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Se l’Europa della Difesa stenta a decollare, anche la Francia non se la passa troppo bene. Nel panorama Ue, Parigi rimane forse l’attore militare più importante, ma il suo prestigio è da ricondurre più a rendite del passato che a prospettive presenti. La Francia ha sempre mantenuto un perimetro di esclusività nazionale nei riguardi delle proprie Forze armate e dell’industria della Difesa, non disdegnando però collaborazioni europee che tenessero aperta la porta a un futuro a guida francese per il continente. Adesso, Parigi registra difficoltà sia in casa sia nei programmi europei. E poco c’entra la nuova probabile crisi di governo, le ragioni di questa difficoltà sono tutte riconducibili al tema del difficile riarmo europeo. Mentre l’Assemblea Nazionale si appresta a discutere la legge finanziaria per il 2025, la Commissione affari esteri e difesa del Senato ha realizzato su rapporto sullo stato di implementazione della legge di programmazione militare (Lpm) 2024-2030. Il rapporto, firmato dai senatori Hugues Saury e Hélène Conway-Mouret, suona l’allarme sulle sfide che la difesa francese (come quella di ogni Stato europeo) affronta: produzione bassa, tempi ridotti, inadeguatezza dei sistemi e ristrettezze nel budget. In particolare, in quanto a previsioni poco ottimistiche, due progetti spiccano tra i tanti. Si tratta della nuova portaerei nucleare che rimpiazzerà la Charles De Gaulle e del carro armato franco-tedesco, teoricamente indicato come “carro europeo del futuro” o Mgcs (Main ground combat system). A tutto ciò, si uniscono anche i dubbi sul futuro del caccia di sesta generazione Fcas (Future combat air system), anch’esso parte di un progetto di collaborazione con Berlino.

Se la portaerei di domani non si costruisce oggi

Sul piano delle capacità navali, la Francia si distingue da ogni altro Stato dell’Unione grazie alla De Gaulle, portaerei ad alimentazione nucleare virtualmente capace di proiettare lo strumento militare transalpino in tutto il mondo e ammiraglia della Marine Nationale. Entrata in servizio nel 2001, si prevede che la De Gaulle verrà ritirata nel 2038, per essere sostituita dalla Porte-avions de nouvelle génération (Pang). In base alle esigenze operative attuali e futuribili, la Pang avrà una lunghezza di 300 metri (39 più della De Gaulle) e un dislocamento di 75mila tonnellate (contro le 42mila dell’attuale ammiraglia). La Pang dovrebbe essere in grado di ospitare fino a 60 velivoli lanciabili tramite catapulte elettromagnetiche e sarà alimentata da due reattori nucleari K22. Va da sé che un simile progetto ingegneristico avrà bisogno di svariati anni per essere realizzato e la previsione di entrata in servizio nel 2038 implica che il varo dovrebbe avvenire almeno due o tre anni prima. Con simili tempistiche, già risicate, la Francia deve muoversi rapidamente per terminare entro il termine stabilito. Tuttavia, il rapporto Saury-Conway-Mouret sottolinea l’allarme dell’industria, che segnala la mancanza di un ulteriore miliardo di euro per avviare la costruzione nel 2027. Inoltre, anche lo stato di avanzamento del programma di acquisizione di ulteriori fregate di difesa e intervento (Fdi) sembra registrare dei ritardi, con le unità 4 e 5 (previste in consegna nel 2031) ancora non ordinate. Ad aggravare ulteriormente le difficoltà della Marina francese vi sono poi i piani di esportazione dell’industria cantieristica che, sebbene positivi per l’industria, penalizzano il rafforzamento della flotta nazionale.

Il carro franco-tedesco battuto dal carro italo-tedesco?

Il documento del Senato affronta anche il tema dello sviluppo del un nuovo corazzato che dovrà sostituire i Leclerc francesi e i Leopard tedeschi. L’Mgcs è fermo alla fase di definizione più o meno da quando è stato proposto e a poco sarebbe servito il memorandum firmato a giugno dai due ministri della Difesa, Sébastien Lecornu e Boris Pistorius, per rilanciare l’iniziativa. Apparentemente, sarebbe impossibile trovare la quadra tra le aziende che dovrebbero farsi carico del progetto, KNDS Francia, KNDS Germania, Thales e Rheinmetall. Il rapporto segnala che “oggi non ci sono le condizioni per una serena cooperazione franco-tedesca sul carro armato”. In questo contesto, l’annuncio della joint venture tra Leonardo e Rheinmetall per lo sviluppo di un carro basato sul Panther KF-51 per l’Esercito italiano ha ulteriormente contribuito a intaccare la fiducia nelle collaborazioni tra Francia e Germania, già non idilliache. Sempre secondo il rapporto, il carro franco-tedesco “non appare ancora una priorità per i produttori tedeschi”. In effetti, con una joint venture pronta a partire e piani per ammodernare il KF-51 alle odierne e future esigenze operative, il carro di Leonardo e Rheinmetall sembra essere un candidato più che idoneo a una futura standardizzazione degli equipaggiamenti europei. Potrebbe non essere un caso che, anziché agganciare l’Italia alla cordata per l’Mgcs (come più volte richiesto da Roma), la Germania abbia optato per una soluzione ex novo con un partner, diciamo, “più collaborativo”. Man mano che gli anni passano e la necessità di rinforzare le forze corazzate europee aumenta, il progetto del carro franco-tedesco sembra inevitabilmente avviato sul viale del tramonto, frustrato da tempistiche incerte e discussioni sostanzialmente futili e apparentemente incapaci di registrare l’urgenza del momento. Chissà che un abbandono definitivo di questo progetto non possa però spianare la strada al carro italo-tedesco come nuova piattaforma standard per gli eserciti europei. In questo caso la parafrasi sarebbe obbligatoria: Il carro franco-tedesco è morto! Lunga vita al carro europeo!

Tutte le difficoltà di Parigi sulla Difesa, che rischia di rimanere indietro in Europa

Tutta l’Europa si trova a fare i conti con l’esigenza di rilanciare le Forze armate e la difficoltà di sostenere un’industria che lo renda possibile. Nel panorama europeo, la Francia registra forse più difficoltà degli altri, tra fondi insufficienti e incompatibilità con i partner sui dossier di sviluppo più importanti. A dirlo è lo stesso parlamento francese, tramite un rapporto sullo stato della legge fiscale per l’implementazione della politica militare

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