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Già prima della pandemia si affermava spesso, a ragion veduta, che l’Italia non è un Paese per giovani. La situazione è ancora più drammatica oggi con l’ennesima crisi socio-economica in corso e con un futuro che non sembra riservarci grandi speranze.

L’Europa ha senza dubbio dato un segnale che può cambiare la storia di ognuno di noi. Non è un caso se il presidente della Repubblica Mattarella ha definito il Next Generation EU uno “spartiacque” per l’Ue. Tuttavia, se le risorse europee sono un segnale forte in questo senso, siamo tutti consapevoli che da sole non bastano. Occorre, soprattutto al nostro Paese, un ripensamento delle strategie da adottare.

Invertire le tendenze negative significa, una volta per tutte, superare il predominio dell’egoismo generazionale – che ha scaricato sulle generazioni future i problemi strutturali del Paese – e creare, invece, un’alleanza tra generazioni. Significa prendere sul serio la caduta, a distanza di un anno, dell’8% del numero di occupati di giovani tra i 15 e 34 anni, e comprendere pienamente che sono loro i più penalizzati da politiche del lavoro fino ad oggi di breve respiro.

Con la Legge di Bilancio per il 2021 si inizia ad intravedere, finalmente, ciò che come Consiglio Nazionale dei Giovani chiediamo da tempo: un approccio generazionale nell’elaborazione delle politiche pubbliche con uno sguardo alle necessità presenti e future dei giovani. Saranno azzerati per tre anni i contributi per le assunzioni degli under-35 a carico delle imprese, si prevede un contributo di 500 milioni annui per il diritto allo studio e altri 500 milioni l’anno per il settore universitario, 2,4 miliardi andranno all’edilizia universitaria e ai progetti di ricerca, 600 milioni annui per l’occupazione nel cinema e nella cultura e, infine, il fondo per il Servizio Civile sarà incrementato di 200 milioni. Sono proposte che, difatti, avevamo avanzato al Presidente del Consiglio Conte in occasione degli Stati Generali dell’Economia e, nelle ultime settimane, al Ministero dell’Economia, per cercare di arginare il fenomeno preoccupante dell’aumento della disoccupazione giovanile, per realizzare, in tempi brevi, investimenti strutturali ed evitare che il debito sia sempre di più un macigno sulle spalle delle prossime generazioni.

Proseguire in questo percorso eviterà una nuova massiccia migrazione di giovani all’estero e ci permetterà di affrontare le loro reali necessità quotidiane: riformare i percorsi di istruzione e formazione  per rispondere alle competenze richieste oggi dal mondo del lavoro, gestire il caro vita nelle città universitarie, garantire un moderno welfare sociale che incentivi e non terrorizzi chi desidera creare un proprio nucleo familiare, favorire misure di sostegno all’occupazione delle giovani donne e ripensare all’assenza di un futuro previdenziale per le giovani generazioni che si traduce in un’assenza di democrazia economica.

La prossima Legge di Bilancio può dunque essere un’occasione per rispondere al desiderio di milioni di giovani di restare nel nostro Paese e non dover cercare fortuna altrove. Se lasceremo tutto così com’è, invece, sarà semplice spiegare alle prossime generazioni perché chi ha potuto godere di benessere non ha realizzato le riforme necessarie per rendere l’Italia un Paese per giovani. È l’idea che sottende tutto il Piano Giovani 2021 che siamo pronti a presentare al governo.

Perché la prossima Legge di Bilancio può essere a misura di giovani

Di Maria Cristina Pisani

Si inizia ad intravedere un approccio generazionale nell’elaborazione delle politiche pubbliche, con uno sguardo alle necessità presenti e future dei giovani. L’intervento di Maria Cristina Pisani, presidente Consiglio nazionale giovani

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