Skip to main content

Dalle nuove sfide della geopolitica e dell’allargamento, fino alla soluzione dei fronti di guerra; dall’intelligenza artificiale da normare e non subire, alle crisi di settori trainanti come l’automotive. Mai come in questo momento l’Europa è chiamata ad un impegno senza dubbio maggiore, condito dalla necessità di assumere decisioni strategiche e, al contempo, programmare iniziative di medio-lungo periodo su temi centrali, come l’industria, l’ambiente, la geopolitica. Come evitare di commettere gli errori del passato, e soprattutto in quale contesto politico oltre che leaderistico deve muoversi il vecchio continente?

Si tratta di una questione assolutamente dirimente, sia se rapportata ai grandi cambiamenti che l’anno in corso porta in grembo (come la nuova commissione europea e le elezioni americane) sia se intrecciata con le emergenze dettate dalla contingenza (Kyiv e Gaza).

Quale modello inseguire

L’emergenza data dalla pandemia ha avuto l’effetto di compattare la risposta continentale che, dopo alcuni momenti di difficoltà legati al passaggio da una figura carismatica come Angela Merkel a, sostanzialmente, il primo decennio post merkeliano, si è coagulata attorno ad una postura unitaria. Il tema dei vaccini è stato condotto dall’Ue in modo armonico e risolutivo, offrendo un’immagine di istituzione pronta e coesa. Dopo il Covid, però, un’altra emergenza è piombata sull’Ue così come sugli altri continenti: la guerra in Ucraina, infatti, ha posto prepotentemente il tema della sovranità territoriale (in Ue e in extra Ue), costringendo quasi Bruxelles ad accelerare su un argomento decisivo come la difesa comune europea.

Non bastasse questo, la guerra a Gaza, gli attacchi degli Houthi nel mar Rosso e le auto cinesi hanno riportato l’attenzione sui rapporti tra Ue, Medio Oriente e fronte asiatico. Lecito chiedersi: cosa altro deve accadere perché vi sia una nuova grande risposta continentale che offra visione e prospettive?

Leader e stati

Il dibattito sul futuro dell’Ue è intrecciato, evidentemente, anche alla portata dei singoli leader e delle proiezioni che gli stati membri hanno. Su un tema come l’immigrazione, ad esempio, l’Italia di Giorgia Meloni ha dato un contributo di merito e di metodo alla discussione in Ue, facendo accendere un fascio di attenzione su una problematica che, fino a due anni fa, era sostanzialmente ad appannaggio degli stati di primo approdo. Oggi invece, anche grazie alla spinta di Roma, è maturata in Ue la consapevolezza che il pallino dell’iniziativa deve essere stabilmente nelle mani della politica e non in quelle degli scafisti.

Ancora, i leader nazionali da soli non bastano per un’Europa forte, ha detto il vice premier e ministro degli esteri Antonio Tajani nel corso di un incontro all’Università di Padova sul ruolo dell’Italia nelle politiche di pace. “De Gasperi, un visionario – ha ricordato Tajani – vide bocciato il suo progetto di una difesa europea nel 1954 dai francesi, ma la prima idea era partita allora. Adesso stiamo riprendendo faticosamente questo percorso, perché c’è un racconto identità in ogni Stato europeo che non tutti vogliono modificare”.

Secondo Tajani Carlo V non c’è più, non c’è neanche Giulio Cesare, Napoleone o Francesco Giuseppe. “Quel mondo che fa parte della nostra identità e della nostra storia è finito – ha sottolineato Tajani – L’identità dev’essere strumento per arricchirci, non per dividerci. Se continuiamo ad avere la sindrome di Napoleone o Giulio Cesare continueremo nell’errore di essere troppo individualisti. Non significa che dobbiamo rinunciare alla nostra identità. Si può essere buoni italiani e buoni europei”.

Per cui il punto di caduta dell’Europa secondo Tajani è nell’evoluzione del suo passato: ieri l’Ue ha avuto de Gasperi, Adenauer, Schuman, “leader forti, espressione di tutti gli schieramenti politici”. Il problema è dato dalla risposta: nelle numerose crisi globali, ha osservato Tajani, l’ Ue non gioca un ruolo proporzionato al proprio peso economico, e per tornare ad essere più incisiva ha bisogno di due azioni: allargare l’ambito del voto a maggioranza e aumentare la capacità della Ue di decidere e pesare nel mondo tramite le riforme.

Scenari

Come osservato da Giorgia Meloni in occasione delle comunicazioni al Senato in vista dell’ultimo consiglio europeo, le ultime elezioni europee hanno segnato un punto di non ritorno. “L’Europa di domani non può essere più uguale a quella di ieri e di oggi. Deve cambiare, ripensare completamente le sue priorità, il suo approccio, la sua postura. Riscoprire, cioè, il suo ruolo nella storia, particolarmente in questo tempo storico così complesso”. Dunque scegliere se continuare ad essere ciò che siamo stati finora, “ovvero un gigante burocratico che appesantisce cittadini e imprese con una selva di regole, molte delle quali senza senso e autolesioniste. Oppure possiamo invertire radicalmente questa tendenza, concentrandoci sulla visione e sugli strumenti necessari a realizzare quella visione”.

