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Nel dibattito politico relativo all’utilizzo delle risorse del Mes, si è decisamente affermata una polarizzazione tra due fronti, quello “del si” e quello “del no” rispetto ad un prestito da parte del cosiddetto “Fondo Salva-Stati” al nostro Paese.

In ciascuna delle due trincee degli opposti fronti sembra imperare una scarsa conoscenza del Trattato istitutivo che governa l’istituzione finanziaria, oltre che scarsa intraprendenza nella’individuare soluzioni di impiego del Fondo diverse da operazioni di semplice prestito.
Di certo non si discute che la funzione statutaria del Mes sia quella di mobilizzare risorse finanziarie necessarie ad aiutare i Paesi che ne sono parte. nel caso di minaccia alla loro stabilità finanziaria – in sostanza un’operazione di breve periodo necessaria a far fronte a crisi di liquidità –,ma nulla esclude che delle risorse del “Salva Stati” possa fari un uso, quantomeno, di “medio periodo”.

Un minimo di creatività nella lettura delle regole statutarie del Mes potrebbe, infatti, concepire un’operazione di “assorbimento” da parte del Fondo dei debiti contratti dall’Italia nell’imperversare della Pandemia, con le emissioni del Tesoro compiute da marzo ad oggi, con un preminente coinvolgimento degli Investitori istituzionali, bancari in primis, che hanno sottoscritto quel debito di fresca costituzione.

Tale assorbimento consisterebbe in una accollo del Mes di tali partite di debito italiano nei confronti dei nostri creditori. Parallelamente, l’Italia e il Salva-Stati si accorderebbero affinché la prima rimborsi il secondo delle spese sostenute per il pagamento dei debiti accollati con scadenze decennali o più, con ovvio risparmio di interessi per il Belpaese.

In merito all’opportunità di mettere in pratica tale proposta, è sufficiente ricordare che se la Bce dovesse in un futuro non troppo remoto ritenere che la missione statutaria di assicurare un’inflazione prossima al 2% sia anacronistica, nulla esclude che Quantitative Easing e Pandemic Purchase Programme divengano improponibili.

D’altronde, anche tra “le colombe” che siedono nel consiglio direttivo in quel di Francoforte vi è consapevolezza che l’azione monetaria debba lasciar posto a quella fiscale nella promozione di una stabile e duratura ripresa economica dell’Eurozona. Dunque, agire ora e fuori dagli schematismi del “Mes si o Mes no”, coinvolgendo nella proposta di assorbimento e di accollo le Banche che hanno sottoscritto di recente titoli di Stato italiani, laddove sarebbero le prime a soffrire di eventuali shock del mercato secondario dei nostri titoli, con tutto quanto ne consegue in fatto di rettifiche di bilancio, obblighi di accostamento e ricapitalizzazioni.

Viceversa, gli istituti bancari tutto avrebbero da guadagnare da un nuovo debitore come il Mes, dotato di rating creditizio di gran lunga migliore di quello italiano, con tutto quanto ne consegue in termini di costi di coperture dei rischi relativi al possesso del nostro debito nei libri contabili.

Mes sì e Mes no. Una proposta alternativa

Di Edoardo Italiano

Occorre agire ora e fuori dagli schematismi del Mes si o Mes no, coinvolgendo nella proposta di assorbimento e di accollo le banche che hanno sottoscritto di recente titoli di Stato italiani, laddove sarebbero le prime a soffrire di eventuali shock del mercato secondario dei nostri titoli, con tutto quanto ne consegue in fatto di rettifiche di bilancio, obblighi di accostamento e ricapitalizzazioni. Il commento dell’avvocato Edoardo Italiano (Studio Italiano&Partners)

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