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Affondo frontale. Alessandro Di Battista scalda gli Stati generali del Movimento Cinque Stelle con un lungo post su Facebook che lancia un guanto di sfida alla dirigenza.

“Da quando sono uscito – per mia scelta – dal Parlamento hanno, costantemente, provato a denigrarmi. Mi hanno diffamato, hanno screditato il mio lavoro abituati evidentemente a ex-parlamentari che si fanno piazzare nelle partecipate di Stato”, è l’incipit dello sfogo. “Hanno provato a irridere le posizioni politiche che io e migliaia di altre persone abbiamo preso e l’hanno fatto coloro che l’unica posizione che conoscono è la genuflessione davanti ai loro padroni”.

Dopo l’affondo di Davide Casaleggio sabato mattina, quando il presidente dell’Associazione Rousseau ha annunciato il forfait questa domenica, ecco quello del “pasdaran”. Non un fulmine a ciel sereno. Ma comunque un amaro antipasto per la discussione di questo pomeriggio.

Di Battista difende la “linea della “pulizia etica” delle Istituzioni”, si scaglia contro i vertici. “Negli ultimi mesi per le mie posizioni – evidentemente dissimili da quelle assunte da parte del “gruppo dirigente” – sono stato definito eretico, dissidente. Hanno scritto che le mie idee erano minoritarie, che mi trovavo all’angolo, non considerato. Leggo di fantomatici piani per isolarmi (tra l’altro mai smentiti) perché rappresenterei una minaccia”.

Poi dà manforte al ritornello che i pentastellati a lui più vicini, compreso Casaleggio jr, ripetono da giorni: contare i voti, “pesare” i singoli candidati alla dirigenza e farlo in pubblico.

“Oggi mi viene chiesto a gran voce di entrare in un organo collegiale che non è stato ancora votato dagli iscritti. Perché? Perché forse le nostre idee non sono così minoritarie come qualcuno vorrebbe far credere. E allora si pubblichino i voti che ciascuno dei 30 delegati nazionali ha ottenuto. Perché è giusto conoscere il peso specifico delle idee di coloro che sono stati scelti e per smetterla una volta per tutte di definire “dissidenti” coloro che, su molti aspetti, hanno il solo torto di non aver cambiato opinione”.

Altro che appeasement. Nelle ultime ore dal gruppo dei “dimaiani” era trapelata la disponibilità a offrire un ramoscello d’ulivo a Di Battista, magari garantendogli un posto nel direttorio politico che uscirà dagli Stati generali. Evidentemente non basta.

Altro che DC! Dibba come Trump denuncia brogli e vuole contare i voti...

Con un post su Facebook Alessandro Di Battista chiede di rendere pubblici i voti sui candidati alla leadership del Movimento e tuona contro la dirigenza (e Di Maio): vogliono silenziarmi. Dopo Casaleggio jr, un altro scossone agli Stati generali

cerra

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