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Di sostenibilità si parla spesso, ma non sempre con appropriatezza. Ritengo sia il tema centrale del prossimo futuro, di cui occorre occuparsi subito. Oggi essere sostenibili non è un orpello, un elemento da sfruttare per creare un’immagine positiva di sé. È piuttosto una condizione necessaria, importantissima, per esistere e uscire dalla crisi economica esasperata dall’emergenza Covid.

SOSTENIBILITÀ IN CIMA ALL’AGENDA INTERNAZIONALE…

Non è un caso che la sostenibilità in senso ampio sia in cima all’agenda internazionale. Un primo input significativo è stato certamente dettato dagli Sdgs definiti dall’Onu nel 2015, ma il complesso dibattito mondiale riporta costanti aggiornamenti sull’argomento. Basti pensare al nuovo traguardo fissato dalla Commissione europea guidata da Ursula von der Leyen: la climate neutrality dell’Ue entro il 2050. È questo l’obiettivo centrale del noto European green deal, al quale ciascuno Stato membro dovrà lavorare.

…ED EUROPEA

Infatti, almeno il 30% delle risorse destinate agli Stati dal bilancio pluriennale dell’Ue e dal Next generation Eu dovrà essere impiegato nel conseguimento degli obiettivi climatici. E più di qualcosa si muove anche nelle istituzioni finanziarie. La Banca europea per gli investimenti dal 2022 non supporterà progetti che coinvolgano le fonti fossili e ha deciso, inoltre, di destinare il 50% delle operazioni previste dal 2025 in poi a finanziamenti dedicati ad azione climatica e sostenibilità ambientale. Inoltre, nel periodo 2021-2030, attiverà investimenti per circa mille miliardi di euro a favore di clima e ambiente.
Una rivoluzione verde, in cui le aziende saranno chiamate a un esame di maturità per garantire il loro contributo determinante a una crescita sostenibile complessiva. Per farlo serviranno manager capaci, in grado di guidare il cambiamento.

SOSTENIBILITÀ VUOL DIRE COMPETITIVITÀ

La strada da seguire è tracciata. Come dimostrano anche i risultati della survey “La sfida della sostenibilità competitiva”, che abbiamo condotto con l’Osservatorio 4.Manager su un campione di 1.121 manager e che abbiamo presentato in un evento online lo scorso 19 novembre. Per due manager su tre un’evoluzione delle aziende verso criteri e certificazioni di sostenibilità può contribuire a una maggiore competitività, con un aumento dei profitti e una maggiore attrattività nei confronti della clientela e per l’accesso ai finanziamenti. I manager hanno compreso che l’adozione di parametri di sostenibilità ha notevoli impatti positivi sulla reputazione delle imprese. Una reputazione concreta, che genera fiducia e fa volare il business. Per passare dalle parole ai fatti, occorre che la trasformazione dei cicli produttivi e della cultura d’impresa sia accompagnata da competenze strutturate e specifiche.

IL RUOLO DI UN’ISTRUZIONE DI QUALITÀ

Oltre il 65% dei manager che abbiamo intervistato, come esigenza prioritaria per realizzare uno sviluppo davvero sostenibile, ha indicato “l’accesso a un’istruzione di qualità”, con un contestuale adeguamento dei sistemi educativi (per il 53% del campione totale) che supporti le competenze digitali. Sostenibilità e innovazione dunque sono considerati pilastri di una formazione che parta dai banchi di scuola e arrivi fino ai livelli più alti di perfezionamento.

THERE IS NO PLANET B

Se ci sono vantaggi tangibili che possono derivare dalla trasformazione green dell’industria, esistono altrettanti rischi per chi non si adegua. E i rischi non sono banali. Si potranno subire forti limitazioni operative a causa di normative che diverranno via via più stringenti, fino al verdetto più grave, che è rappresentato dall’espulsione dal mercato. Lavoriamo insieme quindi perché, è bene ricordarlo, There is no planet B.

Perché una sostenibilità (non di facciata) fa volare il business

Oggi essere sostenibili non è un orpello, un elemento da sfruttare per creare un’immagine positiva di sé. È piuttosto una condizione necessaria, importantissima, per esistere e uscire dalla crisi economica esasperata dall’emergenza Covid. La riflessione di Stefano Cuzzilla, presidente Federmanager

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