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Lorenzo Guerini è stato oggi a Tel Aviv per una visita ufficiale in Israele. Ha incontrato il primo ministro Benjamin Netanyahu e il ministro della Difesa Benny Gantz per parlare di questioni mediorientali, cooperazione operativa e rapporti in campo industriale (già solidi). La visita segue quella di fine ottobre di Luigi Di Maio, tra Abramo Accords, energia e turismo nella seconda ondata da Coronavirus.

L’AGENDA

Un’agenda fitta per una visita lampo. Guerini ha incontrato i due protagonisti del nuovo strappo politico che rischia di portare il Paese da qui a marzo alle quarte consultazioni per la Knesset in soli due anni. Negli incontri si è parlato della “situazione regionale, della cooperazione tecnico-militare e della cooperazione industriale tra Italia ed Israele”, spiega una nota di palazzo Baracchini. A livello strategico, Israele è partner importante per le questioni mediterranee e mediorientali, per quelle energetiche ed economiche. “Le profonde radici storiche che caratterizzano i rapporti bilaterali tra Italia e Israele sono un riferimento costante della politica internazionale nell’ambito del nostro contributo alla stabilità nel Medio Oriente”, ha detto Guerini. C’è poi il tema Hezbollah, con le richieste di Tel Aviv all’Italia (già consegnate a Di Maio) di mettere l’intera organizzazione sciita libanese nella black-list ponendo fine alla distinzione tra l’ala politica e militare.

IL RAFFORZAMENTO DELLA COOPERAZIONE

“Abbiamo concordato di portare avanti l’ampia cooperazione tra i due nostri Paesi e abbiamo discusso dell’importanza di proseguire le pressioni sull’Iran”, ha invece detto Gantz. L’Italia ha d’altra parte un ruolo rilevantissimo in Libano, con il controllo della “blue line” al confine nell’ambito della missione Unifil, al comando del generale Stefano Del Col. Per questo è arrivato il ringraziamento di Gantz. Sulla cooperazione tecnico-militare ed industriale, i due hanno riscontrato “l’eccellente livello di cooperazione, auspicandone l’ulteriore rafforzamento”. A Netanyahu, Guerini ha espresso la volontà “di sviluppare ulteriormente gli ambiti di cooperazione nel settore specifico della Difesa, una collaborazione che contribuisce sia alla rispettiva sicurezza dei Paesi, sia a ulteriori positive ricadute in termini industriali”. D’altra parte, al tavolo con i ministri sedeva anche il generale Yair Coles, a capo della divisione “Sibet” della Difesa d’Israele, dedicata all’export.

IL NUOVO AEREO-SPIA

Tra i temi ci potrebbe essere anche la nuova “piattaforma aerea multi-missione e multi-sensore” di cui le Forze armate si vogliono dotare, entrata tra le novità del 2020 del recente Documento programmatico della Difesa. È un programma interforze, il cui schema di decreto ministeriale è attualmente al vaglio della Commissioni parlamentari, e quella della Camera ha ascoltato oggi sul tema il generale Nicolò Falsaperna, segretario generale della Difesa e direttore nazionale armamenti. Riguarda la “fase 1”, cioè una prima tranche da 1,2 miliardi fino al 2032, per un programma che potrebbe durare fino al 2056. Saranno velivoli dotati di sistemi avanzati per ricognizione, sorveglianza, monitoraggio e intelligence, da inserire nel rinnovato approccio net-centrico della Difesa. Lo schema di decreto ministeriale serve per avviare le successive attività tecnico-amministrative e poi quelle contrattuali.

LO SCHEMA DI DECRETO

È comunque già specificato che “la piattaforma di riferimento del nuovo sistema è rappresentata dal velivolo commerciale Gulfstream Gm550, particolarmente versatile e quindi facilmente trasformabile in versioni militarizzate di alto profilo”. Sulla stessa piattaforma si basa d’altra parte il Caew già in dotazione all’Aeronautica militare, frutto delle modifiche apportare sul G-550 dall’americana Gulfstream e dalla istraliana Elta Systems, controllata di Israel Aerospace Industries, che ha allestito il velivolo con i preziosi sistemi di missione. Il segretariato generale della Difesa ha già evidenziato “la non fattibilità dell’avvio di un programma esclusivamente nazionale in ragione della complessità del sistema (quale definito dal requisito operativo) e dell’estesa tempistica del programma”. Per tali motivazioni “l’orientamento della Difesa è di procedere all’acquisizione di una piattaforma già sviluppata e comune ad altri Paesi con i quali è forte la collaborazione sullo scambio di informazioni di carattere tecnico-militare”.

