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Nel lungo totonomi era una delle poche certezze. Marta Cartabia è il nuovo ministro della Giustizia. Sarà lei la Guardasigilli del governo di larghe intese, ha annunciato il premier incaricato Mario Draghi dal Quirinale.

58 anni a maggio, professoressa di Diritto Costituzionale, è stata per nove anni giudice della Corte Costituzionale, che ha presieduto tra dicembre del 2019 e settembre 2020. Nominata nel 2011 dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, è stata la prima donna a ricoprire il ruolo di presidente della Consulta.

Nata a San Giorgio a Legnano in Lombardia, si è laureata all’Università degli Studi di Milano nel 1987 con una tesi sul diritto costituzionale europeo insieme a Valerio Onida (in seguito anch’egli presidente della Corte Costituzionale).

Ha poi completato un dottorato all’Istituto universitario europeo di Fiesole e una specializzazione in Giustizia costituzionale comparata a Marsiglia. Professoressa ordinaria a Verona, dal 2004 al 2011 ha insegnato diritto costituzionale alla Bicocca. Dal settembre 2020, dopo la presidenza della Consulta, ha iniziato a insegnare alla Bocconi di Milano.

Negli anni Cartabia ha ricoperto numerosi incarichi accademici internazionai. È stata inaugural Fellow allo Straus Institute for Advanced Study in Law and Justice (New York University), ha fondato la rivista specialistica Italian Journal of Public Law. Diversi i ruoli ricoperti anche in Ue. Dal 2003 al 2006 ha ricoperto l’incarico di componente aggiunto del Network of Indipendent Experts on Fundamental Rights della Commissione Ue.

Dal 2008 al 2010 ha lavorato come esperta italiana presso Fralex (Fundamental Rights Agency Legal Experts), l’agenzia Ue dei diritti fondamentali con sede a Vienna. In seguito, dal dicembre 2017, ha fatto parte della “Commissione di Venezia”, conosciuta anche come “Commissione europea per la Democrazia attraverso il Diritto”, come membro sostituto,

Sposata, madre di tre figli, Cartabia è di formazione cattolica e lungo la sua carriera si è spesso occupata di difesa della libertà religiosa. Tanti i dossier che attenderanno il ministro sul tavolo a Via Arenula. Su tutti la riforma della Giustizia civile, ad oggi arenata al Senato. E poi quella della Giustizia penale, delle carceri e del Csm.

“Per la giustizia, bisogna ricominciare da capo”, ha spiegato in una recente intervista a Formiche.net un altro ex giudice della Consulta, Sabino Cassese. “I problemi sono chiari, anche se non sono stati messi a fuoco. In primo luogo, i tempi dei giudizi. In secondo luogo, l’operato delle procure. In terzo luogo, l’organizzazione e il funzionamento del ministero. In quarto luogo, un nuovo ordinamento del consiglio superiore della magistratura”.

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