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“La relazione speciale tra Italia e Stati Uniti prescinde da chi è chiamato a ricoprire il ruolo di presidente americano”. È il messaggio di realismo che arriva sul voto d’oltreoceano dal ministro della Difesa Lorenzo Guerini sul voto americano, pronunciato in mattinata quando ancora è incerto l’esito della corsa tra Joe Biden e Donald Trump. Molto del rapporto tra Italia e Stati Uniti passa d’altra parte per la Difesa, tra le missioni internazionali, la partecipazione alla Nato e i rapporti industriale.

“UN PASSAGGIO FONDAMENTALE”

“Partecipiamo con paziente trepidazione ai risultati del voto per l’elezione del presidente degli Stati Uniti”, ha detto Guerini a SkyTg24, intervistato nell’ambito delle celebrazioni per il 4 novembre, Giornata delle Forze armate. Il voto “è un passaggio fondamentale per il mondo e il nostro Paese, ma la relazione speciale tra Italia e Stati Uniti andrà avanti e si svilupperà ulteriormente indipendentemente da chi sarà chiamato a occupare il ruolo di presidente”. Il rapporto privilegiato “prescinde dall’esito elettorale”, ha chiosato il titolare di palazzo Baracchini.

I TEMI DELLA NATO

L’Italia, ha aggiunto, è il secondo contributore alle missioni Nato dopo gli Stati Uniti, bene impegnata nei vari obiettivi dell’Alleanza. Proprio sulla Nato si è sentita forte l’impronta dei toni di Donald Trump durante il suo primo mandato, soprattutto nel richiamo agli alleati sul 2% del Pil da spendere nella Difesa. L’Italia, da parte sua, ha ribadito sempre la richiesta a un’Alleanza più attenta al fronte sud, trovando su questo spesso la sponda di Washington, evidente sia dalla visita di Giuseppe Conte alla Casa Bianca nell’estate 2018, sia nell’incontro al Pentagono tra Guerini e Mark Esper a gennaio scorso. D’altra parte, ha ricordato il ministro oggi, il fronte sud si presenta come “area di instabilità in cui si annidano svariate minacce”. Per questo, l’Italia preme “affinché si possa fare di più in termini di analisi e pianificazione”.

TRA FRONTE SUD E RISORSE

Il discorso, ha detto Guerini, “proseguirà nei prossimi mesi”, cioè a prescindere dall’esito del voto americano. Come notavamo su queste colonne, oltre i toni dirompenti l’amministrazione Trump ha confermato la fedeltà americana alla Nato. Biden da parte sua ha promesso di riconsolidare la fiducia reciproca con gli alleati europei. Resterà poi l’attenzione Usa al fronte della spesa, anch’essa precedente all’era targata Trump. “Il tema del burden sharing e degli investimenti militari ha visto passi in avanti notevoli negli ultimi due anni – ha notato Guerini – e anche l’Italia è in crescita sul fronte degli investimenti”, come testimoniato dal Documento programmatico pluriennale presentato la scorsa settimana alle Camere. Sia il segretario generale Jens Stoltenberg, sia il segretario alla Difesa Usa Mark Esper, ha detto Guerini, “hanno sottolineato in occasione delle recente ministeriale i progressi fatti dalla Nato”.

RAPPORTI OLTRE LE AMMINISTRAZIONI

Certo, ha rimarcato, “il contributo non si misura solo con le risorse, comunque importanti, ma anche con il contributo alle missioni internazionali”. È l’attenzione che l’Italia chiede su tutte le cosiddette “3C” definite nel summit del Galles nel 2014: cash (il 2%), capacità e contributo. Pure su questo, Nato e Stati Uniti “hanno sottolineato il ruolo dell’Italia come fornitore di sicurezza”. Un ruolo che l’Italia vuole mantenere a prescindere dall’esito del voto tra Joe Biden e Donald Trump. I rapporti sono radicati e superano le presidenza, anche quando l’alternanza si presenta burrascosa. Ciò è possibile grazie a relazioni strutturate e storiche, diplomatiche e non solo, tra le missioni militari e i rapporti industriali. Da questo punto di vista il solo 2020 è stato contraddistinto da due vittorie importanti in terra statunitense, conquistate dai due campioni nazionali, Leonardo e Fincantieri, per gli elicotteri d’addestramento e le fregate multiruolo della US Navy.

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