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Il pressing per attingere ai 37 miliardi del Fondo Salva Stati è sempre più forte. Dal territorio al Palazzo, sono già oltre duecento i primi cittadini che hanno salutato con favore l’appello promosso dal sindaco di Pesaro Matteo Ricci che punta proprio in questa direzione.

Da parte dell’esecutivo, seppur non in ottimi rapporti con i sindaci alla luce delle ultime direttive contenute nel Dpcm, a sposare la causa del Mes sono il leader del Pd Nicola Zingaretti e Italia Viva. Il fronte dei partner di governo rischia di rompersi (un’altra volta) proprio perché, da sempre, il Movimento Cinque Stelle, nelle sue diverse articolazioni si è dichiarato contrario al ricorso al Meccanismo Europeo di Stabilità. Nel frattempo comunque, dai territori arriva un appello forte e chiaro. La ratio di questa iniziativa è spiegata a Formiche.net proprio dal promotore Ricci.

“Il ricorso al Mes – dice il primo cittadino – è una priorità assoluta ed è proprio per questo che abbiamo lanciato una raccolta di firme tra gli amministratori di tutta Italia. Peraltro raggiungendo già quasi 250 adesioni». Da Sala a Nardella, da Gori a Falcomatà, da Del Bono a Orlando, oltre duecento sindaci chiedono al Parlamento e al Governo di decidere l’impiego del Mes, che offre, a detta di Ricci, «un prestito per investimenti immediati fino a 37 miliardi di euro a tasso zero, per il potenziamento dei sistemi sanitari nazionali”.

Ricci si dice consapevole di essere di fronte a una nuova ondata virale. “con un aumento record in termini assoluti, che sta portando in crisi il nostro Sistema Sanitario”. “Noi sindaci siamo in prima fila per far rispettare le misure di prevenzione e di contrasto alla diffusione – mascherine, distanziamento sociale – ma la cosa davvero urgente ora è rafforzare la sanità territoriale del nostro Paese, attraverso presidi sanitari locali, essenziali per l’integrazione socio-sanitaria e che permettono di alleggerire i reparti dei grandi ospedali”.

Sulla scia di questi presupposti, il primo cittadino di Pesaro individua come unica strada per “evitare nuove chiusure” il potenziamento “del Sistema Sanitario e, per farlo, occorrono soldi, subito, immediatamente. Dobbiamo avere chiaro che le risorse del Recovery Fund, che arriveranno grazie al lavoro del Governo, non saranno a disposizione prima di luglio 2021. Non possiamo più aspettare”.

Alla domanda se esista il rischio di un vuoto di responsabilità tra potere centrale e locale, anche alla luce del nuovo dpcm che lascia a sindaci e prefetti la possibilità di decidere, ad esempio, di individuare zone rosse nelle città, Ricci risponde chiaro: “Non credo ci possa essere questo vuoto”.

“In passato – dice – abbiamo avuto un eccesso di protagonismo da parte di alcuni presidenti della Regione. Quando c’è un’emergenza è giusto che decida lo Stato, ma è anche giusto che i sindaci siano messi in condizione di fare il loro lavoro. La collaborazione con Comuni e Province è importante tanto quella con le Regioni”.

A proposito di Regioni, da parte del neo eletto Francesco Acquaroli “ancora non ho avuto riscontri. Secondo me – dice ancora Ricci – si sta rendendo conto che la propaganda elettorale vale poco: i governatori regionali che hanno la diretta gestione della Sanità, sanno cosa voglia dire avere (e quindi non avere) fondi a disposizione”. Dal canto suo Ricci rimane convinto che “anche i governatori di destra siano d’accordo all’attingere ai fondi del Mes. Tant’è che io ho fatto appello a Luca Zaia e Giovanni Toti”.

Non solo. Ricci è convinto che Zingaretti e Bonaccini si siano schierati favorevolmente “non per motivi ideologici ma per esigenze contingenti”. La valutazione sul premier così come quella sui Cinquestelle sono tranchant. “Conte rimane su posizioni incomprensibili dal punto di vista amministrativo. Non credo che l’Italia perda credibilità, anzi è l’occasione per far diventare la sanità italiana la migliore del Mondo”.

Mes, ora o mai più. La strigliata di Ricci (Pd) a Conte

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