategic defence review, però, non indica solamente una lunga lista della spesa, di progetti e necessità stringenti, ma rappresenta anche un paradigma concettuale attuale e ambizioso, che dimostra di saper imparare dai conflitti in corso, come quello in Ucraina, e che offre una panoramica bellica e geopolitica a 360 gradi. L’obiettivo finale è quello di adattarsi al cambiamento dello status quo internazionale e alle modalità di conduzione della guerra, combinando il dominio del tempo a quello delle informazioni, con la consapevolezza che nei conflitti moderni vince chi controlla le informazioni e dimostra di sapersi adattare, velocemente e con maggior efficacia, alla dinamicità delle attuali sfide globali. 

Prontezza operativa e adattamento tattico. Cosa prevede la nuova dottrina strategica britannica

Il Regno Unito accelera sulla difesa, portando gli investimenti al 3% del Pil e pubblicando la nuova dottrina militare. La Strategic defence review 2025 include infatti una nuova concettualizzazione della dimensione bellica, confermando il Nato first approach e sottolineando la necessità di più munizioni, nuovi droni e un incremento del numero di sottomarini Aukus (Australia, Uk, Usa) a disposizione

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