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Tutti, o quasi, contro le nuove regole europee sulle banche. La vicenda è nota. Tra poche settimane potrebbe materializzarsi quella stretta voluta dalla Bce sui patrimoni delle banche, in vista di un’impennata di Npl che potrebbe finire col travolgere i bilanci degli istituti. Decine di migliaia di imprese e di famiglie non riusciranno a rimborsare i prestiti contratti prima e durante la pandemia, nei tempi previsti.

STRETTA LETALE?

L’ondata di insolvenze si abbatterà come uno tsunami sui patrimoni bancari, non attrezzati ancora per questo livello di stress. Risultato, per bilanciare l’erosione dei patrimoni causa Npl, molti istituti potrebbero stringere ancora i cordoni del credito, facendo mancare il sostegno all’economia reale. Per questo l’Europa vuole patrimoni più robusti e subito. Per farlo però, c’è bisogno di accantonare più capitale, attraverso una serrata tabella di marcia denominata calendar provisioning, e quindi, spostare risorse sottraendole al credito per impiegarle nel capitale.

Di più. Tra le varie regole c’e anche una stretta sui debitori della banca. Tanto per fare un esempio, con la normativa in arrivo, se un’impresa ritarda il pagamento per oltre 90 giorni, su importi di ammontare superiore a 500 euro (complessivamente, riferiti a uno o più finanziamenti) e che rappresentino più dell’1% del totale delle esposizioni di un’impresa, la banca sarà obbligata a dichiararla inadempiente. Risultato? Quella impresa difficilmente potrà accedere a nuovi prestiti.

IMPRESE E BANCHE SULLE BARRICATE

Un meccanismo che per banche e imprese è infernale e va fermato, almeno per un po’. Lo dimostra la lettera congiunta inviata oggi alla Commissione europea dalle principali associazioni di imprese e banche, ovvero Abi, Alleanza delle Cooperative Italiane, Casartigiani, Cia agricoltori italiani, Claai, Cna, Coldiretti, Confagricoltura, Confapi, Confartigianato, Confcommercio, Confedilizia, Confesercenti, Confetra, Confimi Industria e Confindustria.

Punto di caduta, “intervenire urgentemente su alcune norme in materia bancaria che, pensate in un contesto completamente diverso da quello attuale e caratterizzate da un eccesso di automatismi, rischiano di compromettere irrimediabilmente le prospettive di recupero dell’economia italiana ed europea”.

Le associazioni puntano il dito contro il combinato disposto “di una norma restrittiva, come quella che limita a 90 giorni il periodo di ritardo di pagamento ammesso, con l’applicazione, da gennaio 2021, di nuove e più restrittive soglie per gli importi scaduti, nonché i nuovi criteri per il trattamento dei crediti ristrutturati, rischiano di determinare la classificazione a default di un numero ingentissimo di imprese, comunque sane. Queste imprese perderebbero l’accesso al credito, con quello che ne consegue in termini di prospettive di ripresa”.

UNA PROPOSTA

Ma quale la via d’uscita? Sarebbe “indispensabile evitare che, alla classificazione di un credito come deteriorato, consegua in tempi troppo stretti e predeterminati l’imposizione di coperture a carico delle banche fino all’annullamento del valore del credito. Un approccio di questo tipo – che in generale induce le banche a restringere i criteri di concessione del credito – appare particolarmente dannoso in questo momento, in quanto introduce un incentivo perverso a favore della cessione del credito, al primo segno di deterioramento, al di fuori del circuito del mercato bancario regolamentato, invece di incoraggiare la banca ad accompagnare il cliente in un percorso di ristrutturazione. In ogni caso, queste norme debbono tenere conto dei rallentamenti, osservati in tutta Europa, nell’attività giudiziaria conseguenti alla crisi pandemica”.

Più in generale, una serie di aggiustamenti mirati alle norme relative agli effetti delle operazioni di cessione di crediti deteriorati, alle cessioni tramite cartolarizzazioni, al trattamento degli Npl acquistati dalle banche, saranno essenziali per consentire una gestione meno traumatica da parte delle banche di quella quota di esposizioni che andranno comunque in default.

Insomma, per le associazioni imprenditoriali italiane occorre che una serie di criticità nel quadro regolamentare bancario debbano “essere superate per evitare che situazioni di temporanea difficoltà delle imprese si trasformino in crisi irreversibili per effetto degli automatismi incorporati in alcune norme di primo e secondo livello e in una restrizione dell’offerta di credito esiziale nel contesto attuale”. Perché “di fronte a una emergenza straordinaria come quella attuale è indispensabile andare oltre gli schemi del passato e avere una capacità di visione che consenta di concentrare gli sforzi di tutti verso il comune obiettivo della ripresa”.

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