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Non poteva che esserci lui, Giancarlo Giorgetti, nella lista dei ministri del governo guidato da Mario Draghi. Guiderà il Ministero per lo Sviluppo Economico, ruolo in cui lo hanno preceduto i Cinque Stelle Stefano Patuanelli e Luigi Di Maio.

Un posto-chiave per un leghista, perché è il sistema nervoso che unisce e fa parlare il mondo istituzionale con il mondo imprenditoriale su cui è costruito il (suo) Carroccio, specie al Nord. Di tante sorprese, il nome del vicesegretario leghista non lascia nessuno a bocca aperta. È stato lui, forse più di chiunque altro, a preconizzare (e auspicare) l’arrivo dell’ex presidente della Bce a Palazzo Chigi, già un anno fa. A lui si deve buona parte della “svolta” in casa Lega che ha portato Matteo Salvini ad aprire al governo di larghe intese e ad abbandonare tanti tabù sull’Europa, aprendo un varco che può portare, in futuro, a un abbraccio del Partito popolare europeo a Bruxelles.

Nato a Varese, 54 anni, è il numero due del Carroccio dal 1 giugno del 2018. Laureato alla Bocconi in Economia aziendale, è tra le voci più ascoltate a via Bellerio fin dai tempi della segreteria di Umberto Bossi e poi di Roberto Maroni. In Parlamento ci è entrato nel lontano 1996, e il suo primo incarico di governo lo ha avuto con Silvio Berlusconi nel 2001, sottosegretario alle Infrastrutture e ai Trasporti.

L’approdo al Mise è in continuità con l’impegno istituzionale di Giorgetti. Che oggi è responsabile esteri della Lega (tenendo dritta la barra sull’atlantismo e l’appartenenza all’Ue) ma si è sempre occupato di politica economica, tanto da far da relatore della manovra del 2011, l’ultima prima del governo di Mario Monti. C’è anche la sua firma su tante battaglie economiche della Lega, su tutte la Flat tax al 15% e Quota 100.

Ma tra i suoi interessi c’è sempre stato anche il mondo delle telecomunicazioni, che tornerà al centro con il suo incarico al Mise. Fu lui, allora sottosegretario a Palazzo Chigi nel governo gialloverde, a sponsorizzare un decreto per rafforzare lo strumento del golden power sulla rete 5G e venire incontro alle preoccupazioni degli Stati Uniti in merito alla partecipazione di aziende cinesi. Il decreto non passò per la contrarietà dei Cinque Stelle e fu in parte ripreso nel “decreto cyber”, primo atto politico e normativo del governo giallorosso.

In una intervista sui temi economici rilasciata a Formiche.net alla vigilia del governo Lega-M5S, Giorgetti si diceva a favore di un rafforzamento di Cassa Depositi e Prestiti, uno strumento “cruciale per la crescita economica del Paese”.

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