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“Siamo pronti a rivitalizzare le nostre alleanza”, a partire dalla Nato. Si presenterà così, oggi pomeriggio, Lloyd Austin ai colleghi dell’Alleanza Atlantica, con le parole di rassicurazione messe nero su bianco nell’editoriale affidato al Washington Post, in vista di una ministeriale che si preannuncia densa di temi, dal processo di riflessione #Nato2030 fino all’Afghanistan. Il nuovo capo del Pentagono ha già avviato l’opera di “tranquillizzazione” per alleati e partner, che verranno “costantemente consultati” su ogni decisione relativa a ritiri o ridispiegamenti. I toni rispetto all’amministrazione Donald Trump sono senza dubbio cambiati, ma tra le righe emerge la stessa richiesta ai Paese europei per un’assunzione maggiore di responsabilità, soprattutto in termini di investimenti.

DIPLOMACY IS BACK (WITH MILITARY)

Ospitando al Pentagono Joe Biden la scorsa settimana, Austin aveva chiarito che la Difesa Usa seguirà “America is back, diplomacy is back” pronunciato pochi giorni prima dal presidente al dipartimento di Stato. Ha ribadito il concetto sul Washington Post, chiarendo che “ogni nostra decisione o azione dovrà essere accompagnata da una posizione di forza”. Per il Pentagono, ha aggiunto, “ciò significa mettere in campo una forza credibile, pronta a supportare il duro lavoro della diplomazia”. Significa però pure “lavorare strettamente con i nostri alleati e partner”, ed è è proprio questo “il messaggio che porterò alle mie controparti”, ha spiegato Austin, atteso oggi da Lorenzo Guerini e colleghi nella riunione gestita dal segretario generale Jens Stoltenberg. Tornano espressioni come “like-minded nations” e “valori democratici”, nonché riferimenti ai “principi del Patto del nord Atlantico” e alla “difesa reciproca dalla tirannia e dall’oppressione”. Insomma, i toni sono quelli tradizionali.

NUOVE SFIDE

Altrettanto tradizionale però non può essere la risposta alle crisi attuali. “Pandemia, cambiamento climatico, crisi economiche presentano significativi pericoli”, ha scritto Austin. E poi “in molti Paesi, conflitti interni, causati da corruzione, disuguaglianze e polarizzazione, e minacce transnazionali, come l’estremismo violento e le organizzazioni criminali, minacciano la stabilità intorno al bordo dell’alleanza”. Sono le nuove minacce, a cui l’Alleanza guarda ora con l’obiettivo di dotarsi di un nuovo Concetto strategico (l’ultimo è del 2010). Lo sta facendo attraverso il processo di riflessione “Nato 2030”, lanciato da Stoltenberg dopo le sollecitazione dei capi di Stato e di governo. Nel suo editoriale Austin non lo cita, ma il riferimento sembra chiaro. Certo, restano tutte le minacce tradizionali. Austin cita l’Afghanistan, al centro della sessione di domani, ma anche “i comportamenti aggressivi e coercitivi da competitor strategici determinati come Cina e Russia”.

IL “TEAM”

Per tutto questo, “sono convinto che gli Stati Uniti siano più forti quando lavorano come parte di un team; le nostre alleanze e partnership sono vantaggi strategici che nessun competitor può recuperare”. Austin rivendica in tal senso la scelta di sentire per primo, dopo l’insediamento al Pentagono, proprio Stoltenberg e, poi “molti dei colleghi della Nato nonché di alleati-chiavi nella regione dell’Indo-Pacifico” (a testimonianza di come molta dell’attenzione di Washington sia comunque orientata verso il confronto con la Cina). Austin rivendica anche lo stop al ritiro delle truppe dalla Germania, voluto da Trump nella parte finale del suo mandato. Lo fa spiegando che la Global Posture Review, chiesta da Joe Biden per ridefinire tutti gli impegni all’estero degli Stati Uniti, “porterà a decisioni che saranno prese in stretta consultazione con i nostri alleati e partner”.

L’INVITO A INVESTIRE

Per l’Alleanza Atlantica, l’efficacia di tali impegni è legata però alle risorse investite dai singoli membri: “Presentare deterrenza e difesa credibili richiede che tutti noi investiamo in forze e capacità”. È in tale passaggio che Austin chiarisce che non verrà meno l’attenzione degli Stati Uniti agli obiettivi definiti in Galles nel 2014. Il capo del Pentagono li cita espressamente, evitando tuttavia di soffermarsi sul 2% del Pil (il “cash” tra le “3C” del 2014). Cita infatti anche “capability and contribution”, gli altri due obiettivi, passati spesso inosservati durante i precedenti quattro anni. Austin fa ancora di più, riprendendo la dialettica ottimista di Stoltenberg: “Il 2021 segnerà il settimo anno consecutivo in cui gli alleati della Nato avranno aumentato la spesa totale per la difesa”. È “incoraggiante”, spiega il segretario alla Difesa, anche se “per alcuni sono essenziali ulteriori aumenti”.

Pronti a rivitalizzare la Nato. Così Lloyd Austin si presenta all'Alleanza Atlantica

Nell’editoriale con cui il nuovo capo del Pentagono si presenta oggi ai colleghi della Nato tornano i toni tradizionali, conditi da abbondanti rassicurazioni su “consultazioni costanti” per eventuali ritiri o ridispiegamenti. I toni rispetto all’amministrazione Trump sono cambiati, ma tra le righe emerge la stessa richiesta ai Paesi europei di investire di più

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