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Nuove ombre su Alexander Lukashenko. Questa volta l’accusa è molto pesante e arriva da un suo ex capo dei servizi segreti. In una registrazione di 24 minuti, pubblicata dal sito EU Observer, l’uomo sostiene che Lukashenko è la mente dietro una serie di omicidi degli ultimi con movente politico in Germania.

EU Observer ha spiegato che la registrazione è stata fatta a una conversazione avvenuta ad aprile del 2012 e una delle voci appartiene a Vadim Zaitsev, in quel momento presidente del Comitato per la sicurezza dello Stato della Bielorussia. Ad interloquire con lui sarebbero i rappresentanti dell’unità delle forze speciali “Alpha”.

Il file audio è arrivato alla pubblicazione tramite l’attivista di opposizione, ed ex dipendente dell’unità speciale antiterrorismo Almaz, Igor Makar, che dice di essere pronto a parlare in un tribunale sulla vicenda.

“Makar è un ex ufficiale delle forze speciali, che ha prestato servizio nell’Unità speciale antiterrorismo di Almaz, una squadra di swat del ministero degli interni bielorusso, ma che ora vive clandestinamente nell’Ue”, sottolinea la pubblicazione.

Quando Makar ha ottenuto la registrazione, l’ha condivisa con un diplomatico americano a Bruxelles, con la speranza di proteggere gli obiettivi nella lista delle vittime. “Ora, otto anni dopo, Makar ha deciso di diventare pubblico condividendo anche il file audio con EU Observer per solidarietà con i manifestanti pro-democrazia bielorussi, che hanno subito quattro mesi di ‘percosse, torture, stupri’ dall’agosto 2020”, si legge sul sito.

Secondo EU Observer, dalla registrazione si apprende che il leader bielorusso avrebbe pagato più di 1,5 milioni di dollari. Tra le vittime di Lukashenko in Germania ci sarebbero l’ex capo del carcere di custodia cautelare n. 1 di Minsk, Oleg Alkaev; l’ ex comandante della brigata delle forze speciali, Vladimir Borodach e l’ex capo del dipartimento anticorruzione e crimini economici del Ministero degli affari interni della Bielorussia, Vyacheslav Dudkin.

Nella conversazione registrata si parla anche del giornalista televisivo Pavel Sheremet, sostenendo che avrebbe causato problemi alle autorità bielorusse per cui si organizzava un attacco contro di lui utilizzando esplosivi. Sheremet è morto il 20 luglio 2016 nel centro di Kiev per l’esplosione dell’auto dove si trovava.

“È chiaro come potremmo annegare o sparare a qualcuno – si legge su EU Observer, in riferimento all’ex capo spia -. Ma come avviare un’esplosione casuale, come iniziare un incendio doloso e non lasciare tracce, omicidi e cose del genere – questo non è chiaro”.

Sull’autenticità del file audio, EU Observer spiega che ha una qualità troppo bassa perché si possa fare un’analisi di riconoscimento di chi parla dal punto di vista biometrico. Non ci sono tracce evidenti di editing, ma ci sono gli indizi che sia stato modificato almeno una volta, probabilmente per cancellare la firma digitale che avrebbe potuto svelare l’identità della talpa che ha posizionato il dispositivo di registrazione nell’ufficio di Zaitsev.

Le proteste contro Lukashenko vanno avanti da mesi. I manifestanti chiedono di tornare alle urne e il rilascio dei prigionieri politici bielorussi.

Il leader è accusato di avere falsificato i risultati delle elezioni presidenziali del 9 agosto. Come ricorda un articolo pubblicato sul sito Deutsche Welle, i rappresentanti dell’opposizione hanno formato un Consiglio di coordinamento per trasferire il potere, ma alla fine tutti i membri del suo presidium sono stati arrestati o sono finiti all’estero.

Dalla scorsa estate, circa 320 bielorussi hanno chiesto asilo in Polonia e altri 67 hanno presentato domanda in Lituania. C’erano già 100 rifugiati bielorussi in Germania, mentre dal 2019 più di 400 avevano presentato domanda di richiesta asilo.

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