I RECENTI ACCORDI

D’altronde, l’intesa nel campo della Difesa si è rafforzata a fine settembre, quando il generale Falsaperna e il collega israeliano, Amir Eshel, hanno firmato un nuovo accordo. Prevede prima di tutto l’acquisto da parte di Israele di un pacchetto di addestramento da Leonardo per dodici elicotteri AW119KX e due simulatori destinati alla Air Force Flight School. Sette dei dodici elicotteri sono già stati acquistati a febbraio dello scorso anno, mentre i cinque successivi si apprestano ora a passare alla fase di contrattualizzazione. In cambio, l’Italia acquista nuovi lotti di missili anticarro Spike prodotti dall’israeliana Rafael (già in dotazione a Esercito e Marina) e simulatori avanzati per alcuni modelli di elicotteri dell’Esercito, frutto della partnership tra Leonardo e Elbit Systems.

IL RIFERIMENTO

Il riferimento è l’accordo “storico” concluso a Roma tra i rispettivi ministeri nel 2012, quello comprensivo della fornitura all’Air Force israeliana di trenta velivoli d’addestramento M-346 e dei relativi sistemi operativi di controllo del volo. Da quello stesso accordo è scaturita la fornitura all’Italia di OptSat-3000, il sistema satellitare ottico (lanciato nel 2017) ad alta risoluzione per l’osservazione della Terra, che ha visto l’industria italiana collaborare fianco a fianco con quella israeliana. Lo scorso anno, nella scheda illustrativa sullo schema di decreto per l’acquisto di missili Spike, si notava che nel 2016 i due ministeri della Difesa “hanno confermato l’intenzione dei due Paesi di voler continuare la cooperazione nell’ambito della Difesa, sia a livello governativo che industriale e hanno concordato un ulteriore e potenziale pacchetto di programmi da contrattualizzare con un apposito G2G”.

LA COLLABORAZIONE

In termini di collaborazione bilaterale, sempre per lo Spazio c’è il progetto bilaterale Shalom, teso a realizzare un innovativo satellite iperspettrale. Più recente il caso di Dido-3, cubesat targato Agenzia spaziale italiana (Asi) e omologa israeliana, partito per lo Spazio a bordo del lanciatore Vega a settembre. Oltre a elicotteri, velivoli e sistemi spaziali, la collaborazione tra industrie copre anche l’area dei sistemi di difesa (la ex Oto Melara) e della sistemistica avanzata, dove è stabile la cooperazione tra l’israeliana Rafael e la controllata americana Leonardo DRS. A gennaio dello scorso anno, il duo si è aggiudicato un contratto da 80 milioni di dollari per sistemi di protezione attiva destinati ai carri armati dell’Esercito Usa e del Corpo dei Marines. C’è anche la cyber-security, con l’edizione europea dell’evento israeliano Cybertech che da anni va in scena a Roma grazie alla collaborazione con Leonardo.

Ieri, l’ambasciata italiana a Tel Aviv ha ospitato un pranzo di lavoro tra rappresentanti di aziende italiane e delle autorità israeliane nel campo dell’innovazione. Obiettivo: “alimentare la cooperazione industriale bilaterale e aumentare le interessanti opportunità nel settore dell’innovazione”.

Medio Oriente, industria e aerei spia. La visita di Lorenzo Guerini in Israele

Il ministro della Difesa è stato oggi a Tel Aviv per incontrare il collega Benny Gantz e il primo ministro Benjamin Netanyahu. In agenda la situazione regionale, la cooperazione tecnico-militare e la collaborazione industriale, rafforzata a settembre con un nuovo accordo su elicotteri e missili, e ora pronta a potenziarsi con un nuovo aereo-spia al vaglio del Parlamento

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