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Una vecchia regola, non solo in politica, insegna che non si punta mai su di un cavallo solo perché – se si azzoppa – si perde la corsa.

Mi sembra il caso di un centro-destra più o meno granitico che in questa crisi si è auto-bloccato sullo slogan “vogliamo le elezioni!” rischiando di rimanere pericolosamente esposto ai contropiedi avversari e fuori dai giochi, senza saper impostare nuove regole in campo.

In politica, soprattutto stando all’opposizione, bisogna saper scombinare i piani dell’avversario oltretutto ben sapendo che l’ipotesi elezioni è preconcettualmente respinta da chi teme di perdere in un eventuale voto anticipato e farà di tutto pur di non portare Mattarella a sciogliere le Camere.

Un copione già scritto, quindi, ma con la constatazione che Salvini & C. non hanno predisposto un piano b capace di scombinare le carte e di saper attirare all’ovile quegli eletti a centrocampo molto attenti alle lusinghe di potere soprattutto nel medio periodo quando – complici la riduzione dei parlamentari e le incertezze sul sistema elettorale – sanno di rischiare grosso e salutare per sempre i massimi palazzi.

Il “piano b” poteva (e potrebbe) essere una insinuante tentazione: giocare la carta di un governo tecnico a termine con un Mattarella impegnato a fissare le elezioni in cambio di un esecutivo tematico (“pandemia – economia – Recovery) diretto da un personaggio super partes ma non troppo sgradito a destra capace di dirigere la barchetta Italia fuori dalla tempesta.

Difficile avere l’ok della sinistra su questa strategia, ma a destra si sarebbe comunque potuto giocare una partita credibile e di assunzione di responsabilità, anche perché molti elettori temono una crisi cronica e nell’attuale situazione di caos richiedono un governo operante, quale che sia.

Ci sono però due altri aspetti da considerare. Il primo è che il centro-destra sembra comunque incapace di individuare personalità tecnicamente valide in grado di raccogliere il testimone: vale per l’oggi ma varrà (forse) anche domani, dopo un voto che al massimo sarà tra due anni. Ecco perché sarebbe comunque utile dar vita ad una sorta di “governo ombra” che proponga persone e ragionamenti chiari sulle priorità. Persone credibili e capaci di essere ascoltate andando oltre alle solite litanie sulle categorie in crisi e gli aiuti da sbocconcellare.

Il presidente di Confindustria Bonomi, per esempio, ha una linea di comportamento chiara e che si sta rafforzando: non potrebbe essere una base di ragionamento e un’ancora capace di dare credibilità ad un intero schieramento?

E qui scatta la seconda questione: ma il centro-destra (con o senza trattino) vuole davvero governare in futuro o ha deciso di stare solo sull’uscio, aspettando e godendo elettoralmente i frutti della crisi altrui per poi (forse) solo raccoglierne i cocci?

È una strategia pericolosa, ma è un’impressione che sta prendendo spazio perché è facile sollecitare aiuti e sgravi, ma più difficile è darsi e comunicare priorità strategiche per la ripresa, anche perché la situazione economica sta avvitandosi e chiunque governerà tra un biennio si troverà al centro di un disastro annunciato in un quadro economico e sociale di estrema gravità.

Già oggi non è così certo che l’Europa accoglierà le “schede” del Recovery già oggetto dei (giustificati) mugugni di Renzi, immaginiamoci per un futuro governo a trazione Salvini che rischierà di sbattere nelle anticamere europee che – di fatto – sono diventate arbitri in casa nostra e possono tranquillamente ricattare (termine crudo, ma reale) i singoli governi nazionali.

È evidente che la legge a Bruxelles non è e non sarà uguale per tutti e quindi dipenderà molto dall’appeal che ogni paese ha (e avrà) o meno nei confronti della Commissione, dove oggi Salvini e Meloni non godono né di alta considerazione né di buona stampa.

Ci sia o no spazio per il piano b, credo sia tempo di una profonda riflessione per tutta l’opposizione che rischia di perdere il momento magico (forse Salvini il suo lo ha già perso e se la Meloni oggi cresce non è detto resterà così in spolvero per due anni), ritrovandosi alla fine a contare poco o nulla, rischiando di perdere oltre al Quirinale anche le elezioni perché mai come oggi “il potere logora chi non ce l’ha”.

D’altronde alcuni esempi sono calzanti. Governare 14 regioni su 20 e non averne neppure il coordinamento – lasciato in mano al PD – la dice lunga sulle occasioni perdute o sull’incapacità di mordere fino ad arrivare al risultato.
Unico contentino potrebbe spuntare per il Colle se – dopo Mattarella – accantonato il patetico tributo a Berlusconi si avesse il coraggio di eleggere una donna, magari come contrappeso: la Casellati piace, cresce, è di buon senso… Se ci fosse davvero a destra un ”peso” credibile e alternativo potremmo cominciare a parlarne, altrimenti – come sempre in passato – la sinistra continuerà a perdere le elezioni, ma a governare il Paese.

Il centrodestra vuole davvero governare? Le occasioni perdute secondo Zacchera

Di Marco Zacchera

È tempo di una profonda riflessione per tutta l’opposizione che rischia di sprecare un momento-chiave, ritrovandosi alla fine a contare poco o nulla, e a perdere due partite cruciali: il Quirinale e le elezioni. Il commento di Marco Zacchera

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