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Se bastasse il solo dato sul Pil 2020 a dare la cifra della salute della Cina, si commetterebbe un errore. Perché sì, Pechino avrà anche archiviato l’anno della grande pandemia globale (partita proprio dall’ex Celeste Impero) con un sonoro e un po’ clamoroso +2% (il mondo intero di punti di Pil ne ha persi 5 nel medesimo periodo). Ma qualcosa, nei territori, nelle province, sta accadendo. Qualcosa di molto lontano dalle stime ufficiali della Repubblica Popolare, forse.

Di cosa si tratta? Di prestiti. Tanti prestiti che i piccoli imprenditori e lavoratori delle immense province cinesi non riescono a rimborsare alle altrettanto piccole banche sparse sul territorio. E così, secondo Bloomberg, sta succedendo questo: le banche cinesi non riescono a fare piazza pulita delle sofferenze in bilancio, perché per ogni operazione di pulizia arriva una nuova ondata di crediti difficili da gestire.

La pandemia picchia anche sul Dragone, insomma, e picchia duro. “Man mano che le banche liquidano i crediti inesigibili, ne arrivano di nuovi. I numeri sono sbalorditivi: dopo aver ceduto oltre 3 trilioni di yuan (465 miliardi di dollari) di prestiti incagliati lo scorso anno, le attività deteriorate hanno continuato a crescere, fino a 281,6 miliardi, anche se le autorità di regolamentazione hanno consentito una maggiore tolleranza ai prestiti per sostenere le aziende cinesi”, spiega l’autorevole agenzia di stampa americana.

Insomma, la pancia del Dragone non è così sana come sembra. “Aziende, province e beni che prima non erano vulnerabili sono ora sotto pressione. Il debito dei veicoli di finanziamento del governo locale, ovvero le banche, sembra sempre più precario mentre diverse società di investimento fiduciario sono su un terreno instabile. Dozzine di piccole banche provinciali continuano a fondersi mentre i loro clienti vanno a gambe all’aria e aumentano le insolvenze e i fallimenti”.

La situazione è delicata. Secondo gli analisti di Rhodium Group, “il livello di stress finanziario in Cina sulle banche è ben superiore a quanto è avvenuto durante” le precedenti recessioni economiche, come il 2008-2009. Non c’è dubbio che per far fronte a questa situazione occorrerà impattare sul sistema bancario cinese visto che le stesse banche dovranno continuare ad espandere il credito per sostenere l’ economia, assorbendo al contempo i costi dei crediti inesigibili in un momento in cui i profitti bancari stanno già diminuendo”.

Risultato, si va incontro alla diminuzione della capacità degli istituti di credito di generare capitale dagli utili non distribuiti, accantonare capitale e assorbire il diluvio di crediti inesigibili. Un guaio.

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