Questo il riferimento alla prima riforma da attuare per contare di più: consentire all’Europa di progettare le grandi materie di interesse comune in virtù dell’agenda strategica 2024-2029.

De Gasperi e non Napoleone. Quale modello per la nuova Ue

Come osservato da Giorgia Meloni in occasione delle comunicazioni al Senato in vista dell’ultimo Consiglio europeo, le ultime elezioni europee hanno segnato un punto di non ritorno. “L’Europa di domani non può essere più uguale a quella di ieri e di oggi. Deve cambiare, ripensare completamente le sue priorità, il suo approccio, la sua postura”

Bucci piace ai centristi, Orlando ai giovani. Il caso Toti? Un boomerang. Il radar di Swg

I più convinti sostenitori del neo governatore ligure, Marco Bucci, sono gli elettori che alle europee hanno votato Fratelli d’Italia. Tra i giovani ha riscontrato più successo, invece, il competitor del campo largo Andrea Orlando. Il sindaco di Genova, piace anche ai centristi benché abbiano votato solamente per il 36%. I benestanti scelgono il centrodestra così come i centristi. I più svantaggiati economicamente, disertano le urne. Il voto ligure nel radar di Swg

 

Un’economia a misura d’uomo contro le crisi. Cosa dice il Rapporto GreenItaly

La sfida alla decarbonizzazione, rilanciata dal Rapporto Draghi, insieme all’innovazione tecnologica e all’autonomia strategica per  una transizione pulita e digitale, vede l’Italia  protagonista, investendo nelle tecnologie verdi, non solo per migliorare le performance ambientali, ma anche la competitività del made in Italy sui mercati. È quanto emerge dal Rapporto GreenItaly

Kosovo-Serbia, la tensione infinita. Il ruolo dell'Ue per risolvere la crisi

Il governo serbo ha nominato il Kosovo “area di protezione speciale”, ovvero destinataria di una serie di misure annunciate dal presidente Aleksandar Vucic. Per questa ragione il primo ministro del Kosovo ha chiesto alla comunità internazionale a reagire. “Si tratta di un’altra azione ostile nei confronti della costituzione, della legalità, dell’integrità territoriale, della sovranità, della pace e della sicurezza del Kosovo”

Ecco la roadmap italiana per l’Indo Pacifico

Per rendere consistente tale strategia, Fabrizio Bozzato, recentemente audito dal Comitato Indo-Pacifico della Commissione Affari esteri della Camera, propone anche una roadmap distinta in cinque fasi: la valutazione degli interessi nazionali, il forcing diplomatico, la cooperazione multilaterale (anche per la sicurezza marittima), l’integrazione economica, e infine la fase di adattamento e monitoraggio

Cosa fa Sparkle per collegare Italia e Libia sotto il mare

BlueRaman, l’infrastruttura che collega Mediterraneo e Indo-Pacifico, avrà quattro snodi anche in Libia. L’Italia può agire come facilitatore dell’integrazione euromediterranea e africana, ha spiegato Bagnasco, ad della società del gruppo Tim

La sfida della sostenibilità è la comunicazione efficace. Il report di YouTrend per Pensiero Solido

La sfida della sostenibilità, dalla comunicazione efficace. Per il 63% degli italiani, le aziende devono comunicare di più le loro azioni, mentre solo per il 28% la comunicazione va bene così com’è oggi. Questi sono alcuni fra i dati raccolti dall’agenzia di sondaggi YouTrend nel rapporto Comunicare bene la sostenibilità, voluto dalla fondazione Pensiero Solido in occasione del premio nazionale Comunicazione Costruttiva 2024

Lo yuan perde colpi. Così la de-dollarizzazione cinese finisce nel limbo

La moneta del Dragone continua ad arrancare rispetto a un biglietto verde in forma come non mai. Un trend destinato a durare con Wall Street ormai in assetto da battaglia

Differenziazioni territoriali e città speciali. Il caso di Roma e Venezia secondo Atelli

Roma e Venezia richiedono, oggi, nuovi paradigmi. Uno scatto in avanti per superare la logica ormai logora che punta tutto, in fondo, sulla pazienza dei romani e su rifinanziamenti inerziali per Venezia. Questa è la (non) visione di sempre, ma adesso ne occorre, con urgenza, una vera, ispirata da un senso – pieno e avvolgente – di contemporaneità. L’intervento di Massimiliano Atelli

Aumentare le spese militari è una priorità per il Paese. Chiesa (FdI) spiega perché

I tempi cambiano in fretta e la Difesa è tornata ad essere un elemento cruciale per le democrazie. Mentre i conflitti in corso lambiscono i confini europei e nazionali, l’innalzamento delle spese per la Difesa diventa precondizione alla sicurezza nazionale, in un momento in cui i preconcetti lasciano spazio a nuove consapevolezze. Intervistata da Formiche.net, Paola Maria Chiesa, capogruppo di Fratelli d’Italia per la Commissione Difesa della Camera, spiega l’importanza strategica delle acquisizioni attualmente previste

×

Iscriviti alla newsletter