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Fra le maglie del Recovery Plan targato Mario Draghi c’è un capitolo, la cybersecurity, con una cifra accanto: 620 milioni. Pochini, a sentire gli addetti ai lavori, ma è pur vero che per avere più fondi Ue bisogna dotarsi dei mezzi per spenderli e incanalarli dove serve.

Ecco spiegato il gran lavorìo del governo per riformare la governance della cybersecurity italiana. Si è molto parlato della riforma proposta dal sottosegretario con delega all’Intelligence e alla Sicurezza, Franco Gabrielli, per una nuova agenzia cyber fuori dal sistema Intel e un centro per l’innovazione da agganciare alla rete europea a partire da giugno.

Palazzo Chigi, però, non è l’unico a muoversi. Sul fronte cyber c’è grande fermento intorno al Viminale di Luciana Lamorgese. Giovedì scorso la ministra dell’Interno ha annunciato per il prossimo Cdm “l’istituzione della nuova Direzione centrale per la sicurezza cibernetica del ministero dell’Interno”.

Di che si tratta? Il quadro che emerge dalle prime indiscrezioni trapelate a Formiche.net è quello di un riassetto dell’attuale Dipartimento per la Pubblica sicurezza del ministero. Istituita con il “Decreto rilancio” nel maggio del 2020, la nuova direzione dovrebbe avere sede a Roma, a Via Tommaso Campanella. Avrà l’obiettivo di “sviluppare le attività di prevenzione e di tutela informatica e cibernetica” e di “assicurare l’unità di indirizzo e coordinamento delle attività svolte dalla specialità della polizia postale e delle comunicazioni della Polizia di Stato” (Dl 19/05/2020, art. 34). A guidarla, recita il decreto, sarà un “dirigente della Polizia di Stato”.

Fra i nomi che si fanno c’è quello di Nunzia Ciardi, attuale direttrice della Polizia Postale, tra le massime esperte di cybersecurity. Sotto la guida della Direzione sarà ricondotta la Postale, il suo Centro nazionale per il contrasto alla Pedopornografia sulla rete internet e il Cnaipc, il centro che si occupa della protezione cibernetica delle infrastrutture critiche, comprese aziende strategiche pubbliche, dalla Rai all’Eni, insieme al Cert (Computer Emergency Response Team), la struttura istituita dal “Decreto cyber” del governo Conte-bis che si occuperà di prevenzione, protezione e supporto in caso di attacchi informatici.

Quest’ultimo si coordinerà con la rete del “Perimetro cyber” insieme al Ceva, il Centro di valutazione del Viminale che dovrà effettuare test e verifiche sull’equipaggiamento cyber (dalla rete 5G al Cloud) con il Centro di valutazione e i Cvcn (Centro di valutazione e certificazione nazionale) del Mise. Presso la Direzione centrale della polizia criminale del Dps del Viminale è stato invece inaugurato questo lunedì a Roma il Cyber Security Operations Center (C-Soc), struttura d’avanguardia finanziata dai fondi europei che dovrà intervenire sugli incidenti informatici alle banche dati delle forze di polizia.

Perché avviare proprio ora una riorganizzazione della governance cyber del ministero degli Interni? Perché, in fondo, così fan tutti. Basti pensare all’Esercito, che lo scorso anno ha inaugurato il Reparto Sicurezza Cibernetica (Rsc). O allo Stato Maggiore della Difesa, che alla guida del Comando interforze per le operazioni cibernetiche (Cioc) ha messo un ammiraglio di squadra, Ruggero De Biase, a conferma della crescente rilevanza del settore.

Lo stesso hanno fatto i Servizi, con l’istituzione di un vicedirettore ad hoc (Roberto Baldoni) per la cybersecurity e un impegno molto cresciuto negli ultimi anni sia con la formazione per imprese e università, sia con il lavoro per il perimetro cyber (di cui pochi giorni fa è stato pubblicato il nuovo Dpr sul procurement). La cybersecurity è un settore sempre più strategico e soprattutto porta con sé leve politiche e capacità di spesa, tanto più ora che dovranno essere spesi, e distribuiti, i fondi europei dedicati.

Non sono mancate voci scettiche al Viminale per la proposta di Gabrielli di una nuova agenzia per la cybersecurity. Se non è inserita nel comparto intelligence, di cosa si occuperà? La difesa cyber è per definizione un fronte trasversale e c’è chi teme che le funzioni del nuovo organismo possano travalicare quelle già affidate dal Decreto Minniti alla Polizia Postale.

Gabrielli ha comunque garantito in audizione al Copasir che il Parlamento sarà costantemente informato della riforma, in modo da evitare l’incidente che si è verificato a dicembre scorso con l’Istituto italiano di cybersicurezza (Iic) inserito, e poi tolto, dal governo Conte-bis nella manovra di bilancio.

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